Rassegna stampa estera

Se la Stampa estera ha riservato ampio spazio all’analisi dei risultati delle elezioni regionali appena concluse in Emilia Romagna e Calabria, per il loro sapore di “midterm elections” e per il “monito” lanciato al Primo Ministro, molte reazioni ha suscitato la sentenza del processo Eternit, che ha ribaltato quella del 2013 che condannava il magnate svizzero Stephan Schmidheiny a 18 anni di prigione. Reazioni scatenate non tanto dall’ingiustizia subita dalle vittime, ma più probabilmente per l’ennesimo capovolgimento dei risultati di un processo. Anche la mafia è tornata a far parlare di sé.

The Economist titola in modo significativo un suo editoriale post elezioni: Move over, Silvio. Leggiamo sul settimanale: “(…) La carica di Governatore è andata al candidato del Partito Democratico (PD – centrosinistra) del Primo Ministro, Matteo Renzi. E c’era da aspettarselo; l’Emilia Romagna è per tradizione la Regione italiana più a sinistra. Ma la vera sorpresa è arrivata dalla destra. Salvini aveva detto durante la campagna elettorale che sarebbe stato felice per un solo voto in più di Forza Italia, il Partito preminente del centrodestra. In questa circostanza, la Lega ha preso 132.961 voti, ossia il 19% delle preferenze – più del doppio del misero 8% incassato da Forza Italia. La vittoria è stata un omaggio all’efficacia della campagna vecchio stile della Lega caratterizzata dal porta a porta e dalla forte presenza sul territorio.”  L’analisi prosegue con il racconto della crescita politica di Salvini, alla guida della Lega da poco meno di una anno e che ha saputo cavalcare l’onda del malcontento generale concentrando la sua retorica su immigrazione irregolare, Roma (la causa di molti problemi) e l’Euro (che vuole che l’Italia lasci) che ha conquistato un vasto pubblico “in un Paese che ancora languisce nella sua recessione senza fine, anche in aree come l’Emilia Romagna, che qualcuno nella Lega ritiene non appartenere geograficamente e culturalmente al Nord.” Si prosegue sottolineando il dato dell’astensionismo in una Regione solitamente molto coinvolta politicamente (38% contro una media del 68%) ma oggi “disillusa” dai Partiti tradizionali. Vengono poi citati gli “scandali” che hanno coinvolto in Emilia Romagna il Governatore uscente. “Anche nell’altra Regione dove il 23 Novembre si sono svolte le elezioni, la Calabria (la punta dello stivale), i tassi di astensione sono elevati. Anche lì, la precedente amministrazione era stata travolta dagli scandali”. Se, da una parte viene criticato l’atteggiamento di Renzi che ha voluto minimizzare questi dati soffermandosi sulla vittoria, ma che con il suo “atteggiamento troppo business-friendly rischia di perdere la base degli elettori tradizionali del PD”, ancora una volta si sottolinea la deriva della destra e sull’atteggiamento opportunistico di Berlusconi.

Dominique Dunglas, corrispondente da Roma per Le Point, definisce la vittoria di Renzi “la vittoria di Pirro”. Se è vero che il Partito Democratico ha vinto in tutte e due le Regioni, ha ottenuto però quattro volte in meno di voti in Emilia Romagna rispetto al 2010. Ci si chiede: colpa dell’astensionismo? Dunglas, nel commentare la reazione entusiastica di Renzi davanti a questi risultati, afferma che il Premier ha “esagerato oltremisura”(…) è soprattutto in Emilia Romagna, feudo comunista dal dopoguerra, che il successo del Partito Democratico ha in realtà il gusto di una sconfitta”. Implacabile. Come è implacabile l’analisi che segue: “sono glie elettori di sinistra che si sono astenuti per sanzionare il Presidente del Consiglio. Gli rimproverano la sua virata liberalsocialista e il braccio di ferro che ha intrapreso con i sindacati sulla flessibilità del mercato del lavoro”. Il giornalista francese riporta l’esempio di Bettola, la città di Bersani, dove si è registrato un astensionismo del 77%. Ma la sentenza più dura è forse per Forza Italia, vittima di una vera e propria “Beresina”. L’elettorato di destra è disorientato dalla “politica schizofrenica di sostegno alle riforme e di opposizione alla linea economica del Governo”, e questo ha favorito Salvini, altra “cattiva notizia” per Renzi, puntualizza Dunglas. La situazione sta sfuggendo di mano al Premier, con una “Forza Italia balcanizzata in correnti antagoniste e gruppi parlamentari che non obbediscono più al loro leader. Solo la rottura del Patto del Nazareno ricompatterebbe le fila”, prosegue il giornalista. A questo punto per Renzi l’”Exit strategy” sarebbe andare ad elezioni anticipate. “Uno scenario sempre più evocato nei Palazzi del potere”, conclude Dunglas.

