Social Organization Day 2014
Milano – Si è tenuto giovedì il primo Social Organization Day 2014 (#SOday14), un evento organizzato dalla società di consulenza Hitrea (Gruppo GSO Company) in collaborazione con l’Associazione Culturale Luoghi di Relazione e dell’OssCom (Osservatorio sulla Comunicazione dell’Università Cattolica di Milano). Come promesso in un precedente articolo-intervista ad Alessandro Donadio, Futuro Europa c’era e per quanto possibile cerchiamo di sintetizzare i principali insights emersi da una giornata davvero ricca di testimonianze e spunti di riflessione.
La prima parte della giornata è stata scandita da una tavola rotonda volta ad approfondire l’impatto che la social transformation genera nelle aziende, determinando il passaggio “dalla communità alle community” – da cui il tema guida della sessione mattutina. Con la regia di Luca Solari, chairman di Hitrea, gli speaker che si sono susseguiti sul palco del #SOday14 hanno ribadito la necessità di invertire la rotta e cogliere la sfida lanciata da Olivetti sfruttando il potere inclusivo dei social media. La dottrina olivettiana è infatti più che mai presente, necessita solo di essere rispolverata e fortunatamente, a giudicare dalla numerosità dei casi di studio presentati nel corso della giornata, sembrano esserci i primi segnali di ripresa. In particolare, secondo Marco Vitale, illustre professore universitario nonché membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Adriano Olivetti, la chiave per ritornare sui passi dell’impresa responsabile sta nella “legittimazione del profitto attraverso la creazione del valore”. L’aspetto finanziario, che è sicuramente cruciale per la salute e la longevità del business, non deve andare a discapito del valore sociale per gli attori coinvolti e più in generale per il territorio, per la comunità in cui l’organizzazione è radicata.
Su questo terreno si sta muovendo attivamente Vodafone Italia, che come racconta Elisabetta Caldera, Direttore delle Risorse Umane, ha creato dei circle per rispondere al bisogno di aggregazione e affiliazione dei clienti – interni ma anche esterni in ottica di marketing e co-creation. Non c’è successo per le organizzazioni che non condividono, ostinandosi a mantenere un atteggiamento autoreferenziale e di tipo accentratore. Il cammino da percorrere è senza dubbio impegnativo, ma è proprio grazie alle community che si diffonderà la capacità di sintesi, la vera competenza del futuro che creerà senso e valore a tutti i livelli dell’organizzazione. Andrea Attanà, Enterprise Relationship Manager di LinkedIn Italia, ha invece messo in evidenza le opportunità di business derivanti da una corretta gestione dei social network – LinkedIn in primis. La mission dell’azienda, che tre anni fa ha aperto una sede anche in Italia, è quella di aiutare i suoi iscritti a trovare il lavoro dei sogni e creare un network globale di professionisti.
La social transformation richiede un ripensamento profondo delle dinamiche organizzative, che non si limita all’asset tecnologico ma presuppone anche un cambiamento a livello culturale. Le organizzazioni, afferma Alessandro Donadio, sono community e come tali devono tirare fuori la creatività e il pensiero divergenti degli attori che ne fanno parte. La funzione di HR devono compiere un viaggio, progettare ma sempre a matita perché a trasformazione avviata i cambiamenti sono all’ordine del giorno. L’altro tassello è l’engagement, senza il quale i dipendenti non si potranno mai sentire realmente committed. Per spiegarlo Annalisa Galardi, partner Hitrea, si serve di una valigetta contenente tra le altre cose un dizionario, uno scalpello e un caleidoscopio per simboleggiare i bisogni elementari (esigenza di conversare e di essere ascoltate, valorizzate, apprezzate) cui le aziende sono ora più che mai chiamate a rispondere.
Nel pomeriggio #SOday14 sono stati organizzati tre workshop in parallelo – dedicati rispettivamente a temi di grande interesse quali la governance del cambiamento, il lavoro smart o agile working e le organizzazioni come community – con la presentazione di casi di successo per dare concretezza al quadro metodologico delineato durante la mattinata. Simone Tagliacozzo, Responsabile della Comunicazione Interna di BNL, ha parlato del concetto di social practice community, un’espressione che nasce dalla commistione di due termini perché nella realtà BNL gli ambienti virtuali mettono a fattore comune la pratica giornaliera, supportando il business. La decisione d’intraprendere la social transformation è partita dal management e, nonostante qualche intoppo in itinere, si è rivelata una scelta strategica che si è concretizzata nella creazione di community più o meno verticali, alcune delle quali aperte anche all’esterno. Parallelamente, BNL ha investito molto anche in formazione, organizzando corsi periodici per insegnare ai dipendenti come si scrive sui social, e programmi di reverse mentoring per affiancare i neo assunti alle risorse senior in ottica di knowledge sharing.
Un’altra case study che è stata presentata è quella di Gruppo Reale Mutua. Marcello Bugari, Responsabile dell’Accademy interna dell’azienda, ha spiegato che sin dal principio i social media sono stati introdotti con l’obiettivo di cambiare il modo di entrare in relazione con i clienti e migliorare le routine lavorative. La data che ha fatto da spartiacque è stata l’11 ottobre 2013, quando, in occasione di una convention, il vertice del Gruppo si è impegnato pubblicamente a riconoscere l’importanza dei social media e a promuoverne l’utilizzo da parte dei dipendenti. A tal proposito, è stato rivisto il codice etico ed è stata lanciata un’iniziativa interna di gamification, in cui i singoli erano invitati a pubblicare foto rappresentative dei cinque valori del Gruppo. Più recentemente Reale Mutua ha aperto una sorta di innovation community, nata come repository delle idee emerse dagli eventi di creative brainstorming, e un Accademy blog per comunicare le attività formative della Scuola di formazione.
Infine concludiamo con Fastweb, raccontata da Luciana De Laurentiis, Internal Communication e Training Manager. Nonostante l’azienda sia relativamente giovane (è nata 15 anni fa, ndr), si avvertiva la necessità di ravvivare il discorso sulla vision. Da una survey interna emerge la mancanza di comunicazione interna, cui Fastweb provvede creando un’apposita struttura e rinnovando l’intranet “Agorà” che, per similitudine, era stata paragonata a una piazza vuota. A tal proposito sono stati organizzati alcuni eventi live per chiedere alle persone che cosa si aspettassero da questo canale. Gli incontri hanno coinvolto 200 colleghi, che, dopo aver co-disegnato la nuova intranet, si sono fatti ambassadors delle novità. “Agorà” è oggi un grande hub polifunzionale (vi si possono trovare news, comunicazioni del top management e servizi per i dipendenti), che veicola la mission e i valori fondanti di Fastweb, diffondendo un forte senso di appartenenza tra i dipendenti in quanto tutti hanno l’opportunità di scriverci. L’intranet ha impattato sensibilmente sulle dinamiche di comunicazione (lo stesso Amministratore delegato se ne serve in sostituzione delle tradizionali email broadcast) e migliorato la produttività (da qui la decisione di creare una versione mobile, accessibile anche da remoto via smartphone). Nel futuro di Fastweb c’è l’integrazione con Salesforce, utile soprattutto per la gestione del database clienti, e la creazione di un Innovation Lab, una community meritocratica (l’innovation Team è infatti costituito dai dipendenti che si sono distinti per partecipazione e qualità dei contributi espressi in un precedente contest delle idee) con funzioni formative e di idea management.
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