Il coraggio di dire No
La cronaca ormai è una specie di bollettino di guerra. In Calabria una donna, forse contraria alla relazione della figlia di 26 anni con un professore di violino più grande di lei, ha sparato all’uomo riducendolo in fin di vita. Sembra che il docente avesse un appuntamento con la ragazza ma durante l’incontro fra i due all’improvviso si è presentata la madre della giovane, che ha estratto una pistola dalla borsa e ha fatto fuoco contro l’insegnante. E poi, tranquilla, si è lasciata arrestare. Forse in cuor suo si sentiva come se avesse messo le cose a posto, in una sua logica alimentata dall’ignoranza e da una società tribale che ancora prevede il sangue come detersivo per lavare le offese.
Questo il Sud; ma a Roma le cose non vanno meglio. Una ragazza, un pochino zoccola direi io, si era spacciata per diciottenne in una chat, adescando un bavoso con i pantaloni tremuli. Immagino l’escalation della chat: cominciata con i gusti musicali e poi seguita con magari qualche fotina un po’ spinta. Dopo un certo periodo di tempo ha deciso di lasciargli il suo numero di cellulare. Da quel momento l’uomo avrebbe più volte cercato di fissare un incontro e alla fine, mossa dalla curiosità, la giovane ha accettato. Mossa da curiosità? Non sono molto incline a credere all’ingenuità di una ragazza che, premeditatamente ha scelto di dichiararsi maggiorenne, che ha continuato a chattare con uno sconosciuto allupato e poi, una volta incontrato lo ha seguito a casa. Signori della Corte, la bambina è stata abusata! Intanto la bambina, dico io, di innocente ha ben poco; lui è un efferato maiale che non si è fermato davanti a nulla, preda dei suoi istinti, ma lei non è certo una vittima.
Si sente sempre più spesso di storie simili; alcuni uomini sono davvero scarti dell’umanità e hanno trovato nell’etere una via di consolazione che permette loro di essere di giorno normali e di sera extra. Non ci vuole nulla ad adescare ragazzine, perché le ragazzine di oggi, non tutte per carità, sono facili prede; spesso sono ignoranti, non si appassionano a nulla se non agli smartphone ultimo modello, alle calze e ai divetti alla Bieber. Hanno famiglie mononucleari che producono redditi bassi e controlli inesistenti. Forse sarebbe bene riappropriarsi del ruolo di genitori e non di mamma o papà amico; sgridare per correggere e anche qualche sano schiaffone senza avere paura che ci si metta di mezzo Telefono Azzurro.
Bisogna riscoprire il coraggio del No. Seguire esempi come quello del Cardinale Paolo Romeo che ha vietato la Cresima in Duomo al figlio del boss che uccise don Puglisi. L’arcivescovo di Palermo ha proibito il sacramento in Cattedrale per il figlio 17enne di Giuseppe Graviano, capomafia di Brancaccio. Il «padrino» è stato condannato all’ergastolo, insieme al fratello Filippo, per avere fatto uccidere padre Pino Puglisi, ora beato per il suo martirio, le cui spoglie sono custodite proprio all’interno della Cattedrale.
Ecco un esempio di grande democrazia, intesa come la possibilità di dire chiaramente cosa si pensa, di tracciare concretamente la linea tra il bene e il male, tra buono e cattivo. Il ragazzo è innocente? Poco conta stavolta, faccia la Cresima in forma privata.
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