Le bambole di Sant’Antonio

L’Avana – Secondo Congresso di Neuropsichiatria e Neuroscienze con numerosi i partecipanti stranieri, tra i quali il dottor Ivo Cilesi, Psicopedagogista e Psicoterapeuta che lavora a Bergamo e che qui a Cuba segue, in collaborazione con il governo locale, una sperimentazione iniziata due anni fa su pazienti affetti da Alzheimer.

Il dottor Cilesi, quasi due metri, uomo molto gentile che parla con toni bassi e l’entusiasmo di un ragazzino, ha cominciato la sua avventura cubana dopo esser stato invitato a partecipare circa quattro anni fa, proprio qui a Cuba a un Congresso sulle demenze. Cilesi si occupa di terapie non farmacologiche dedicate a pazienti affetti da Alzhaimer. In sostanza, questa terapie utilizzano bambole, pensate come un farmaco, che vengono date ai pazienti già nella fase avanzata della malattia. In questa fase la bambola agisce come un farmaco calmante, perché il paziente, ormai distaccato dalla realtà, la vede come un bambino. L’effetto è calmante, crea attenzione,attaccamento e distacco, perché la bambola non sta sempre con il paziente, ma gli viene tolta e poi riportata, secondo schemi ben definiti.

A Cuba il Progetto della Bambola, che è realizzata con una stoffa specifica, studiata in tutti i particolari per essere un bambino o una bambina, ha cominciato a produrre risultati concreti. Si e’ scelta la città di Sant’Antonio per somministrare la terapia perché i pazienti affetti da Alzheimer sono qui più numerosi che nel resto dell’isola caraibica. Il Governo cubano ha voluto iniziare questa sperimentazione dopo che uno studio nazionale ha rilevato che a Cuba la malattia è molto diffusa. Il dottor Cilesi è una delle massime autorità in merito ed è stato chiamato a seguire questo progetto, che ha prodotto grandi risultati.

La bambola diventa essa stessa “il farmaco” e i farmaci che di solito rendono queste persone quasi catatoniche, una sorta di larve umane, possono non essere utilizzati. Immaginate quanto questo sia ulteriormente importante per un Paese che da anni subisce un embargo ed ha difficoltà enormi nell’approvvigionamento di farmaci: un aspetto economico non indifferente.

Cilesi ha iniziato la sua esperienza a Bergamo nella Fondazione Santa Maria Ausiliatrice e ora lavora, sempre a Bergamo alla Fondazione Europea Ricerca Biomedica per l’Alzhaimer e collabora con il gruppo Segesta di Milano. I risultati della sperimentazione di Sant’Antonio parlano chiaro: successo importante e grande soddisfazione della responsabile del gruppo di studio cubano, la dottoressa Saily Sosa. Ma anche in Italia si è creato molto interesse attorno a questa terapia e altre strutture si stanno già muovendo per attuarla. Come sempre tutto gira intorno al denaro e spesso queste sperimentazioni patiscono la mancanza di fondi.

Eppure tutti siamo consapevoli di quanto questa malattia sia terribile, anche nell’ottica di recenti studi che hanno evidenziato come si sia abbassata l’età di rischio. Non è più solo una malattia della vecchiaia perché purtroppo i casi di persone colpite pur essendo ancora abbastanza giovani, sono aumentati considerevolmente.

Vedere un proprio caro perdersi nell’oblio, diventare un estraneo, non poter più avere uno scambio affettivo, credo sia un’esperienza atroce. Per questo  il lavoro del  Dottor Cilesi, l’uomo delle bambole, è ancora più lodevole: spero davvero che possa riuscire a divulgare il più possibile questa terapia, perché spesso le idee più semplici sono le più geniali e perché sollevare, anche per brevi momenti, una persona malata di Alzhaimer dal proprio buco nero, e’ un atto di grande generosità.

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