Cronache dai Palazzi

Crescita, occupazione e investimenti saranno i binari della nuova Commissione europea. Ne è convinto Matteo Renzi che plaude alla presidenza di Juncker e al suo piano di investimenti di 300 miliardi di euro da varare entro il Consiglio europeo di dicembre.

Nel frattempo è arrivata l’agognata lettera da Bruxelles e il governo italiano (ministero dell’Economia) ha deciso di pubblicarla on line, suscitando le ire del presidente uscente Barroso. “L’Europa sia più trasparente”, ha chiesto il premier Renzi. “È finito il tempo delle lettere segrete”. Entrando al Justus Lipsius dove si è svolto il vertice Ue, Renzi ha poi sarcasticamente aggiunto: “Pubblicheremo non solo la lettera, ma tutti i dati economici di quanto si spende in questi palazzi, sarà molto divertente”.

In sostanza Bruxelles ha chiesto chiarimenti a Roma – oltre che a Parigi ed altri (Austria, Slovenia e Malta) – a proposito di una “significativa deviazione dagli obiettivi”, come si può leggere nella lettera. Chiarimenti sugli scostamenti dagli obiettivi di conti pubblici per quanto riguarda il 2015, fissati nella legge di bilancio che il 15 ottobre è stata inviata in Europa. Il giudizio Ue non è quello definitivo,  che comunque è atteso per il 29 ottobre. Il commissario Ue per gli Affari economici, Jyrki Katainen, ha infatti precisato che “è un processo in corso, la richiesta di informazioni all’Italia non pregiudica il risultato” finale. In sostanza la Commissione Ue sottolinea la necessità di venire a conoscenza di “come l’Italia potrebbe garantire il pieno rispetto dei suoi obblighi di politica finanziaria” per l’anno prossimo. E Renzi risponde: “Stiamo discutendo di uno o due miliardi di differenza, possiamo metterli anche domattina”. “Su una manovra da 36 miliardi, su un bilancio da 800 miliardi, per un Paese che ogni anno da 20 miliardi all’Europa, il problema dei due miliardi che potrebbero, in teoria, essere necessari, corrisponde ad un piccolissimo sforzo”, ha dichiarato Renzi a Bruxelles dove si è svolto il Consiglio europeo. Il governo italiano assicura, a sua volta, che nel rispondere alle istituzioni europee insisterà sulla congiuntura negativa per recessione e deflazione e i costi delle riforme.

“Rispetto alla Stabilità del 2014 – scrivono a Bruxelles – il budget italiano rinvia il raggiungimento degli obiettivi di medio termine al 2017 e riduce la riduzione del rapporto tra debito e Pil nei prossimi anni”. In sintesi “il documento di bilancio infrange gli impegni richiesti dal braccio preventivo del Patto di Stabilità e Crescita”, scrivono i tecnici Ue. Per quanto riguarda i tempi di discussione, il disegno di legge di Stabilità, apportata la firma del presidente della Repubblica, è stato depositato alla Camera, dove inizierà il suo percorso parlamentare la prossima settimana.

Ai tecnici Ue l’Italia ribadirà che la narrativa della Stabilità deve prevedere un consolidamento fiscale che sia “growrth friendly”, ossia di supporto alla crescita. “È una lettera che sta ai fatti – afferma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio di fronte alle telecamere di Porta a Porta -: l’Italia ha chiesto più tempo per un motivo molto semplice. C’è una fase eccezionale di recessione e di regressione e in casi eccezionali di congiuntura economica si può chiedere alla Commissione di posticipare il pareggio. Il Paese non è sotto esame, noi siamo i fondatori dell’Europa, non degli scolaretti e c’è un dialogo molto franco con l’Europa”.

In definitiva i tecnici Ue si augurano di continuare un “dialogo costruttivo con l’Italia per arrivare ad una valutazione finale”, scrive Katainen nella lettera, ma la preoccupazione principale dei Paesi del Nord, che insieme alla Germania reclamano il rispetto dei vincoli Ue nei bilanci nazionali, è che “non c’è denaro fresco”, come ha affermato durante il Consiglio europeo il premier finlandese Alexander Stubb, alleato della Germania nell’evitare nuovi esborsi per l’Europa ai Paesi in difficoltà. “Trecento miliardi possono venire dai fondi strutturali, nazionali, Bei e dal privato. Ma non possiamo crescere sulla base del debito”, ha puntualizzato Stubb.

