Mario Mauro in Armenia
Altra missione all’estero per il Presidente dei Popolari per l’Italia: in queste ore Mario Mauro è impegnato in una trasferta a Erevan, dove ha preso parte alle celebrazioni per il centenario del genocidio del popolo armeno. L’incontro istituzionale è stata l’occasione per il senatore Mauro di approfondire il tema del genocidio, con l’analisi degli aspetti storici e giuridici di un crimine riconosciuto dal diritto internazionale tra i più atroci e disumani. Analisi che mette in evidenza alcune informazioni essenziali, strettamente collegate al genocidio armeno: è infatti esattamente cento anni fa, il 24 maggio 2015, che per la prima volta fu utilizzata l’espressione crimini contro l’umanità, all’inizio del Metz Yeghern (o “grande crimine”) perpetrato dal governo dei Giovani Turchi ai danni di più di un milione di armeni. Le milizie ottomane furono responsabili di continui arresti e deportazioni in cui centinaia di persone morirono non solo uccise, ma anche straziate da fame, malattie e sfinimento. Per molti, questo terribile episodio è da considerarsi come il precedente storico delle più note marce della morte compiute dal nazismo.
Da quel primo utilizzo, tali crimini disumani sono stati inseriti dapprima nella Carta di Londra dell’8 agosto 1945, fino a comporre, con la stesura dello Statuto di Roma nel 1998, l’elenco dei core crimes in cui figurano i diversi crimini di guerra, di aggressione e appunto, di genocidio. Mario Mauro ha puntato l’attenzione sulla definizione dei crimini contro l’umanità, invitando a “chiamare le cose per nome”: è infatti determinante lo sforzo compiuto dalla comunità internazionale per dare un profilo specifico ai comportamenti brutali che violano i diritti umani. Ma in base alle leggi sovranazionali, cosa si intende per genocidio?
Si definisce come l’uccisione o la lesione provocata a membri di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, con l’imposizione di condizioni di vita atte a provocarne la distruzione totale o parziale, tramite l’esecuzione sommaria, o con misure dirette a impedire le nascite o trasferire forzatamente i bambini altrove. Una negazione totale della diversità dei popoli, dunque, che colpisce senza scampo chi non appartiene alla razza dei carnefici.
Secondo Mario Mauro è corretto indicare il genocidio come “il crimine dei crimini”, in base alla definizione che ne diede il Tribunale per il Ruanda: «Il genocidio nega nella maniera più radicale il bene della relazione, riflesso dalla natura sociale dell’uomo. Esso raggiunge l’apice della violenza, perché l’intento di distruggere la comunità raggiunge la totalità dei suoi membri. E per questo, la singola vittima non può scampare a un tragico destino di morte perché la sua identità ha un carattere indelebile di cui, anche volendo, non potrà liberarsi».
Negli scorsi giorni, il sen. Mauro aveva appoggiato la dichiarazione di Papa Francesco, che ha definito il genocidio armeno come il primo del ventesimo secolo. Ma il presidente turco Erdogan ha risposto con una severa condanna. Si tratta dunque di un tema particolarmente controverso, dove lo scontro di ideologie si somma a quello culturale e, nondimeno, religioso.