Italia delle Regioni
“Vogliamo aprire la funzione parlamentare ad un rapporto più stretto con il territorio, in questo momento dobbiamo dimostrare ai cittadini che è possibile una collaborazione efficace tra governo, Parlamento e Comuni”. Lo ha detto il presidente della Camera, Laura Boldrini, aprendo la giornata di confronto ‘I Sindaci d’Italia nell’Aula di Montecitorio. Idee per il futuro del Paese”, che si è svolta il 6 ottobre a Roma presso la Camera dei Deputati. Rivolgendosi alla platea di deputati e degli oltre 600 sindaci seduti sugli scranni di Montecitorio, Boldrini ha sottolineato che l’incontro di oggi “va considerato come un vero appuntamento di lavoro” durante il quale “ci confronteremo con i principali problemi che interessano i territori”.
“Fare il sindaco ai giorni nostri, con le imprese che chiudono i battenti e con l’allargamento delle fasce di povertà relativa ed assoluta – ha proseguito il presidente della Camera – è diventato ancora più complesso, visto che i primi cittadini sono la prima frontiera cui si rivolgono i cittadini.
I sindaci sono figure di frontiera. Sono il primo impatto dei cittadini con le istituzioni democratiche. Ringrazio Fassino e l’Anci per aver costruito questo appuntamento e contribuito per la sua piena riuscita”.Ma a fronte delle richieste crescenti dei territori, i Comuni non sono “in grado di rispondere ai bisogni quotidiani e non per loro incapacità, quanto – evidenzia Boldrini – per carenza di risorse e per normative troppo rigide sul bilancio”. “I Comuni hanno pagato non solo gli effetti della crisi ma anche quelli dovuti a rigide politiche di bilancio imposte dai vincoli europei.
Dobbiamo combattere gli sprechi ma la cultura, il turismo, la ricerca e l’innovazione non sono sprechi. Eppure interventi come questi – ha ribadito la presidente della Camera – non hanno trovato spazio nella logica dell’austerity”. Infine, da Boldrini l’auspicio che “la collaborazione governo, Parlamento e Comuni diventi permanente e si svolga in sedi normali, soprattutto quando ci sono passaggi delicati della vita politica come la legge di stabilità. Lo dobbiamo ai cittadini italiani che non sopportano diatribe ma vogliono risposte convincenti”.“Se ce la faremo, e sono sicura che ce la faremo, daremo un grande contributo al rafforzamento della democrazia nel nostro Paese. I sindaci molte volte esprimono un sentimento di solitudine che ricevono da parte delle istituzioni centrali”, ha concluso la presidente Boldrini.
“Ci sono le condizioni per aprire una stagione nuova ma serve reciproco ascolto e volontà di condivisione. Come Anci siamo disponibili ad un confronto costante, che vada al di là delle audizioni formali e proponiamo una conferenza interistituzionale, da svolgersi mensilmente, a cui partecipino i presidenti di Camera e Senato, i ministri per gli Affari regionali e dei Rapporti con il Parlamento e i presidenti delle Regioni e dell’Anci. Sarebbe un modo per dare una forma condivisa alle attività istituzionale e per dare un’immagine di condivisione al tutto il Paese”. Così il presidente dell’Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino, nel suo discorso davanti a circa seicento sindaci, intervenuti oggi a Roma all’incontro tra primi cittadini e Parlamento organizzato nell’Aula di Palazzo Montecitorio.
Fassino ha esordito ringraziando il presidente Boldrini “che, a pochi giorni dal congresso nazionale dell’Anci, ha voluto dare un riconoscimento così importante al ruolo centrale de sindaci e dei Comuni, naturali destinatari di ansie e aspettative delle comunità. Non c’è tema – ha ammonito il presidente Anci – che non passi per le nostre scrivanie”.
Fassino ha poi riassunto le principali richieste dei Comuni, illustrate per singole tematiche durante il dibattito della mattina, premettendo che i sindaci “non vogliono favori ma che si tenga conto della loro esperienza quotidiana e delle esigenze dei cittadini”. “Chiediamo a Parlamento e governo di ascoltare le nostre domande a partire da quella che nasce da una contraddizione che va avanti da anni. La crisi – ha spiegato – da una parte fa aumentare la richiesta di sostegno, dall’altra, anno dopo anno, significa restrizione continua di risorse”.
Proprio parlando degli anni della crisi, Fassino ha precisato come tra il 2010 al 2013 si è passati da 16,5 a 2,5 miliardi di trasferimenti ai Comuni. Dal 2007 ad oggi il comparto ha contribuito al risanamento del Paese per oltre 17 miliardi euro. Inoltre, sull’intero debito pubblico i Municipi fanno segnare solo il 2,5% del totale, mentre a livello di spesa sono scesi al 7,6%.
“Uno sforzo enorme – ha denunciato il presidente Anci – che non è stato imposto né allo Stato né sue amministrazioni. Questo suscita amarezza, a cui si aggiunge il dover assistere a chi periodicamente ci indica come luogo di spreco. Noi invece abbiamo razionalizzato, tagliato, risparmiato e, nonostante ciò, abbiamo tenuto aperti gli asili nido, abbiamo dato assistenza ad anziani e disabili, promosso la cultura e assicurato il trasporto pubblico locale. Per queste cose i sindaci spendono i loro soldi”.
Entrando nel dettaglio delle richieste, il sindaco di Torino ha poi messo al centro “l’autonomia finanziaria, a partire dal superamento del patto di stabilità che è diventato una cappa opprimente che blocca gli investimenti. Sia chiaro – ha rimarcato – che noi non vogliamo il ritorno all’epoca della spesa ‘facile’, ma chiediamo solo di poter tornare ad investire e mobilitare capitali”.
Altro tema sollevato è stato quello dell’autonomia fiscale, su cui l’auspicio è di andare verso “il superamento del sistema misto di tassazione per cui nei Comuni si decidono le aliquote e ad incassare è in gran parte lo Stato. Si decidano i tributi in carico ai Comuni – la proposta del sindaco di Torino – e si lasci a loro la titolarità in esclusiva di decidere come incassarli”.
“I Comuni sono arrivati a un punto limite oltre il quale non possono assolvere alle proprie responsabilità. Si apra una nuova stagione di confronto – è stata la conclusione dell’ANCI – che riconosca ai Comuni il pieno riconoscimento della propria autonomia, negli anni sempre più compressa e mortificata”.
Sono poi seguiti gli interventi dei sindaci Guido Castelli (Ascoli Piceno), Massimo Zedda (Cagliari), Attilio Fontana (Varese), Elisabetta Tripodi (Rosarno), Sara Biagiotti (Sesto Fiorentino), Enzo Bianco (Catania), Federico Pizzarotti (Parma) e Umberto Di Primio (Chieti).