Più luce e ossigeno per la Cappella Sistina

All’incirca 2 anni fa iniziava il progetto designato a dotare di un nuovo complesso di illuminazione e di climatizzazione la Cappella Sistina, all’interno del circuito dei Musei Vaticani, Città del Vaticano. Si è deciso di celebrare il 450esimo anniversario della morte di Michelangelo Buonarroti (1564-2014) attraverso un intervento duraturo, inaugurato ufficialmente un mese fa, almeno fino allo sviluppo di tecnologie e studi che permettano un’ottimizzazione ulteriore della fruizione e della conservazione degli affreschi. Il costo, di poco superiore ai 3 milioni di euro, è stato coperto interamente da parte delle aziende specializzate coinvolte nell’intervento, l’americana Carrier per la climatizzazione e la tedesca OSRAM per l’illuminazione, sotto forma di liberalità.

La Cappella Sistina ha sempre costituito un sito delicato in cui operare, già ai tempi di Michelangelo. Tra le problematiche c’è un’eccezionale pressione antropica, causa di modificazioni indesiderate in seguito al flusso di visitatori. I visitatori superavano di poco il milione di unità prima dell’inizio degli ultimi restauri; erano 2 milioni nel 1990 dopo la scopertura della Volta, superavano i 3 nel 1994 dopo l’inaugurazione della pulitura del “Giudizio Universale”. Oggi sfiorano la cifra di 6 milioni all’anno. Un numero così importante di individui, specie in certi giorni e in certi periodi dell’anno, produce umidità, emissioni di anidride carbonica, accumulo di polveri.

Il nuovo impianto di ricambio d’aria offerto Carrier garantirà il controllo dell’umidità e della temperatura e l’abbattimento degli inquinanti. Il nuovo impianto di climatizzazione non è stato progettato e messo in opera per far accedere ancora più pubblico alla Sistina. Difatti, esso è stato realizzato per soddisfare di compatibilità degli attuali flussi di presenza umana mediante i corretti standard di conservazione degli affreschi. Oltre, in termini di numero di visitatori tollerato e compatibile, non è possibile andare.

L’impianto illuminotecnico LED è l’intervento sicuramente più evidente, quantomeno a livello di percezione visiva. Come dichiara Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani – Occorreva un’illuminazione leggera e allo stesso tempo totale, non invasiva, rispettosa della complessa realta? iconografica, stilistica, storica della Sistina. Nessuno spot privilegiato su Michelangelo ma la possibilita? di una lettura quieta, obiettiva e allo stesso tempo delicata, capace di raccontare in ogni dettaglio e di far comprendere tutto insieme quell’immane catechismo figurato che tre papi (Sisto IV, Giulio II e Paolo III) vollero dispiegare sulle pareti e sulla volta di quella che e? da sempre per tutti la “cappella del mondo”.

Si possono apprezzare equamente tutte le 3 fasi della configurazione dell’impianto iconografico. La prima presenta i cicli di Mosè e Cristo, risalenti attorno al 1480. Il terzo segue all’incirca 30 anni dopo con la Genesi a vestirne la Volta. L’ultimo, operato tra il 1536 e il 1541, è quello del Giudizio sopra l’altare. Si possono dunque visualizzare degnamente tutti gli autori che si sono susseguiti durante l’elaborazione dell’apparato pittorico; non solo Michelangelo per la Volta e il Giudizio, ma pure Botticelli, Perugino, Pinturicchio, Ghirlandaio, Signorelli, di Cosimo, in merito alle pareti.

7 mila LED, in uno spazio di 2 500 metri quadrati, in un intervento simile a quello inaugurato  sempre da OSRAM presso la Scuola Grande di San Rocco, Venezia, per i teleri di Tintoretto, conduce a 3 risultati principali. In primo luogo, all’aumento dell’illuminazione. Poi, all’incremento in termini di qualità; che quindi comporta il risparmio di energia dal 70 al 90 %.

È stato deciso di portare i corpi illuminanti all’interno della Cappella Sistina, in opposizione al progetto di 20 anni fa a illuminazione esterna. L’avanzata tecnologia LED evita di sottoporre la superficie pittorica a stress di riscaldamento derivanti da gradienti termici, e all’effetto indesiderato proveniente da radiazioni ultraviolette e infrarosse. Sono stati scelti apparecchi il meno invasivi possibili, da porre al di fuori del campo visivo, dietro ai cornicioni a 10 metri di altezza, così minimizzando il rischio di abbagliamento.

La gestione dell’impianto e la direzione dei servizi tecnici sono nelle mani dei Musei del Vaticano, la cui équipe specialistica ha collaborato fin dall’inizio con le 2 aziende attraverso supporti storico-artistici, in particolare in relazione alla definizione della qualità cromatica della luce per ottenere l’effetto desiderato, il più vicino possibile alla visione rinascimentale a luce naturale. Un grande cambiamento, decisamente in meglio, come quello del 1994, che aveva provocato un certo shock in seguito al restauro diretto da Fabrizio Mancinelli e condotto da Gianluigi Colalucci; la pulitura aveva riconsegnato un Michelangelo colorato, storicamente corretto, filologicamente impeccabile, che tuttavia clamorosamente contraddiceva un’idea della Sistina che abitava l’immaginario collettivo.

©Futuro Europa®

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Un Commento

  • Entrando nella Cappella Sistina di Michelangelo, sopra il Giudizio, speculare all’Innalzamento del serpente di rame, da parte di Mosè, vi è dipinta la crocifissione di Aman, primo ministro persiano che voleva uccidere gli ebrei e poi a morire sarà lui. (cfr. Libro di Ester). Unica croce presente negli affreschi. Fa si che abbiamo una promessa (la croce di Cristo), sotto forma di minaccia. Aman protagonista negativo del carnevale ebraico, negli affreschi di Michelangelo assomiglia al Gesù giudice del Giudizio Universale. Ma in questo caso la somiglianza a cui si alluderebbe non sarebbe fisica, (come invece avrebbero avuto Gesù, Leonardo da Vinci e Michelangelo verso il termine della loro vita), ma funzionale. Il genio di Michelangelo, gli ha permesso un fantastico viaggio nel tempo: avrebbe visto la morte di Gesù in croce, mentre assumeva anche il ruolo di Aman, (anticipando di 4 secoli l’ipotesi simile dell’antropologo Frazer di inizio 900). In un carnevale si perde la cognizione di quello che si fa. Tanto che Gesù sulla croce esclamò: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Gesù amando tutti sarebbe sceso il più in basso possibile per non tralasciare nessuno.

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