Sebastian Balfour (LSE): Catalogna, uno scenario diverso dalla Scozia
Il voto informale sull’indipendenza della Catalogna tenutosi lo scorso weekend al quale hanno partecipato oltre due milioni di persone ha, indubbiamente, confermato le aspirazioni separatiste dei catalani. Ciò non fa che incrementare il rapporto conflittuale tra Barcellona e Madrid, con la prima intenzionata a ottenere autonomia e maggiori concessioni in materia fiscale e la seconda restia a perdere il proprio controllo amministrativo e a concedere pezzi di sovranità ai “cugini” ribelli. Il Primo Ministro spagnolo Mariano Rajoy ha più volte ribadito la sua totale opposizione al progetto indipendentista definendolo “illegale” e contro la Costituzione. I possibili effetti della questione catalana non sono però confinati al solo dominio domestico ma influenzano a livello più ampio il progetto d’integrazione europeo. Dunque per capire meglio quali potrebbero essere i riflessi interni ed esterni del risultato del voto, Futuro Europa ha intervistato uno dei massimi esperti in materia, Sebastian Balfour, professore emerito della London School of Economics (LSE).
Il risultato del voto informale rafforza Artur Mas e la coalizione indipendentista? Legittima maggiormente la richiesta di un referendum ufficiale da parte del governo catalano?
Il risultato non è stato cosi buono come il movimento indipendentista avrebbe invece sperato, con un’affluenza piuttosto bassa se comparata al 69.5% delle elezione regionali del 2012; ma nonostante ciò, verrà comunque usato dal movimento per attribuire maggior legittimità alle proprie richieste (la forza del movimento arriva, infatti, dalla sua componente civica piuttosto che dai partiti).
Il pugno duro usato da Rajoy per delegittimare il voto ha, di fatto, contribuito ad aumentare l’ostilità dei catalani contro Madrid. Che cosa avrebbe potuto fare diversamente il governo per prevenire un risultato cosi plebiscitario?
Il governo aveva la possibilità di negoziare un nuovo Statuto per la Catalogna che avrebbe portato la posizione fiscale della regione in linea con quella dei Paesi Baschi e della Navarra, una richiesta che risale al 1978. Avrebbe, inoltre, potuto rinegoziare il contributo finanziario che la Catalogna versa nelle casse dello stato. Di fatto, era ciò che Mas chiedeva da tempo, ovvero la proposta con la quale si era presentato la scorsa estate all’ultimo tavolo negoziale con Rajoy. Il governo ha, dunque, perso l’occasione di presentare un ipotetico progresso fatto nei rapporti fiscali con Madrid come una vittoria che avrebbe potuto dividere il movimento indipendentista.
L’opposizione (PSOE) ha più volte proposto la revisione della Costituzione per assecondare le richieste crescenti di autonomia fiscale da parte delle comunità autonome, Sarebbe una soluzione?
Sarebbe una soluzione pragmatica, ma ci sono anche altre opzioni nell’agenda del partito socialista, quali lo studio di un sistema federale.
Cosa pensa che accadrà ora? L’indipendenza è inevitabile? Che cosa significherebbe per la Spagna e l’Europa?
Lo scenario più plausibile in un contesto molto incerto è probabilmente quello di un’elezione anticipata in Catalogna. Ciò potrebbe portare a una coalizione indipendentista più compatta, dando luogo a un nuovo governo regionale guidato dall’ERC e con il partito adesso in carica, il CiU, diviso in due. Il leader dell’ERC ha, di fatto, già promesso che in caso di vittoria annuncerebbe una dichiarazione unilaterale d’indipendenza. Un’altra tappa importante saranno le elezioni generali previste a dicembre del 2015, nelle quali il PP è indirizzato a perdere. Gli attuali opinion poll suggeriscono, infatti, che il governo potrebbe essere formato da una coalizione di sinistra, la quale adotterebbe una posizione più moderata rispetto alla questione catalana, con un negoziato per un’ulteriore devolution più probabile che un referendum.
Infine, la questioni indipendentiste in Catalogna e in Scozia sono indubbiamente due casi diversi. Ma quali lezioni si potrebbero comunque apprendere dal recente referendum scozzese?
Credo che una lezione che potrebbe essere appresa, tenendo appunto conto che i due contesti sono totalmente diversi, sia che le campagne negative contro l’indipendenza sono destinate a ritorcersi contro i governi. I sondaggi in Scozia oggi, suggeriscono che un numero sempre maggiore di persone sia a favore dell’indipendenza, abbastanza da assicurare una vittoria se si votasse per un nuovo referendum. Nel caso spagnolo, l’intransigenza mostrata da Madrid non ha fatto altro che alimentare ulteriormente il movimento indipendentista.
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