Ernesto (Film, 1978)
Ernesto (tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Saba) è un film atipico nella produzione di Salvatore Samperi (1944 – 2009), premiato a Berlino per l’interpretazione di Michele Placido, segue un’ispirazione da cinema d’autore, sulle orme di Grazie zia (1968) e Nenè (1977). Un lavoro meno commerciale rispetto al resto delle sue opere di taglio comico – erotico, come Malizia (1973), Peccato veniale (1973) e Liquirizia (1979), che hanno aperto la strada alla commedia sexy. Il flop annunciato di Malizia 2000 (1991) – triste remake del suo film più celebre – lo convince ad abbandonare il cinema per dedicarsi alla televisione.
Ernesto è un film psicologico che indaga omosessualità, bisessualità, persino pedofilia, in un periodo storico non facile e non così aperto verso tali scelte e tendenze sessuali. Tutto nasce da un romanzo – vagamente autobiografico – di Umberto Saba, del quale il regista conserva l’ambientazione triestina mitteleuropea, calata in uno scenario d’inizio secolo. Ernesto (il diciassettenne attore tedesco Martin Halm) viene presentato come un giovanotto di famiglia borghese, che vive con la madre vedova (Lisi) in casa di uno zio ebraico, amante del violino, permeato di vaghe idee socialiste e dipendente di un gretto imprenditore. Ernesto scopre la sua omosessualità e stringe un’affettuosa amicizia con un bracciante (Placido), che si trasforma in un vero e proprio rapporto d’amore. Il ragazzino viene sodomizzato più volte dal compagno, ma il regista è bravo a far intuire il rapporto sessuale omettendo le parti morbose, senza mostrare più di tanto, così come ricostruisce bene uno spaccato d’epoca e racconta le condizioni dei lavoratori nei primi del secolo. Tra i braccianti riconosciamo un diligente Renato Salvatori, in un ruolo non da protagonista, ma interessante come amico del bracciante che intreccia la relazione con Ernesto.
Samperi insiste sui primi piani, descrive la vita e il carattere di un ragazzino che vuol provare un’esperienza omosessuale ma finisce per vergognarsene e confessa tutto alla madre dopo essere stato licenziato dal lavoro. Samperi descrive in maniera molto tenera la storia d’amore tra il bracciante e il ragazzino, senza dare giudizi morali e facendo trapelare la sua simpatia per il partner più rozzo. Ernesto è socialista solo per fare dispetto allo zio conservatore, ma è un bugiardo patologico, un perdigiorno che fa soltanto soffrire il compagno innamorato. La storia tra i due arriva al capolinea quando Ernesto comincia a frequentare una prostituta, la prima donna della sua vita, e subito dopo incontra Lara Wendel, nel duplice ruolo di un coetaneo dai tratti femminili e della sorella gemella. Ernesto fa innamorare entrambi, ma sposerà la ragazza, facendo contenta madre, famiglia e persino il vecchio imprenditore.
Ernesto è un film-romanzo di formazione, la storia di un adolescente che diventa uomo, che racconta l’educazione sentimentale di un fanciullo attraverso avventure e pulsioni sessuali. Ben fotografato da Bazzoni con colori pastello e tonalità ocra, girato da Samperi con abbondanza di zoom e primi piani. Il ragazzo cresce, si sposa, entra a far parte del mondo degli adulti, normalizza la spontanea ribellione e rinnega il passato, quando finge di non riconoscere il vecchio amante. Un film estremo per i tempi, destinato a non essere capito, a parte il premio al Festival di Berlino, ostacolato dalla censura a causa di alcune sequenze forti(rapporto omosessuale e masturbazione). Ernesto cambia registro passando dal drammatico all’erotico, stemperandosi in situazioni da commedia che Samperi gestisce da professionista.
Attori molto bravi, soprattutto Placido e Halm, calati in due ruoli per niente facili. Martin Halm (1961) è molto giovane, ha studiato in Germania e nel Regno Unito, ma al cinema non lo vedremo molto, preferendo la televisione e il doppiaggio. Brave anche Lara Wendel, immortalata in stupendi primi piani, e la sempre affascinante Virna Lisi. Un film interessante, da riscoprire nell’economia della scarna opera di Salvatore Samperi, che tutti ricordano soltanto per aver lanciato Laura Antonelli in Malizia, una pietra miliare del comico erotico.
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Regia: Salvatore Samperi. Soggetto: Umberto Saba (Tratto da Ernesto, Einaudi Editore). Sceneggiatura: Barbara Alberti, Amedeo Pagani, Salvatore Samperi. Sceneggiatori esteri: José Luis Martinez Molla (Spagna), Peter Berling (Germania). Fotografia: Camillo Bazzoni (Technicolor). Montaggio: Sergio Montanari. Musiche: Carmelo Bernaola (composte e dirette). Edizioni Musicali: Ameuropa International. Canzoni: Se lamenta el caligher e Care pute ve lo averto, rielaborate da Graziella Rota, sono eseguite dal gruppo I giorni cantati di Trieste. Costumi: Cristiana Lafayette. Scenografia: Ezio Altieri. Produttore Esecutivo: Marco Tamburella. Direttore di Produzione: Ugo Persichetti Auteri. Aiuto Regista: Giorgio Basile. Operatore alla Macchina: Roberto Brega. Fotografod i Scena: Angelo Samperi. Produzione: Clesi Cinematografica. Produttrice Associata: Clic srl. Paesi Produttori: Italia (Clesi, Roma), Spagna (José Frade, Madrid), Germania (Albatros Produktion, Monaco). Ricostruzione Interni: Teatri De Paolis (Roma). Esterni: Trieste. Interpreti: Martin Halm (Ernesto), Michele Placido, Virna Lisi, Renato Salvatori, Turi Ferro, Lara Wendel, Gisela Hahn, Francisco Marsò, Stefano Madia, Miranda Nocelli, Conchita Velasco.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]