Un popolo così così

«Se è vero che siamo quello che mangiamo, è altrettanto vero che siamo quello che votiamo. Non possiamo certo sparare sempre sul pianista, senza riflettere che questi incapaci che ci trasciniamo da anni sono il risultato della nostra scarsa attenzione nell’espletare il nostro diritto al voto. E non ditemi che è colpa del Porcellum! Le stesse facce calpestano blasonati pavimenti da anni e anni. L’unica ventata di nuovi incapaci l’ha portata il Grillismo: insomma, siamo fritti.

Ora stiamo vivendo l’agonia. Mi viene in mente un vecchio film di Don Camillo, dove c’era un vecchio che sembrava non morisse mai. Quasi ogni giorno veniva annunciata la sua dipartita ma invece, quando sembrava l’ora, il vecchietto si risvegliava arzillo.

Io sono favorevole all’eutanasia. Vorrei che il Governo cadesse e che finalmente gli italiani patissero la fame. Vorrei il fondo del barile già raschiato. Altrimenti non ci salveremo.

Perché fino a che l’Italiano non avrà fame non protesterà seriamente. Fino ad allora le proteste termineranno alle 19 perché è l’ora dell’aperitivo. Oppure non verranno fatte durante il week end perché il week end è sacro.

Non voglio essere più cinica di quanto lo sia per nascita, ma credo proprio che da noi non ci sarà nessuna primavera e tanto meno autunno. Noi italiani siamo legati a vecchi stereotipi e speriamo ancora nelle mezze stagioni. Altrimenti non potremmo tollerare questi perdenti.

Se fossimo gente seria ci saremmo incatenati davanti al Quirinale per impedire al vecchio re di far salire a corte 4 nuovi adepti. Anzi 3, dato che si mormora che Abbado sia molto malato e quindi impossibilitato ad accettare questo grande onore. Avremmo protestato e digiunato e forse, chissà, ottenuto un ripensamento.

Ma queste sono considerazioni da vecchia signora, la realtà è che siamo un popolo di mezzo, di gente così così. E ci meritiamo quello che abbiamo.»

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