Commissione UE, pronta la squadra
Diciamoci la verità, fino alle penultime elezioni i ruoli europei erano visti più o meno come una dorata pensione, magari per tenere lontano dal Paese personaggi scomodi o troppo ingombranti e il meccanismo di nomina era tale da avallare tale sensazione.
Con la riforma della governance europea in materia elettorale in applicazione delle decisioni assunte con il Trattato di Lisbona, anche il “peso” delle cariche europee è cambiato notevolmente. Innanzitutto è stato introdotto uno stretto legame tra il Parlamento eletto dagli euro-citizens ed i rappresentanti, ora il potere esecutivo è espressione dell’assemblea legislativa. Questo lo si può immediatamente notare dal fatto che il nuovo Presidente della Commissione, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, era il candidato del Partito che ha poi vinto la tornata elettorale, in questo caso il PPE. Altro aspetto che conferma questo nuovo stato di cose è la rinuncia del premier polacco Donald Tusk al proprio incarico nazionale per assumere la guida del Parlamento Europeo, ed è la prima volta che il premier di un paese così importante effettua questa scelta. Sicuramente questi due eventi, la nomina del candidato del partito alle elezioni e la scelta di un premier di dedicarsi all’Europa, vanno intese come la loro volontà di far contare molto di più le istituzioni di cui vanno ad assumere la guida rispetto ai loro predecessori.
La nuova Commissione entrerà in carica il 1 novembre, previo assenso, non sempre scontato (si vedano le ultime notizie che arrivano da Bruxelles) del Parlamento Europeo. Una importante novità subito introdotta dal Presidente Juncker è la nomina di sette vice-presidenti, così come con i ruoli di Commissario, a seconda del ruolo si ha un peso ben diverso, un poco come i nostri ministri con e senza portafoglio. La prima pedina importante è il primo vice-presidente, l’olandese Frans Timmermans, designato come diretto braccio destro di Juncker. Abbiamo poi il ruolo fondamentale ricoperto da Jyrki Katainen, cui è stato dato il potere di veto su qualunque spesa effettuata dagli altri dipartimenti, e la sua fama di rigoroso guardiano delle norme finanziarie comunitarie non è di buon auspicio per le mire di Renzi riguardo un allentamento dei vincoli. Ancora di grande peso, e probabilmente frutto di una difficile trattativa con il premier inglese David Cameron, è l’assegnazione del dicastero dei servizi finanziari al conservatore Jonathan Hill. Infine abbiamo il francese Pierre Moscovici al nevralgico ruolo di gestione degli affari economici e finanziari, le voci di una sua “propensione” ad allentare i cordoni del trattato di Maastricht in senso più favorevole, non ha trovato sponda feconda proprio nei confronti del suo paese di origine. Dichiarazioni molto dure e rigorose ha subito rilasciato monsieur Moscovici sulla decisione annunciata da François Hollande sulla decisione di non rispettare il vincolo del 3%. Su questo assunto bisognerà poi capire se, come probabile, trattasi di mero annuncio a scopo populistico fatto da un politico che è riuscito nella non facile impresa di superare la percentuale di non-gradimento raggiunta dal suo predecessore Sarkozy. Giova rammentare, anche a memoria di chi nel nostro paese ritiene tale scelta possibile senza preventivo accordo con la Commissione, che esiste una precisa escalation in tre passi, dopo l’iniziale warning si passa al congelamento della multa presso un deposito infruttifero intrattenuto alla BCE per poi incamerare definitivamente la sanzione dopo due anni in caso di non rientro.
Ultima dovuta notazione è sulla nomina nazionale di Francesca Mogherini a Mrs. PESC, la testardaggine del premier Renzi nel voler sostenere la nomina in tale ruolo di una politica che alle primarie del 2012 imputava all’ex sindaco di Firenze “una conoscenza della politica estera pari a quella di un bambino della terza elementare” è apparsa ai più perlomeno strana. Per avere un ruolo meramente rappresentativo, nessun paese della UE ha rinunciato alla sua politica estera a favore del ministero europeo, ha rinunciato a posti ben più decisivi come quello dell’agricoltura per cui era in prima fila Paolo De Castro. Probabilmente più che ad un ruolo che porta il PESC in giro per il mondo quasi tutto l’anno, il pensiero di Matteo Renzi è andato alla carica associato al ruolo di Mrs. PESC, quello di vice-presidente, che pur privo di poteri sostanziali nel merito, gli dà il diritto di sedersi al tavolo del presidente e di avere accesso a tutti i dossier più importanti. Non a caso il primo atto della Mogherini è stato di stabilire il suo ufficio al Berlaymont.
Di seguito la lista dei Commissari, rigorosamente in ordine alfabetico:
Vytenis ANDRIUKAITIS (Lituania): Salute e sicurezza alimentare; Andrus ANSIP (Estonia): Vicepresidente Mercato unico digitale; Miguel ARIAS CAÑETE (Spagna): Clima ed Energia; Dimitris AVRAMOPOULOS (Grecia): Immigrazione e affari interni; Elżbieta BIEŃKOWSKA (Polonia): Mercato interno, industria, imprenditoria e PMI; Alenka BRATUŠEK (Slovenia): Vicepresidente Unione energetica; Corina CREŢU (Romania): Politica regionale; Valdis DOMBROVSKIS (Lettonia): Vicepresidente Euro e dialogo sociale; Kristalina GEORGIEVA (Bulgaria): Vicepresidente Bilancio e risorse umane; Johannes HAHN (Austria): Politica europea di vicinato e allargamento; Jonathan HILL (Regno Unito): Stabilità finanziaria, servizi finanziari e unione dei mercati dei capitali; Phil HOGAN (Irlanda): Agricoltura e sviluppo rurale; Vĕra JOUROVÁ (Repubblica ceca): Giustizia, consumatori e uguaglianza di genere; Jyrki KATAINEN (Finlandia): Vicepresidente Occupazione, crescita, investimenti e competitività; Cecilia MALMSTRÖM (Svezia): Commercio; Neven MIMICA (Croazia): Cooperazione e sviluppo internazionale; Carlos MOEDAS (Portogallo): Ricerca, scienza e innovazione; Federica MOGHERINI (Italia) Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza; Pierre MOSCOVICI (Francia): Affari economici e finanziari, tassazione e unione doganale; Tibor NAVRACSICS (Ungheria): Educazione, cultura, gioventù e cittadinanza; Günther OETTINGER (Germania): Economia e società digitale; Maroš ŠEFČOVIČ (Slovacchia): Trasporti e spazio; Christos STYLIANIDES (Cipro): Aiuti umanitari e gestione delle crisi; Marianne THYSSEN (Belgio): Occupazione, affari sociali, competenze e mobilità lavorativa; Frans TIMMERMANS (Paesi Bassi) Primo vicepresidente Migliore regolamentazione e relazioni istituzionali; Karmenu VELLA (Malta): Ambiente, affari marittimi e pesca; Margrethe VESTAGER (Danimarca): Concorrenza.
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