Riforma elettorale, il Patto vacilla
Il patto del Nazareno “comincia a scricchiolare”. L’obiettivo di Matteo Renzi è chiaro: accelerare sulla riforma elettorale. La strategia, invece, non è scontata. Anzi. Da qualche giorno su tutti i giornali si torna a parlare del patto del Nazareno, dell’intesa tra il premier Renzi e Silvio Berlusconi sulle riforme. Il Pd vorrebbe far approvare l’Italicum, fermo da mesi al Senato, in tempi brevi. Forza Italia temporeggia, lacerata dalle divisioni interne.
“Il patto del Nazareno non può essere fermato e rallentato – ha detto Renzi – perché qualcuno ha paura di mandare avanti le riforme. Se qualcuno pensa di fare il temporeggiatore, noi diciamo che andiamo avanti anche da soli perché c’è un senso di urgenza sulle riforme”. Il messaggio a Berlusconi è esplicito. Il premier ha poi aggiunto, lo scorso fine settimana dalla cena di finanziamento Pd: “Non accetteremo mai l’idea che il Paese sia bloccato dai veti. Ci dicono: avete rotto il patto. Non abbiamo rotto il patto. Ma il primo patto è con i cittadini, quello per cui le riforme vanno fatte veloci”.
L’urgenza è per andare a votare la prossima primavera? Il Pd dice di no, ma qualche dubbio rimane. Renzi vuole “togliersi la muffa del passato” per smettere di vivere “con il freno a mano tirato” e mettere il segno più davanti a indicatori economici negativi che dicono che “le cose ancora non vanno”. E ci sarebbe anche una scadenza per approvare le riforme: “Entro gennaio bisogna condurre a termine la riforma costituzionale, da portare in aula”. E questo è il primo punto di confronto con Forza Italia che vorrebbe prima l’approvazione della modifica del titolo V della Costituzione e solo dopo quella della legge elettorale. Facile, d’altronde, comprendere come per gli azzurri non sia prioritario in questo momento mutare un sistema elettorale che garantirebbe una maggioranza schiacciante ai democratici in caso di urne anticipate.
Il vero pomo della discordia è il premio alla lista e non più alla coalizione. Se il Pd dovesse replicare l’exploit delle scorse Europee – sfondando la soglia 41 per cento dei consensi – per il centrodestra sarebbe un dramma. E non solo per Forza Italia, sia ben chiaro. Rischierebbe di finire ai margini dello scenario politico anche il Nuovo Centrodestra del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ora determinante al Senato per la tenuta dell’esecutivo Renzi. Un voto la prossima primavera darebbe la possibilità al premier di contare su una solida maggioranza, senza bisogno di nessun altro per governare. Renzi potrebbe anche cambiare così i parlamentari democratici che ad oggi, per la maggior parte, sono stati scelti dell’ex segretario Pierluigi Bersani.
Berlusconi, nel frattempo, si interroga su quale sia la strategia migliore e chiede ai suoi di non alzare troppo i toni. In questa situazione di stallo, il Pd strizza l’occhio al Movimento 5Stelle, dando l’impressione di poter trovare in Parlamento i numeri necessari alle riforme anche senza i voti degli azzurri. L’ultimatum è per martedì, quando l’Italicum farà il suo ingresso in commissione: Renzi si aspetta una risposta definitiva dal leader forzista entro questa data. I giochi di forza sono cambiati e il Pd sfrutta tutta la sua di forza per mettere nell’angolo Fi. “Se scricchiola, quel patto ci riguarda poco”, ha commentato Alfano, pronto ad alzare muri contro “maggioranze variabili”. Strategia politica, ognuno studia quella più efficace.
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