Perchè il miglior alleato di Renzi è Salvini

Chi scrive queste righe non ha particolare stima di Salvini inteso come uomo politico, pur tuttavia gli riconosce un certo acume tattico e una certa abilità a navigare con profitto in un sistema, come quello dei media, a lui tendenzialmente ostile. Lo stesso Salvini è dipinto dai media ed è opinione accettata che sia il futuro avversario dell’attuale Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. La cosa è vera fino ad un certo punto.

Occorre rilevare che il governo Renzi è nato senza elezioni da un insieme di alleanze a livello parlamentare che gli permettono di avere un certa stabilità e di poter esistere come governo. Pur tuttavia tendenzialmente l’elettorato tende a punire, al momento di arrivare alle urne (e prima o poi arriva) questi che appaiono come “giochi di palazzo”. Anche perchè a livello più pratico gli spostamenti parlamentari sono di solito fatti creando partiti dall’alto tramite scissioni di altri partiti; operazioni che anche se possono coinvolgere un gran numero di parlamentari, un gran numero di militanti tendono a non avere riscontro elettorale perchè l’elettore ha bisogno di un minimo di identificazione con il partito che andrà a votare e, a meno di leader eccezionalmente carismatici, è dovere dei scissionisti ammettere che raramente riescono a soddisfare questa esigenza dell’elettore. Fosse anche solo per questioni tattiche: la presenza sul territorio ha bisogno di un certo tempo per generare consenso e il tempo non sempre si ha.

Oltre ad avere questo handicap, questo “peccato originale” circa la propria nascita, il governo Renzi ha il solito ostacolo che hanno i leader del PD: una lotta intestina feroce che travalica i muri del partito e finisce regolarmente sui giornali, agli occhi degli elettori che poco per volta erode il consenso del leader di turno se non è più veloce a generare consenso là dove i suoi avversari interni glielo bruciano. E’ una vecchia storia che si ripete, dai tempi di Occhetto e che si è ripetuta in tempi più recenti con Veltroni o Bersani, ad esempio.

Salvini è lo strumento che può aiutare Renzi a superare questi due problemi. Salvini è, in sedicesimo rispetto ad un Bossi o ad un Berlusconi, un polarizzatore: o lo si ama e si condividono le sue posizioni non esattamente mainstream o lo si ritiene un populista demagogo pericoloso per la democrazia.

L’elettorato di Salvini, al contrario ad esempio dell’elettorato di Grillo, non coincide neanche in minima parte con l’elettorato potenzialmente tentato da Renzi. Chi vota Salvini prova disgusto per Renzi, mentre potrebbe aver pensato di votare (se non lo ha fatto) ad esempio Grillo. Se Salvini ottenesse più spazio sui media, venisse trattato da Renzi come interlocutore avversario principale (conferendogli di fronte all’elettore neutrale credibilità e legittimità) Salvini finirebbe per diventare l’alternativa a Renzi. Questo eliminerebbe o danneggerebbe pesantemente Grillo (che invece preda da ogni realtà politica e quindi anche dall’elettorato di Renzi), ad esempio. Ma soprattutto compatterebbe l’elettorato potenziale di Renzi attorno al Presidente del Consiglio. Salvini farebbe, ma in tono molto minore, quel che ha fatto Berlusconi per anni: compattare l’elettorato che non si riconosce nel messaggio dell’uomo di Arcore e fornire una semplice strategia all’opposizione del Cavaliere.

Con una differenza fondamentale: il bacino di voti di Salvini è assolutamente inferiore a quello di Berlusconi quindi con lo stesso meccanismo di polarizzazione stavolta si otterrebbe un effetto contrario: l’elettorato si spaccherebbe attorno a due figure tra loro opposte: Salvini e Renzi, ma sarebbe Renzi a vincere perchè ha un maggiore bacino di voti.

Il progetto Leghista di diventare qualcosa di diverso, una sorta di Front National italiano è assolutamente indietro e richiede tempo, oggi la Lega non è in grado di prendere voti dal Sud Italia in modo sostanziale. E per buona parte anche il centro Italia sarebbe un terreno impossibile da utilizzare per Salvini. Salvini non si sottrarrebbe a questa strategia perchè otterrebbe visibilità e vantaggi, ma di fatto i vantaggi maggiori sarebbero per Renzi, a scapito degli altri attori.

Il peso degli attuali alleati-potenziali di Salvini, come Casapound, è elettoralmente ancora ridicolo pertanto non sarebbero assolutamente in grado di cambiare il fatto che la Lega, al di fuori del Nord Italia non potrebbe trasformare il consenso in voti; se non in minima parte. Renzi preferirà sempre un Salvini come avversario principale piuttosto che un qualunque altro leader proveniente da un diverso partito per via delle limitata credibilità di Salvini di fronte a buona parte dell’elettorato.

E’ pertanto plausibile pensare che Renzi, prima sommessamente, muovendo la periferia della propria influenza, poi esplicitamente, tenterà di conferire credibilità e indirettamente far apparire Salvini come proprio avversario nel doppio tentativo di togliere terreno a Grillo (ben più pericoloso in termini di appeal, visto che è in grado di togliere voti al centro sinistra) e per togliere il tempo all’ex PDL di organizzare un leader ed una strategia alternativa.

Va da sé che i partiti minori, come ad esempio il NCD devono elaborare la propria futura strategia politica riflettendo sul fatto che Renzi ha buone possibilità di realizzare questa strategia e questo potrebbe avere enormi influenze sia direttamente che sul contesto in cui gli attori politici si trovano ad operare (ad esempio spingendo per creare una legge elettorale che piaccia a Renzi e Salvini e quindi fatalmente non piaccia ai piccoli partiti).

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