Giancaterina (Netxwin): social betting e start up
Enrico Giancaterina, Alessandro Salvati, Luca Sicari, Gianmarco Lanese e Domenico Gravagno sono i cinque fondatori della start up Nextwin, l’innovativo social media dei pronostici sportivi, che ha subito interessato numerosi utenti e attirato l’attenzione dei media. Abbiamo rivolto alcune domande a Enrico Giancaterina su Nextwin e sul mondo delle start up.
Come funziona Nextwin, qual è il suo meccanismo?
Nextwin è un social network di condivisione di pronostici sportivi, in cui l’utente tramite un’interfaccia grafica uguale a quelle dei più noti bookmaker scommette dei nextcoin, la moneta di Nextwin. Gli esiti delle scommesse determinano poi il posizionamento dell’utente in una speciale classifica, che grazie ad un inedito algoritmo determina gli scommettitori più capaci e affidabili, così da permettere agli utenti meno esperti di apprendere le tecniche del giocatore più bravo. C’è, inoltre, modo di partecipare a delle competizioni che attribuiscono nextcoin, freebet o gadgets. Nextwin è il luogo digitale ideale per chi non vuole scommettere da solo, ma unire al brivido per la scommessa un senso di comunità. Non solo: anche l’utente solitario può trovare interessante Nextwin, perché permette di realizzare concretamente le scommesse e, anzitutto, di confrontare comodamente le quote offerte dai diversi bookmaker.
Sempre più si tende ad associare al tema dell’impresa quello dell’etica. Come avete affrontato la questione in considerazione del fatto che il gioco, come si sa, crea dipendenza?
Nessuna piattaforma può dare, quanto Nextwin, l’idea al giocatore di quanto abbia vinto e di quanto abbia perso concretamente. Nessuna cosa, a mio parere, è più convincente della verità nuda e cruda messa lì in dati indiscutibili. Tra l’altro è anche possibile giocare virtualmente, provandone lo stesso piacere e divertimento, senza rischiare assolutamente nulla. È quindi, rispetto al passato, una forma più easy e decisamente meno morbosa di approccio al mondo del betting.
Oltre a questo quale altro carattere innovativo presenta?
Nessun sito o piattaforma nel settore propone pronostici effettuati dal basso, dagli utenti. Tutti al contrario propongono pronostici imponendoli “dall’alto”. Questo è il vero carattere innovativo.
Questa esperienza di start-up quali considerazioni ti ha ispirato?
C’è molto movimento intorno al fenomeno start-up e se ne parla moltissimo, c’è un ecosistema che funziona in termini di acceleratori, incubatori e business angel; tuttavia mancano, anche qui, i fondi. Si tende cioè ad imitare dei modelli anglosassoni nella forma, ma non si riesce a farlo nella sostanza per mancanza di risorse. Il sistema pubblico, poi, si dimostra carente a livello normativo e quando prova ad innovare lo fa in modo scorretto, proponendo incentivi strutturati in modo errato, poiché non viene compreso che la necessità urgente per una start up è anzitutto la liquidità: proporre bandi a rendicontazione non può risolvere nulla, il sistema di incentivi è perciò sbagliato e porta solo all’illusione di soluzioni rivolte al mondo delle start-up. Oltre a questo c’è naturalmente una carenza culturale generale, in pochi comprendono cosa significhi fare, di lavoro, lo startupper. È una cosa totalmente nuova.
Molti ragazzi sono affascinati dall’iconologia dell’imprenditore-tipo, non apprezzando il valore del lavoro inteso in senso autentico, ma mirando a sanare quegli status symbol tipici e poco altro. Qual è il tuo approccio?
La mia idea, da sempre, è quella di fare l’imprenditore, nel solco della mia tradizione familiare. Mi sono trovato startupper per caso. Ho conosciuto presto le difficoltà del piccolo imprenditore operante in Italia: la mancanza di cartellini e rassicuranti orari, profitti spesso inferiori ai salari dei dipendenti, ma nonostante ciò ho deciso e sempre voluto sposare questa vita. Come diceva Luigi Einaudi, il movente dell’imprenditore non è e non deve essere il denaro, ma il valore creato, da intendersi in senso collettivo e duraturo. Per me conta la libertà di realizzare ciò in cui si crede, a prescindere da tutto il resto e dalle opinioni altrui.
Qual è la start up che funziona?
Quella formata da persone umili, che sanno riconoscere i propri limiti e ammettere i propri errori, senza paura di sbagliare perché solo sbagliando si impara.
©Futuro Europa®
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