Food, un’Italiano a New York

Dalla Città Eterna, anzi dal suo cuore, Trastevere, a “la città che più di ogni altra rappresenta il centro del mondo: New York”. Con un messaggio: “Cercare di trasferire, in una città completamente diversa da Roma, i sapori ed i piatti della nostra tradizione”. E’ l’obiettivo, dichiarato da Francesco Panella nell’introduzione, del suo libro Brooklyn Man – La guida insolita alla cucina di New York, pubblicato in collaborazione da Newton Compton e Gambero Rosso. Francesco, volto noto di Gambero Rosso Channel, gestisce insieme al fratello Simone il ristorante trasteverino L’Antica Pesa, che ha una sede anche a Williamsburg, nel quartiere di Brooklyn.. In Brooklyn Man ha trasferito le sue impressioni su quello che ha visto – ed assaggiato – durante la realizzazione della omonima trasmissione nella Grande Mela. Il libro è agile, profondo e divertente insieme, ma anche molto ‘visivo’.

Brooklyn Man è ‘gustoso’ non solo per chi dei libri ama il ‘viaggio’ lineare dalla prefazione alle conclusioni, ma anche per chi li sfoglia avidamente soffermandosi su ciò che più stuzzica l’appetito. Che qui è continuamente sollecitato da peperoni gialli e avocado, da pizza, supplì e ravioli, oltreché naturalmente, siamo negli States, da hamburger, bistecche e pollo fritto. E’ un percorso che si muove tra tradizione e contaminazioni fusion , tra ‘street-food’ e grandi ristoranti. E che racconta i riti urbani di brunch e aperitivi. Un mondo osservato però con gli occhi di un Italiano, che ama il suo lavoro e ama il cibo ma che è anche un ‘runner’ e fa palestra e che, a 54 anni, è in forma come un ragazzino: “Amo alla follia questo hamburger perché, a differenza di altri assaggiati a New York, manca di quella sensazione di unto così deleteria per il colesterolo e piuttosto frequente qui, nella City”, racconta infatti, ad esempio, nel capitolo ‘Teddy’s Bar ad Grill – Come sopravvivere a Brooklyn con l’hamburger perfetto’. E che, a cominciare proprio dal popolare hamburger, si preoccupa di riportare le ricette migliori. A volte sorprendenti, per chi non si aspetta ad esempio avocado e peperoncino messicano ‘jalapeno’ nella mezza libbra di carne macinata che più rappresenta la gastronomia USA nel mondo.

Ma New York, cosmopolita, vuol dire questo: confronto a volte sorprendente con ambienti, persone, cose. Little India, Coreatown, Little Italy,  e le ben sei Chinatown: dove trovi la ‘scallion pankake’ per esempio, una specie di pizza fritta fatta di farina e cipollotti che riscuote gran successo nella Grande Mela A New York, scrive Panella, puoi anche mangiare messicano, pur se meno bene che a Miami, Dallas o Los Angeles, ma “gli ingredienti della cucina messicana sono gli stessi da tempo immemorabile, precolombiano: mais, fagioli, pomodori, peperoncini e patate”, racconta Panella. “Altra cosa che la unisce a quella italiana è che è una cucina golosa e popolare”. E anche per questo è considerata ‘patrimonio  immateriale dell’Umanità’, come quella mediterranea, quella francese e quella giapponese, dall’Unesco.Segue, come per tutti i capitoli, La Ricetta: in questo caso ‘Aguachile’, gamberi marinati con salsa di cetriolo, coriandolo e lime; tutto condito con cipolla e con l’immancabile peperoncino.

Ma New York è nuove mode, anche in campo alimentare, come ‘Smorgasburg’, un happening culinario tenuto il sabato mattina da alcuni dei protagonisti della gastronomia  newyorchese in un’area adiacente all’East River. E dove Francesco ha ‘scovato’ la porchetta: che, “pur non essendoci competizione possibile con quella che mi porta da Ariccia il mio puscher”, lo ha riportato, per un momento, nella sua Roma.

©Futuro Europa®

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