In definitiva Roma e Parigi si aspettano più flessibilità nei bilanci anche perché l’europartito socialista di Renzi e Hollande si è rivelato decisivo per la nomina di Juncker e di vari commissari europei voluti da Merkel, ma la partita sarà dura e dietro le quinte di Bruxelles circola la voce che quello sforamento sia stato addirittura “premeditato”. “La bozza del piano di bilancio pianifica di infrangere i requisiti spettanti all’Italia sotto il braccio preventivo del Patto di Stabilità”, narra la missiva inviata da Bruxelles. Un’altra stangata arriva alla decima riga: “L’Italia programma una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento richiesto verso il suo obiettivo di bilancio a medio termine”, il cosiddetto OMT, un parametro di riferimento coniato dai tecnici Ue, denominato “obiettivo di bilancio a medio termine”, che si riferisce al saldo di bilancio (tra entrate e spese pubbliche) che un singolo Paese dovrebbe raggiungere entro un determinato lasso di tempo per rispettare il valore di riferimento fissato nel patto relativamente al debito pubblico. L’Italia è così chiamata a rivedere i propri parametri di bilancio. Bruxelles ha chiesto lo 0.7% del Pil nel 2014 e nel 2015, mentre l’Italia per il prossimo anno “offre” solo lo 0,1%. Il tesoretto da 3,4 miliardi di euro (poco più dello 0,2% del Pil) messo da parte dal Tesoro per ovviare ad eventuali errori di calcolo sarà molto probabilmente il pozzo dal quale si attingerà per portare lo sforzo a circa lo 0.3%. Non è escluso che nel rispondere a Katainen il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, sottolinei l’inaffidabilità di certi parametri usati per giudicare  i progressi strutturali di bilancio.

Secondo il premier Matteo Renzi “abbiamo fatto una grande operazione di riduzione delle tasse  e siccome tante volte dall’Ue ci hanno chiesto di ridurre le tasse, ora che l’abbiamo fatto non sarà certo una piccola discussione sui decimali e le virgole a bloccare il percorso di cambiamento del nostro Paese”. L’ottimismo del presidente del Consiglio, che promette di riuscire ad invertire l’ordine delle priorità a Bruxelles – ossia “provare ad uscire dai margini stretti del rigore per imporre una strategia” di crescita – è comunque destinato a scontrarsi con il problema delle coperture finanziarie e dell’aumento delle imposte, l’eventuale aumento dell’Iva dal 2016 (quella del 10% passerebbe prima al 12 e poi al 13%, quella del 22% salirebbe fino al 25,5%) e il rincaro delle accise sui carburanti dal 2018. Si tratterebbe di “ulteriori misure di copertura”, un maxiaumento finalizzato a rassicurare i partner Ue ma che scontenterebbe, di certo, i cittadini italiani. In “una legge orientata al taglio delle tasse” emergono, con una certa contraddittorietà, “previsioni di incrementi di imposta”, rileva Confcommercio, che ci porterebbero “sul podio anche per la pressione fiscale sui consumi” che, al contrario, andrebbero rilanciati. Bene quindi l’ottimismo di Renzi e il suo risveglio dell’orgoglio nazionale in una prospettiva europea ed europeista – in sostanza “l’Europa ha bisogno dell’Italia” e l’Italia può stare in Europa a “testa alta” – ma eventuali chiarimenti sulla derubricata legge di Stabilità non devono essere inviati solo ai tecnici Ue, bensì anche a tutti gli italiani chiamati a sostenere la politica italiana in Europa. “Cambieremo le poltrone e anche le politiche”, afferma Renzi. Ed infine nessuna subalternità culturale e politica nei confronti delle istituzioni europee delle quali l’Italia è tra i Paesi fondatori, e uno dei maggiori finanziatori. L’obiettivo finale è “di fare sempre di più una Europa dei popoli e non una Europa della tecnocrazia”.

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