Stessa atmosfera si respira tra le righe del Financial Times dove James Politi scrive: “Il risorgere della populista Lega Nord e il netto calo di partecipazione alle elezioni regionali che si sono tenute in Italia, indicano una crescente insoddisfazione tra gli elettori italiani nei confronti  di Matteo Renzi e dei suoi piani di riforme radicali (…) I risultati hanno sollevato domande sul livello di gradimento per gli sforzi del Governo volti a trasformare la politica italiana”. Queste elezioni devono essere recepite da Matteo Renzi come un serio “monito”.

Ci sono poi le vivaci reazioni suscitate dalla sentenza Eternit. La giustizia italiana sembra essere intossicata dalla letale polverina. Su Science e Avenir Loic Chaveas scrive: “In Italia il processo Eternit è stato esemplare per il suo esame approfondito nelle responsabilità per la malattia e il decesso di 3000 operai, causate dall’inalazione e infiltrazione polmonare delle fibre di amianto. Ora questo procedimento si è chiuso ieri con un totale fallimento”. In Francia sono particolarmente sensibili alla questione perché migliaia di persone vivono lo stesso incubo, con la sola differenza che forse non ci sarà nessun processo: il capo storico di Eternit Francia, Joseph Cuvalier, è morto quest’estate e non si sa se il processo potrà aver luogo. Pierre de Gasquet su Les Echos parla di “verdetto shock della Corte di Cassazione, che annulla la condanna del miliardario svizzero Stephan Schmidheiny.” Spiega de Gasquet che l’industriale svizzero è stato giudicato in contumacia perché non si è mai presentato alle udienze, giustificando la sua assenza con la totale mancanza di responsabilità diretta nella gestione della filiale italiana, essendo questa fallita nel 1986, sei anni prima del divieto di utilizzo dell’amianto sulla Penisola.” Un “nulla di fatto” per un processo che era nato come “esemplare”, “paragonato per la sua ampiezza al maxi-processo contro la mafia” e marcare un punto i svolta per questioni simili,anche per Philippe Ridet che su Le Monde scrive: “(…) Mercoledì, Schmidheiny è stato semplicemente assolto”e tiene a precisare il giornalista che Schmidheiny “classificato nella top delle 400 persone più ricche del Mondo, passa il suo tempo fra La Svizzera e l’America  Latina, le sue collezioni d’arte e le sue azioni in favore dell’ambiente (si, dell’ambiente… ndr).” Molto pragmaticamente invece, Tatiana Serafin su Forbes enuncia i fatti e riporta che “per tutto il processo Schmidheiny che evita le luci della ribalta, ha respinto tutte le accuse affermando che una volta conosciuti i pericolo dell’amianto si era tirato fuori da quella fabbrica della quale, peraltro, non era responsabile durante il periodo che aveva poi causato malattia e morte.” Ma viene da chiedersi: i pericoli dell’amianto sono noti dagli anni ’40, il “quasi missionario” laureato in legge e conoscitore del Mondo, ambientalista e filantropo, quando è stato “richiamato” all’ordine dalla casa madre, attiva dal 1903, non si è fatto qualche domanda?

Rimane giusto un piccolo spazio per citare un articolo apparso sul Daily Beast, scritto da Barbie Latza Nadeau dal titolo inquietante nel quale due parole dicono tutto “provocazione” e “distruzione”: Days of Mafia Mayhem Are Wracking Italy Once Again. “Scioccanti rapporti che mostrano un risorgente crimine organizzato stanno atterrendo l’Italia, da una registrazione nascosta di una cerimonia di iniziazione all’annuncio del funerale di una molto viva giudice antimafia, alla cattura di animali selvatici che valgono uno zoo (ma che a tutt’altro servivano, ndr).”  Conclude la giornalista con una frase di Saviano: “No, al contrario, solo una frazione di questo Paese, una parte che chiamerei la migliore dell’Italia, è contro la Mafia”. Servisse, ricordiamo che il Daily Beast non è un giornalino qualunque.

The Economist, Move Over, Silvio, 25 Novembre 2014; Dominique Dunglas, Italie: une victoire à la Pyrrhus pour Matteo Renzi, Le Point, 25 Novembre 2014; James Politi, Italy regional election deliver warning to Renzi, Financial Times, 24 Novembre 2014; Loic Chaveau, Le verdict Italien du process de Sciences et Avenir, l’amiante cassé, 21 Novembre 2014; Philippe Ridet, En Italie, 3000 victimes de l’amiante et plus de coupable, Le Monde, 21 Novembre 2014; Pierre de Gasquet, Scandale Eternit: le verdict de la Cour de Cassation provoque la colère en Italie, Les Echos, 20 Novembre 2014; Tatiana Serafin,Swiss Billionaire Schmidheiny Wins Asbestos Court Battle, Forbes, 20 Novembre 2014; Barbie Latza Nadeau, Days of Mafia Mayhem Are Wracking Italy Once Again, The Daily Beast, 22 Novembre 2014.

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