Al Colle!

La corsa al Colle è ufficialmente aperta. I Palazzi del potere romano sono in subbuglio e le grandi manovre politiche hanno già preso il via. Nei giorni scorsi il Quirinale, con una nota, di fatto non ha né smentito né confermato l’ipotesi che il Presidente della Repubblica si possa dimettere. Ma ormai tutti sanno che Giorgio Napolitano lascerà il Colle, magari anche entro fine anno. Insomma, strategie politiche a parte, la corsa alla sue successione è iniziata.

Il grande protagonista sarà il premier Matteo Renzi. L’ex sindaco di Firenze si troverà a decidere chi dovrà succedere a Napolitano senza di fatto votarlo. E’ la prima volta nella storia della Repubblica che un presidente del Consiglio non vota l’elezione del Capo dello Stato. Colpa del Pd, quello di Bersani, che nell’aprile del 2013 non inserì Renzi tra i delegati regionali della Toscana, suscitando tutte le polemiche del caso. Ma di “unicum”, nel caso di un nuovo presidente della Repubblica, ce ne sarebbero altri. Mai un Parlamento in carica aveva votato per eleggere due Presidenti e – questa è certo solo un’ipotesi – potrebbe anche accadere che il nuovo inquilino del Colle sia una donna. In settant’anni di vita repubblicana cose del genere non si sono mai viste.

La pletora dei 1.007 grandi elettori è apparentemente la stessa dell’aprile 2013. In realtà il Pd può contare su una maggioranza più solida perché, nel frattempo, regioni come Sardegna Piemonte e Abruzzo sono passate dal centrodestra al centrosinistra. Un conto – seppur approssimativo perché i franchi tiratori di solito si nascondono bene – è presto fatto: l’attuale maggioranza di governo (Pd, Ncd, Scelta civica, Popolari per l’Italia e gruppo misto) vale 570 grandi elettori. Più che sufficienti dal quarto scrutinio in poi, da quando serve la maggioranza assoluta e non più quella dei due terzi del Parlamento.

Matteo Renzi si gioca molto nell’elezione del prossimo Presidente. Il premier vorrebbe una figura che gli aprisse definitivamente la strada verso le riforme e che scongiurasse una fine anticipata della legislatura. In poche parole, un personaggio che non appartenga alla vecchia politica. Una personalità non tropo ingombrante e che, magari, possa mettere d’accordo anche Forza Italia e Movimento 5Stelle. Se il nome di Renzi dovesse essere nuovo, magari giovane e, perché no, donna, senza una forte connotazione politica, per gli altri partiti sarebbe più complicato dire e motivare un no.

Un presidente della Repubblica “low profile”, almeno dal punto di vista politico che non abbia velleità sulla scelta del premier e che non decida neanche quando tornare alle urne. Se l’identikit del prossimo inquilino del Colle deve rispondere a questi criteri, nomi forti come Romano Prodi o Giuliano Amato, ma anche Walter Veltroni, sarebbero tagliati fuori. Entrando nel vivo del toto elezione, alcuni bookmakers hanno già iniziato a dare i numeri: il favorito, o meglio la favorita, è la senatrice Pd, Anna Finocchiaro, quotata a 5. Dietro di lei, non a caso, due donne: il ministro della Difesa, Roberta Pinotti (quotata a 6) e il giudice della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, a 6,50. Seguono poi nomi più noti del panorama politico come Giuliano Amato (quotato a 7), poi Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Pietro Grasso e Emma Bonino. In coda, con quote a 150 per gli amanti del rischio, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo.

Numeri e quote a parte, bisognerà capire se il successore di Napolitano sarà un garante forte della Costituzione, che sappia dire anche qualche no, oppure un Presidente che anticipi la riforma costituzionale, magari in senso presidenzialistico. Tanti interrogativi e, per ora, poche risposte. Di certo c’è il tempo, che sta per scadere, per Giorgio Napolitano che sui “limiti temporali” del suo secondo mandato era stato chiaro sin da subito.

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