Rassegna stampa estera
Due notizie hanno suscitato, negli ultimi giorni, maggiore interesse nella stampa estera. Le probabili dimissioni del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, previste per la fine dell’anno, vengono definite da Pierre de Gasquet su Les Echos “la principale notizia del weekend sulla Penisola”, ed è comprensibile perché: i “piani del nostro Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, secondo gli osservatori rischiano seriamente di essere compromessi. Altro argomento che ha suscitato perplessità, la sentenza emessa dalla Corte di Appello dell’Aquila nei confronti dei membri della Commissione di esperti che non seppe “prevedere” il terremoto del 6 Aprile 2009. In entrambi i casi viene fuori un quadro politico-amministrativo-giudiziario non proprio accattivante.
Scrive Pierre de Gasquet: “Le probabili dimissioni dell’attuale Presidente della Repubblica alla fine dell’anno rischiano di sconvolgere il calendario elettorale se Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non trovano un accordo sulla riforma elettorale. <Re Giorgio> è stanco (…) sta prendendo seriamente in considerazione il fatto di <gettare la spugna> alla fine di Dicembre, in occasione della scadenza della presidenza del semestre europeo. Di colpo, nella Penisola il calendario elettorale si ingarbuglia. Alla fine di un vertice di maggioranza sulle riforme, Matteo Renzi ha lanciato un ultimatum al leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, sulle riforma elettorale, la <madre> di tutte le riforme istituzionali.”(…) Il sospetto è che siano le “brighe” spossanti che frenano continuamente il corso naturale della vita politica italiana ad aver “stancato” il nostro Presidente, che ormai deve sempre più fare da “arbitro” che da “garante”.
E L’altalenare degli umori dell’ex Premier Berlusconi sembra avere una certa responsabilità in questa decisione. Così scrive Julius Muller-Meiningen sull’Augsburger Allgemeine. “Il Presidente Giorgio Napolitano compirà presto 90 anni. Probabilmente non sarà più in carica perché vuole lasciare l’incarico. Per qualcosa c’entra Silvio Berlusconi.” Scrive il giornalista tedesco. “Giorgio Napolitano ha un soprannome. <Re Giorgio> chiamano gli italiani il loro Presidente. Questo ha a che fare con la sua età avanzata (…) Ma Napolitano è anche in politica da un’eternità (…) A causa di questa longevità politica e biologica, Napolitano ha in effetti in sé qualcosa di monarchico.” (…) Dopo questa piccola nota di colore, Muller-Meiningen sottolinea il peso che il Presidente Napolitano da all’integrità morale e lo definisce “unico ancoraggio solido a Roma”. Negli ultimi anni l’instabilità politica italiana e la sua imperscrutabilità hanno reso il Paese poco credibile, con poche figure di riferimento affidabili, “per Berlino, Vienna e Bruxelles, Napolitano ha rappresentato una garanzia di vitale importanza”. Anche il giornalista tedesco mostra preoccupazione per il “dopo”: cosa ne sarà delle riforme? Anche lui attribuisce la “stanchezza” del Presidente per tutti i “tipici giochi di potere romani”, e conclude: “essi sono probabilmente il motivo per il quale Giorgio Napolitano ha detto basta.” (…) L’importanza del ruolo di politico di spessore del nostro Presidente è data dal fatto che ci si preoccupi così tanto del “dopo”. I 20 anni di non politica non ci danno nessuna alternativa valida, almeno cercando nel mondo della politica.
