Uruguay, al ballottaggio la Svizzera del Sudamerica
Il piccolo paese dell’Uruguay, in relazione ai parametri sudamericani, ha dei dati che ne fanno un paese veramente particolare. In primo luogo per noi italiani, circa il 50% degli abitanti ha origini italiane, nel passato fu sicuro rifugio per molti garibaldini e liberali in fuga dalla reazionaria madre patria. Già nei primi decenni del secolo passato ha intrapreso riforme sociali e politiche tali da fargli meritare il titolo di “Svizzera del Sudamerica”. Certamente nemmeno il civile Uruguay sfuggì alle tragiche vicende delle dittature degli anni sessanta e settanta. Come gli altri paesi, anche l’Uruguay ritornò alla libertà creando una democrazia dell’alternanza di taglio quasi anglosassone.
Dopo un periodo di presidenti di centro destra, nel 2004 salì al potere il primo presidente socialista, Tabare Vazquez. A succedergli viene chiamato un personaggio che avrebbe acquistato fama internazionale, Josè, “Pepe”, Mujica. Guerrigliero tupamaro, anni e anni di prigione, molti in isolamento totale, diventa famoso non solo per i suoi modi di vivere parchi, ma anche per la sua gestione liberale dell’economia e per scelte progressiste nel campo dei diritti civili. Molti osservatori economici si sorprendono del buon 3% in economia, ma forse si dimenticano di quando Mujica, appena eletto, ha invitato 500 imprenditori e uomini d’affari a Punta de l’Este, località frequentata dai ricchi della regione. Il discorso di Mujica fu di poche parole: “venite qui, nessuno vi nazionalizzerà o vi impedirà di portare i vostri profitti a casa”. E, se la scommessa sull’economia è andata bene, lo stesso si può dire nel campo dei diritti civili e della rivoluzionaria legge di regolamentazione della marihuana. Infatti il Frente Amplia, un’alleanza di comunisti, ex guerriglieri tupamaros, socialisti e altre forza di sinistra, ha introdotto l’aborto, le unioni gay, il divorzio e la prima legge del mondo che regolamenta, non liberalizza, la coltivazione, la vendita e il consumo della marihuana sotto il controllo dello Stato.
È chiaramente su questi temi che il 26 ottobre si è giocato lo scontro elettorale tra il Frente Amplia, il centrista Partito Nazionale e il partito di destra Colorado per eleggere Camera dei Deputati, Senato e Presidente della Repubblica. I partiti di centrodestra, forti di un sondaggio che affermava che il 58% degli uruguaiani era contrario alla legge sulla marihuana, pensavano di ritornare al potere. Sembrava aiutarli una singolare iniziativa del Presidente Mujica che, dopo un viaggio a Washington, aveva dichiarato che l’Uruguay avrebbe accolto sei prigionieri di Guantanamo per ragioni umanitarie. Scontro durissimo con il centrodestra, che è arrivato anche a polemizzare con l’ambasciatore degli USA, sempre in ottimi rapporti con il piccolo paese sudamericano.
Il 26 di ottobre, gli uruguaiani hanno fatto la loro scelta, hanno dato la maggioranza al Senato e alla Camera al Frente Amplia. Per la carica di Presidente Tabare Vazquez, già presidente nel 2004, ha riportato il 47,8% dei voti, i due candidati del centrodestra, Lacalle Pou, del Partito Nazionale, il 30,9%, Bordaberry, candidato dei “Colorados”, il 12,9%. Subito dopo il risultato Bordaberry si è dichiarato pronto ad appoggiare Lacalle Pou nel secondo turno del 30 novembre. L’ultimo sondaggio da a Tabare Vazquez il 53% e a Lacalle Pou il 38%.
Mujica, eletto al Senato, è all’attenzione della stampa mondiale per una singolare vicenda, uno sceicco arabo gli ha offerto un milione di dollari per il suo Maggiolino, in Sudamerica lo chiamano Fuscà, costruito nel 1987. Mujica, appresa la notizia, ha detto che con il milione di dollari potrebbe comprarsi una macchina piccola e donare il restante ad una università. Mujica continua a stupire e a piacere ai suoi molti fans sparsi nel mondo.
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