Efficienza e Rinnovabili, per Renzi solo parole
Efficienza energetica e promozione delle energie rinnovabili: per l’Europa sono obiettivi, ma se lo siano per il suo presidente di turno Renzi, stando agli atti concreti in casa nostra, non si ha altrettanta certezza. Risparmiare energia vuol dire ridurne la spesa, in gran parte destinata ai combustibili fossili, e di conseguenza inquinare meno. Il risparmio, o ‘efficienza energetica’, passa per una vasta gamma di interventi da realizzare anche sul patrimonio edilizio, pubblico e privato. Attenta alle politiche ambientali, l’Unione Europea ha di conseguenza promosso l’efficienza energetica attraverso una serie di direttive, ultima la 27 del 2012. In attuazione della direttiva, il Governo Renzi ha emanato lo scorso 4 luglio il decreto legislativo 102: bene. Per fare chiarezza nella giungla di normative locali, attraverso le quali passano i contributi per la ‘messa a norma’ di abitazioni, locali pubblici e luoghi di lavoro, il decreto aveva istituito tra l’altro una ‘cabina di regia per l’efficienza energetica’ da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, insieme al Ministero dell’Ambiente: strumento che fu chiesto con forza dal Parlamento nell’esprimere i pareri al suddetto Decreto Legislativo. Benissimo. Ma in concreto? Siamo arrivati a dicembre, ma la promessa Cabina di Regia per l’Efficienza Energetica non è divenuta realtà. Problema serio, perché incombono scadenze e, da questa e da altre inadempienze in materia, privati ed enti pubblici rischiano di vedere mortificata la propria buona volontà. Per questo il Presidente della Commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci ha presentato un’interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico per sapere, a proposito della cabina di regia, che fine ha fatto.
Non è la prima volta che il Governo Renzi riceve osservazioni in materia ambientale, non solo dall’opposizione, non solo da associazioni ambientaliste o enti locali, ma anche da istituzioni ed esponenti della maggioranza che lo sostiene. Critiche che mettono il dito nella piaga non solo del mancato contributo alla riduzione di emissioni inquinanti, ma anche dei maggiori costi per le bollette delle famiglie e degli enti pubblici determinati, in tempo di crisi, da queste inadempienze. In questo caso, il ‘sindacato ispettivo’ esercitato con l’interrogazione al Governo dal Presidente della Commissione Ambiente della Camera ha messo il dito in uno dei tanti paradossi della cattiva amministrazione della materia ambientale: “Secondo la Consip (la centrale acquisti nazionale della pubblica amministrazione, n.d.r.) la spesa energetica per uffici, scuole e ospedali è di più di 5 miliardi di euro annui ed investendo in efficienza energetica questo valore si può ridurre almeno di un terzo”, spiega Realacci nell’interrogazione.
Non solo: “Con lo Sblocca Italia – spiega il Presidente della Commissione Ambiente della Camera – si è inoltre introdotto un meccanismo di semplificazione del Conto termico, che mette a disposizione 700 milioni di euro annui per i privati e 200 per gli enti pubblici, per facilitare l’accesso a tali contributi che ad oggi risultano inutilizzati. L’aggiornamento e la semplificazione di tali incentivi dovrebbe avvenire entro il 31 dicembre, ma ad oggi non risulta che Mise e Ministero dell’Ambiente si siano attivati su questo fronte. Visto l’approssimarsi della scadenza, ai ministri interrogati ho inoltre chiesto se e in che tempi intendano intervenire anche per l’aggiornamento dei criteri di accesso agli incentivi del Conto termico”.
“Al Presidente del Consiglio ho chiesto se intenda valutare l’istituzione di una Struttura di missione per l’efficienza energetica presso la Presidenza del Consiglio, sul modello di quella per il contrasto al dissesto idrogeologico, per esaminare e coordinare l’insieme delle politiche per l’efficienza messe in campo da ministeri, regioni ed enti locali e ottimizzare così i risultati attesi”, ha spiegato in una nota a margine Realacci. Già, perché il problema dei maggiori costi della mancata messa in efficienza dei consumi energetici fa il paio con quello di un atro, altissimo costo determinato dalla mala amministrazione dell’Ambiente: quello generato dalla mancata prevenzione del rischio idrogeologico, che ogni anno si traduce non solo in danni materiali e spese per l’emergenza, ma anche in perdita di vite umane.
Ottimizzare il sistema energetico, spendere ed inquinare meno significa risparmiare, ma anche produrre energia attraverso fonti rinnovabili. Qui è stato Renzi in persona, che ‘dimentico’ delle critiche ricevute dalla sua stessa maggioranza per le decisioni a favore dei combustibili fossili, ha fatto sapere, con un messaggio lanciato via Twitter il 28 novembre, il suo personale apprezzamento per le Rinnovabili: “I Pannelli fotovoltaici migliori al mondo. Catania, Italia. Anche questo è #sud” (A Catania, per la cronaca, si trova infatti la più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici d’Europa). Apprezzamento rilevato dal presidente della Commissione Ambiente alla Camera, che rispondendo all’agenzia di stampa Adnkronos ha commentato: “Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ragione, ed è un motivo in più per creare le condizioni affinché la scommessa sulle rinnovabili si rafforzi in Italia, dove già oggi produciamo circa il 40% di energia elettrica da fonti rinnovabili”. Ma andando sul concreto, Realacci ha aggiunto che “sono stati fatti provvedimenti discutibili soprattutto nello Spalma Incentivi. Adesso bisogna semplificare la vita alle rinnovabili che sono la sfida del futuro”, ricordando che “finora l’Italia ha installato meno fotovoltaico della Germania, ma il Paese del sole siamo noi e il sud ha grandi prospettive sia sul fotovoltaico sia sul solare termico”. Linea seguita anche da Alfonso Pecoraro Scanio, Ministro dell’Ambiente nel 2007, che firmò il Conto energia che ha fatto sviluppare le Rinnovabili e sempre all’Adnkronos, lo stesso giorno, ha dichiarato: “Bene Renzi, ora si riprenda quel percorso virtuoso che nel 2007 puntava a incentivare la sostituzione dei tetti in amianto e a incentivare il fotovoltaico sulle coperture e non a terra, e che ha fatto dell’Italia il Paese leader del solare”. Già, perché anche lui, andando sul concreto, ha rilevato che ora si deve tornare ad un “percorso virtuoso eliminando quelle speculazioni consentite dai governi che non hanno avuto cura su questo fronte e soprattutto abrogando le norme ‘ammazza-rinnovabili’ contenute nel decreto Competitività come lo Spalma Incentivi e la tassa sull’autoconsumo”.
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