Al via la Tessera Professionale Europea

Il Dipartimento italiano delle Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Commissione Europea hanno organizzato, lo scorso primo dicembre a Roma, la Conferenza “Single Market Forum: The European Professional Card”.

Un momento importante nel panorama professionale europeo in cui, in una sede senz’altro prestigiosa, il mondo delle professioni e quello delle istituzioni si sono seduti a tavolino per discutere di lavoro e di libera circolazione delle professioni. Il tutto a partire dal Mercato Unico europeo, quella bella esperienza di integrazione socio-economica che, nata per la libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali in Europa, nella seconda metà degli anni ottanta, ha consentito a migliaia di professionisti di offrire i propri sevizi in ogni dove (competenze professionali in altri Paesi dell’Unione diversi dal proprio), ai consumatori di acquistare più facilmente beni e servizi a prezzi più contenuti e alle amministrazioni pubbliche di ottenere offerte vantaggiose nell’ambito dei propri appalti pubblici. Un bel compromesso che dura da più di trent’anni e che, da qualche giorno, si rafforza con la nuova

Tessera Professionale Europea (EPC). “La tessera europea è un certificato elettronico” – come la definisce Martin Frohn della Commissione Europea – “per il riconoscimento delle qualifiche professionali tra i Paesi dell’Unione Europea”. “Uno strumento da cui le amministrazioni  – prosegue Diana Agosti della Presidenza del Consiglio dei Ministri – si attendono molto sia in termini di semplificazione delle procedure che nelle opportunità di lavoro”. Si ottiene mediante una procedura amministrativa ed è importante per favorire la mobilità delle professioni e dei lavoratori all’interno dell’Unione europea. Uno strumento, dunque, in grado di dare molte risposte al problema dell’occupazione per i cittadini e i professionisti del continente.

Il Certificato Elettronico (EPC) – continua il dibattito tra i relatori della Conferenza – è la prova del fatto che si sono superati i controlli amministrativi e che le qualifiche professionali sono state riconosciute in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si sono dunque superate le condizioni per la prestazione temporanee di servizi all’interno dei mercati. “Un elemento di grande importanza per l’innovazione e la modernizzazione del lavoro” – sottolineano Pierre Delsaux  della Commissione europea e Lidia Germani della Presidenza del Consiglio dei Ministri – “ed anche una chiave di volta per il rilancio dell’economia e per una reale integrazione tra economia reale e finanziaria”.

Le nuove disposizioni sulla procedura di riconoscimento dovranno entrare in vigore entro gennaio 2016 quando, allora, la Tessera Europea entrerà di fatto nel processo di trasformazione del mercato del lavoro. Un processo che parte da lontano e che si consuma oggi con il riconoscimento delle qualifiche professionali basato sul principio di cooperazione amministrativa tra i Paesi Membri e sul principio della mutua fiducia tra gli Stati membri. Un elemento innovativo e, senza dubbio, un asso nella manica dei lavoratori che agevola il reciproco riconoscimento delle proprie qualità e una maggiore armonizzazione dei percorsi formativi, dall’Accademia alla Fabbrica, in tutta Europa.

La direttiva si applica a tutti i cittadini dei 28 Stati membri dell’Unione Europea, oltre che ai cittadini dell’Islanda, Norvegia e Liechtestein, che vogliono esercitare una delle professioni regolamentate in uno Stato membro diverso da quello in cui hanno acquistato le qualifiche professionali. In un periodo di buio, con la disoccupazione galoppante, finalmente uno spiraglio di luce.

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