Il caso De Magistris

A porre nuovi interrogativi sull’operato della Magistratura stavolta ci ha pensato la sinistra giustizialista. Questa volta “l’Oggetto dei desideri” dei PM è stato il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, condannato in primo grado ad un anno e tre mesi in relazione al Processo Why not per abuso d’ufficio, è stato anche raggiunto, come prevede la Legge Severino, dal provvedimento di sospensione. Il prefetto, che ha immediatamente notificato l’atto di sospensione, è stato accusato, insieme ai magistrati titolari dell’inchiesta, di strumentalizzazione e accanimento giudiziario.

De Magistris, che all’epoca dei fatti indagava come PM al caso di una sorta di loggia legata ai poteri forti e alla politica, aveva ottenuto intercettazioni di esponenti politici (principalmente di sinistra) senza passare dall’autorizzazione delle Camere. Questo gli è costato l’accusa di abuso d’ufficio e la successiva condanna in primo grado.

La nuova legge Severino, prevede una sospensione da cariche pubbliche per una durata massima di 18 mesi e, come previsto, è stata applicata anche per l’ex magistrato. Subito sono giunte da più parti accuse alla giustizia, rea di aver condannato un innocente per puri giochi politici. A fare da aprifila al coro di sdegno ci si è messo Il Fatto Quotidiano, con il pieno sostegno di Travaglio e compagni. Subito, a scanso di equivoci, sono arrivati i distinguo con Berlusconi che, a parer loro, nulla ha a che vedere con il caso De Magistris, vera vittima di un sistema guidato dalla “rivoluzione renzianana”.

Certo qualche sospetto compare se i soggetti lesi dall’abuso dell’allora PM sono importanti esponenti della sinistra italiana, ma ancora più forti sono i dubbi sull’incoerenza espressa dal Sindaco napoletano. Personaggi che fino ad oggi hanno difeso a spada tratta l’ingerenza della magistratura verso il parlamento, innalzandola a supremo strumento di verità e giustizia, si sono ritrovati a dover accusare i loro stessi paladini quando sono loro ad essere beccati con le mani nella marmellata.

Ed in effetti questa sentenza non è nient’altro che figlia di una bad practice di chi come De Magistris ha fatto del ruolo di magistrato il trampolino di lancio per la carriera politica, forzando ai tempi le regole ed oggi puniti da chi le regole le fa rispettare. Le dichiarazioni di questi giorni gridano allo scandalo, alla magistratura politicizzata e all’inciucio politico. Tutte cose che ci si aspetterebbe da Berlusconi e non da chi ha sempre sostenuto l’imparzialità del potere giudiziario.

Oggi forse questa esperienza apre per la prima volta un vero dibattito sui problemi che riguardano il rapporto tra politica e magistratura, non più di una sola parte politica, ma anche di chi per vent’anni ha fatto dell’azione della magistratura nei confronti del centrodestra, un pilastro della legalità.

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