Philippe Ridet su Le Monde, nel suo articolo Giorgio Napolitano prépare ses valises, definisce le probabili dimissioni di Napolitano come una “sorta di rassegnazione”, e spiega: “le riforme sperate sono lontano dall’essere adottate. Quella sulle modalità delle elezioni sono oggetto di molteplici cambiamenti e cozza con l’indecisione di Silvio Berlusconi (…) Quella del Senato necessita ancora di tre passaggi davanti alle Camere e un referendum per entrare in vigore”. “Giorgio Napolitano è consumato”. Ridet scrive poi che le dimissioni di “Re Giorgio” porterebbero un nuovo periodo di incertezza in Italia, “Napolitano ha rappresentato il meglio della politica italiana spesso discreditata da figure mediocri” (…) Un successore del suo spessore non sarà facile da trovare.” (…) Giada Zampano sul Wall Street Journal sottolinea un’altra conseguenza importante delle dimissioni di Napolitano: “Renzi perde un alleato di capitale importanza nella sua lotta a portare avanti riforme istituzionali cruciali per il Paese.” (…) La giornalista mostra come “durante il suo mandato, Napolitano abbia trasformato quello che era visto come un incarico puramente di rappresentanza in un ruolo chiave di potere, agendo come garante della stabilità politica nel turbolento mondo della politica italiana.” (…) Dell’elogio a Napolitano scritto da Tony Barber sul giornale della City, il Financial Times, ne ha parlato a lungo anche la nostra stampa. Unica “Personalità che svetta”, insieme al suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi, nell’incompetente e corrotto mondo in declino della politica italiana.
Ci siamo doverosamente dilungati sulle reazioni suscitate, sulla stampa estera, dal “mezzo scoop” delle dimissioni di Napolitano. Ma due parole le volgiamo riservare all’Aquila. Ne hanno scritto giornali scientifici come Edwin Cartlidges su Science (della American Association for the Advancement of Science), riportando, senza commentare, le polemiche suscitate da questo verdetto, i battibecchi tra accusa e difesa e che la prossima puntata si svolgerà davanti alla Corte di Cassazione. Nick Squires sul Telegraph ricorda l’alzata di scudi che l’accusa rivolta agli esperti sismologhi suscitò tra gli scienziati di tutto il Mondo, che definirono questo processo un “pericoloso precedente che avrebbe dissuaso chiunque nel fare previsioni su terremoti, inondazioni, eruzioni o qualsiasi altro disastro naturale.” (…)
Ma le domande più interessanti le abbiamo trovate in un articolo pubblicato su Agence Science-Presse nel quale ricorda che gli esperti non sono stati condannati perché non hanno saputo prevedere il sisma, ma perché l’informazione sui rischi era stata gestita male. “Ma per il profano il limite è difficile da percepire: come comunicare ‘adeguatamente’ un’informazione che è,per sua essenza, incerta? Se l’evacuazione fosse stata raccomandata, e non ci fosse stato terremoto, questi esperti sarebbero stati perseguiti dalla legge?” (…) Il punto è uno solo, si verrà criticati in qualunque modo si agisca e se era “moralmente” necessario trovare un “colpevole”, l’Aquila non avrebbe sopportato neanche un sisma minore perché come spesso accade in Italia, le infrastrutture sono un optional.
In breve – Pierre de Gasquet, La prochiane démission du <Roi Giorgio> met le climat en ebullition en Italie, Les Echos, 12 Novembre 2014. Tony Barber, Napolitano stands tall among Italy’s selfish politicians, Financial Times, 11 Novembre 2014. Julius Muller-Meiningen, Giorgio Napolitano: der alte <Konig> ist mude, Augsburger Allgemeine, 10 Novembre 2014. Philippe Ridet, Giorgio Napolitano prépare ses valises, Le Monde, 9 Novembre 2014. Giada Zampano, Early Exit for Italy’s President Would Strip Premier o fan Ally, The Wall Street Journal, 9 Novembre 2014 . Agence Science-Presse, Simologues italiens: non coupables, pour l’instant, 11 Novembre 2014. Edwin Cartlidge, Appeals court overturns manslaughter convictions of six earthquake scientists, Science/AAAS, 10 Novembre 2014. Nick Squires, Italian scientists cleared of failing to predict L’Aquila earthquake, Telegraph, 10 Novembre 2014.
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