La variabile umana (Film, 2013)
Bruno Oliviero è un regista di documentari che debutta con una fiction interessante e complessa – lontana mille miglia dalla filosofia spicciola dei television-movie – che indaga l’animo umano e il rapporto padre – figlia. Distribuito in poche sale nell’agosto 2013, novità del mese di ottobre su Sky Cinema, contrariamente a quanto scrive la critica importante è un ottimo dramma psicologico. Il regista – che si è sempre occupato di mafia e terrorismo a Milano – si immerge nelle atmosfere cupe e degradate di una Milano nera, cita Fernando di Leo e Scerbanenko, usa il genere per sviscerare le dinamiche familiari messe a dura prova dall’irrompere del dramma.
Silvio Orlando è uno straordinario ispettore Monaco, un poliziotto che non ama più il suo lavoro e si è lasciato andare dopo la morte della moglie. Viene assassinato un imprenditore vicino a certe lobby politiche, noto corruttore di lolite e frequentatore di escort. Il commissario (Sarti) impone a Monaco di occuparsi del delicato caso insieme al fido agente Levi (Battiston). Le indagini portano a sospettare della moglie del defunto (Ceccarelli), ma sarà proprio l’ispettore a trovare la prova della colpevolezza di sua figlia Linda (Raffaelli) nel corso delle pulizie domenicali. La figlia è l’unica persona importante rimasta accanto all’ispettore, che è sempre stato molto rigido con lei, e alcuni giorni prima era stata fermata dalla polizia perché aveva con sé la pistola d’ordinanza del padre. L’ispettore resta coinvolto in un’indagine che gli fa scoprire un mondo perverso e decadente, ma soprattutto sfocia nel dramma intimo e personale di un padre combattuto tra il desiderio di proteggere e il dovere di denunciare la figlia.
La variabile umana è un gran bel lavoro, girato con professionalità, arricchito da movimenti di macchina originali e insoliti. Oliviero domina la tecnica di regia, anche se non è impeccabile nella direzione degli attori, a parte un superlativo Orlando che recita divinamente anche senza regista. Piani sequenza, soggettive, dissolvenze, flashback onirici e ricordi, si fondono tra le immagini di una Milano metropolitana e notturna, come in un vecchio film di Fernando di Leo. Il genere non si esaurisce in sé tesso, non è mai azione fine a se stessa, il poliziesco si trasforma in cinema d’autore, indagine psicologica sui sentimenti, sulla solitudine e sull’incomunicabilità familiare. Fotografia che vira dal nero al giallo anticato, montaggio sincopato, ritmo a tratti lento e monocorde, musica suadente e languida nei momenti di maggior tensione psicologica. Un dramma riuscito, una pellicola noir ambientata nei bassifondi milanesi, tra discoteche e perversi giochi di potere. Realismo sentimentale e dramma umano sono la cifra stilistica di un ottimo autore esordiente. Ecco il cinema italiano che fa ben sperare e che vorremmo sempre vedere.
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Regia: Bruno Oliviero. Soggetto e Sceneggiatura: Doriana Leondeff, Bruno Oliviero, Valentina Cicogna. Fotografia. Renaud Personnaz. Montaggio: Carlotta Cristiani. Scenografia: Silvia Nebiolo, Luigi Maresca. Costumi: Silvia Nebiolo. Musiche: Michael Stevens, Gianna Nannini. Produttori: Lionello Cerri, Gabriella Manfrè. Case di Produzione: Invisibile Film, Lumière & Company, Rai Cinema. Distribuzione: Bim. Durata: 83’. Genere: Poliziesco, Drammatico. Interpreti: Silvio Orlando, Alice Raffaelli, Giuseppe Battiston, Sandra Ceccarelli, Renato Sarti, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Dafne Masin.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]