Agenda Millegiorni, il punto
Sono passati 79 giorni da quando Matteo Renzi ha lanciato in conferenza stampa il progetto “Passodopopasso – mille giorni per cambiare l’Italia” e, nonostante la buona volontà del Premier, le cose non sembrano aver preso la piega sperata.
Il problema di fondo non è tanto legato alla presentazione dei progetti di riforma strutturali che il programma prevede, quanto le difficoltà nell’iter parlamentare e l’annacquamento dei testi originali a causa delle difficoltà interne alla maggioranza ed esterne per l’opposizione di alcune parti sociali.
Renzi ha, di fatto, costruito due binari sui quali far viaggiare l’azione di governo: uno è quello in cui prosegue con la sua maggioranza “responsabile” che comprende anche il partito di Alfano, l’altro è quello del famoso “Patto del Nazzareno” con Berlusconi che, tra scricchiolamenti vari, continua sulla strada per le riforme istituzionali condivise.
Come brevemente anticipato, il problema maggiore per Renzi è ovviamente sul contenuto dei testi delle riforme. Il tema caldo di quest’ultimo periodo è sicuramente il Job Act, previsto in aula per questa settimana, la riforma ha creato parecchi grattacapo principalmente all’interno del Partito Democratico. Difatti la dura contrapposizione con l’ala più a sinistra, vicino alla CGIL, ha duramente colpito l’ex Sindaco di Firenze, che si è visto costretto a rivedere alcuni contenuti.
A far discutere invece sull’asse con Berlusconi è sicuramente la legge elettorale (nodo da affrontare anche con NCD) e, benché in iter già avanzato, anche le riforme istituzionali sono centro focale per la tenuta dell’accordo che manifesta comunque forti segnali di sofferenza.
Ancora in alto mare provvedimenti di grande importanza quali la riforma della giustizia, lo Sblocca Italia e la riforma della scuola. Il rischio più grande è quello di vedere provvedimenti che, pur discutibili, contengono coraggiose innovazioni annacquare nel mare dei singoli interessi, ed è questo inconsueto coraggio che renderà i lavori parlamentari lunghi e difficoltosi.
Fino ad oggi, in neanche tre mesi, abbiamo avuto un piccolo assaggio dei problemi che la creazione dei due binari ha provocato al Premier. Il dover accontentare non solo la propria maggioranza, ma anche la minoranza berlusconiana rende tutto estremamente più difficile. A complicare le cose ci si mette anche l’Europa che non intende aspettare le convergenze dei partiti italiani per l’avvio delle riforme, ma le esige rapide ed efficaci.
Il sito predisposto dal Premier è sicuramente uno strumento utile sia per il controllo da parte dei cittadini dell’andamento dei procedimenti di riforma, che per incalzare il governo a non perdersi nei meandri delle procedure parlamentari. Renzi dovrà comunque sciogliere al più presto il nodo con la minoranza PD di Civati. Troppo legati alla vecchia politica e alla vecchia sinistra, nella difesa di posizioni ideologiche antiche, potrebbero aprire una seria crisi all’interno dei democratici. Il rischio maggiore è, per dare nuova forza alla sua azione, che il Premier ricorra alle urne anticipate tagliando fuori dal partito la minoranza civatiana.
I prossimi mesi saranno estremamente importanti per capire quali saranno le sorti dell’agenda e del governo intero.
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