Moncalvo (Coldiretti): innovazione e valori per rilanciare l’agricoltura
Agricoltura Italiana: non solo economia, ma anche crescita del sistema-Paese e valori etici. Ne sono testimoni, da sempre, le associazioni degli Agricoltori ed in particolare Coldiretti (con i suoi 1,6 milioni di associati), da anni impegnata con il progetto Campagna Amica a ‘fare squadra’ con i consumatori sul Made in Italy per trasformare produzione, trasformazione e tradizione in valori. Un percorso che ‘paga’ – come testimoniano numerosi indicatori positivi mantenuti dal settore agricolo anche in tempo di crisi – e che ha trovato ascolto da parte dei Governi che si sono succeduti negli ultimi anni.
Ne abbiamo parlato con il Presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo (33 anni, il più giovane Presidente fra tutte le associazioni di impresa e dei lavoratori in Italia), proprio nella fase di passaggio dal Governo Letta a quello Renzi e subito dopo la nomina di Maurizio Martina (Pd) a capo del Ministero delle Politiche Agricole, Forestali e Alimentari e di Andrea Olivero (Popolari per l’Italia) quale Viceministro.
Presidente Moncalvo qual è, secondo Lei, il testimone che andrà passato nella staffetta fra i Ministri alle Politiche Agricole?
“Il testimone, sul quale il Ministro Martina ha già rilasciato dichiarazioni importanti, è il rafforzamento della definizione di Made in Italy. Un altro tema importante è quello degli Ogm, su cui il Ministro ha confermato di voler seguire la strada già tracciata dal precedente Governo per un’Italia libera dagli Ogm: un elemento fondamentale a tutela della grande tipicità e del modello di sviluppo della nostra agricoltura. Il mondo vuole l’Italia nella sua distintività e non in una futura e possibile omologazione. Quindi no agli Ogm: come elemento di mantenimento della distintività e di rafforzamento della biodiversità che è la nostra forza.”
A livello europeo, quale tipo di confronto questo comporterà per il Ministro?
“A livello europeo sarà importante una presenza di dialogo del Ministro sul tema degli Ogm, sul quale oggi si possono registrare le convergenze maggiori. E’ accaduto recentemente sulla vicenda del mais 1507 [geneticamente modificato anche per essere coltivato con un uso massiccio di erbicidi, n.d.r.], rispetto al quale diciannove Paesi si sono dichiarati stati contrari. L’Unione Europea potrà ancora per qualche mese fare appello a tecnicismi risalenti a dieci anni fa, ma il fenomeno va ridimensionato nella sua realtà attuale e va allontanato perché questo vogliono i consumatori, questo vogliono i Paesi europei.”
In Europa, Coldiretti può sostenere il Ministro in sintonia con le consorelle europee nella difesa del Made-in?
“Con la difesa del Made in Italy Coldiretti ha portato sempre avanti non l’idea di un’Italia contro tutti ma quella di un modello di crescita che parte dai territori e dalla loro distintività: un modello su cui anche altri Paesi Europei hanno qualcosa da raccontare, perché ognuno ha le proprie tradizioni. Tante organizzazioni di categoria europee hanno iniziato a dire ciò che noi diciamo da anni: cioè che il nostro futuro sta nella tutela della nostra distintività e non nella ricerca di una produzione a costi sempre più bassi. Perché abbassare i costi vuol dire avere delle rinunce importanti per la sicurezza alimentare, avere costi sociali e costi ambientali.”
Una domanda sulla ‘questione giustizia’ in Agricoltura, alla quale Lei ha fatto spesso riferimento: che cosa chiede Coldiretti al Ministro?
“In primo luogo la giusta distribuzione del valore del prodotto agricolo all’interno della filiera. Oggi esiste l’agricoltura della vendita diretta, delle filiere garantite come la ‘Filiera Agricola Italiana’ [iniziativa di Coldiretti, n.d.r.], che vede un riconoscimento equo del valore del prodotto agricolo; ma accanto ad essa anche una realtà diversa, per la mancanza di una norma che preveda di riportare in etichetta l’origine dei prodotti e per rapporti di filiera che vedono l’agricoltore in posizione di debolezza e troppo valore ancora in mano ad intermediari che alle filiere vero valore aggiunto non lo aggiungono affatto, né in termini di trasformazione né in termini di occupazione. Bisogna fare un lavoro di semplificazione, che spetta anche all’Economia, non solo al Governo, e che consenta di riportare il valore su chi produce, su chi trasforma e su chi vende.
‘Giustizia’ è poi poter competere in mercati globali a parità di regole, che non possono essere concertate al ribasso per non penalizzare o la salute dei consumatori o l’ambiente o il lavoro e la sicurezza sul lavoro in campagna. I nostri interessi come agricoltori devono sempre coincidere con quelli dei consumatori: massima sicurezza, massimo valore, massima sostenibilità nelle produzioni.
Nel contesto europeo, l’Italia deve mirare all’armonizzazione delle regole e a fare in modo che non sia possibile in alcuni Paesi europei usare principi attivi che in Italia non si possono usare. La stessa linea, l’Europa la deve adottare negli accordi internazionali sui rapporti commerciali con gli altri Paesi. Con gli Stati Uniti, ad esempio: non possiamo concedere nulla sugli ormoni per i bovini e sulle altre sostanze usate sui suini o sugli avicoli, che da noi non sono permesse da anni e non possono entrare.”
Quindi abbiamo bisogno di Ministri che proseguano nella difesa dell’agricoltura italiana, anche con una ‘visione etica’. Su questo fronte Coldiretti sta di fatto lavorando per un altro importante obiettivo, quella di produrre classe dirigente per il Paese.
“Siamo consapevoli di creare ‘pensiero’, di diffondere un modello di sviluppo che sia sostenibile davvero e che veda gli interessi di chi produce sullo stesso piano degli interessi di chi consuma, nella logica della crescita del territorio e della tutela dei Beni Comuni, che sono l’acqua, l’aria, il suolo e anche il cibo. Se il cibo è un bene comune, e se in futuro si parlerà di carenza di cibo, allora intorno al cibo bisogna lavorare in termini di etica e di regole concrete. Oggi l’Italia ha un ruolo importante, perché con la possibilità di gestire il semestre europeo siamo in una situazione particolarmente favorevole. E poi abbiamo l’appuntamento di Expo 2015 ‘Nutrire il Pianeta – Energia per la Vita’, che è un appuntamento importante, soprattutto se racconteremo un modo di fare agricoltura che mira alla sicurezza alimentare e alla salvaguardia dei territori, rendendo l’agricoltura un elemento attivo anche nella gestione del rischio idrogeologico. Un’agricoltura che, in più, si apre al sociale, ad esempio con i servizi alla prima infanzia, con l’inclusione lavorativa dei soggetti deboli, con i rapporti con tante cooperative sociali e tanti soggetti del terzo settore che dialogando in modo positivo e facendo rete con le imprese agricole stanno con noi costruendo un nuovo modello di welfare capace di sostituire quella mano dello Stato che da anni non c’è più, in montagna come nelle aree rurali, e che oggi è carente anche in città.”
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