L’assist di De Magistris a Belusconi
Silvio Berlusconi finirà i servizi sociali prima di quanto previsto per buona condotta. Lo ha confermato lo stesso leader di Forza Italia, nei giorni scorsi, alla Telefonata di Belpietro su Canale 5: “La scadenza dovrebbe essere anticipata al 15 di febbraio per il modo in cui ho svolto e condotto questo servizio”.
L’ex premier ha iniziato il 9 maggio scorso il lavoro di assistenza agli anziani malati di Alzheimer presso l’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, come previsto dall’affidamento ai servizi sociali per la sentenza Mediaset. Il leader degli azzurri ha poi ribadito la sua intenzione di ricandidarsi: “Lo farò certamente non appena questa sentenza frutto di una giustizia sciagurata non sarà cancellata dalla Corte dei diritti dell’uomo Ue. Se qualcuno ha pensato che mi ritirassi si vede che non mi conosce. Ho preso un impegno con milioni e milioni di italiani”.
A proposito di candidabilità, al centro del dibattito torna la decadenza da Senatore di Silvio Berlusconi a causa delle legge Severino. Il motivo riguarda l’ex pm, Luigi de Magistris, che il Tar della Campania ha reintegrato nelle sua carica di sindaco di Napoli. De Magistris era stato sospeso perché condannato in primo grado per abuso d’ufficio. La legge Severino ha aggiunto anche questo reato a quelli che già contemplava la legge 267/2000 come causa di sospensione dalla carica in caso di condanna non definitiva (concussione e corruzione, ad esempio).
Cosa c’entra la vicenda di De Magistris con Berlusconi? Per capirlo basta leggersi le 28 pagine in cui sono contenute le motivazioni del Tribunale amministrativo. L’unico punto che il Tar ha ritenuto fondato, tra i sette presentati dai legali del sindaco partenopeo, è la non retroattività della norma. Rimandando il nodo da sciogliere alla Consulta. Altro piccolo particolare da non sottovalutare, dal 18 ottobre tra i giudici c’è anche Nicolò Zanon, sostenitore della incostituzionalità della legge Severino. Senza addentrarci in complicati cavilli legali, la questione si può semplificare abbastanza facilmente. Se la Consulta dovesse avallare le ragioni del Tar campano, allora quello che vale per de Magistris potrà riguardare anche Berlusconi. Dopo la sentenza di condanna dell’ex premier, nell’agosto del 2013, i parlamentari forzisti avevano molto insistito sull’incostituzionalità della legge Severino e proprio sulla questione della retroattività: quando Berlusconi ha commesso i reati per i quali è stato condannato, la legge non era in vigore.
La decadenza del leader forzista è definitiva, in ogni caso non potrebbe tornare in Parlamento. Ma è altrettanto vero che De Magistris ha fornito un assist politico vero e proprio a Berlusconi che non ha mai accettato l’onta della decadenza. Sarebbe assai curioso che a spianare la strada al ritorno in politica dell’ex Cavaliere sia proprio il primo cittadino di Napoli. Occorre naturalmente ricordare che a differenza del caso de Magistris, le sanzioni per i parlamentari scattano solo in caso di condanna definitiva. Ma il nocciolo della questione non sta qui. Tutta la legittimità della norma ruota attorno al principio di retroattività. La Corte costituzionale dovrà stabilire se la legge rispetti o meno la Carta. Nel caso in cui dovesse accogliere le istanze di De Magistris, sarà difficile sostenere che le stesse non possano valere anche per Berlusconi. Sarebbero tutte motivazioni più che valide che i legali dell’ex Cav sono pronti a presentare nei contenziosi aperti nelle corti internazionali.
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