Italia, fondi UE inutilizzati

L’Italia spreca i fondi dell’Unione europea e Bruxelles ha intenzione di tagliarli. Un miliardo e mezzo di euro, tanto per iniziare, sono i prossimi che potrebbero saltare. L’allarme lo ha lanciato Palazzo Chigi nei giorni scorsi: Bruxelles potrebbe decidere di chiudere i rubinetti perché le risorse che stanzia a favore del nostro Paese vengono poco utilizzate. Anzi, diciamo proprio sprecate. Le Regioni non le impiegano per tempo, non le rendicontano e l’UE le rivuole indietro, inoltre pare intenzionata a ridimensionare la quota destinata al nostro Paese relativa i fondi strutturali 2014-2020.

L’idea iniziale dell’esecutivo europeo guidato da Jean-Claude Junker era quella di aumentare il denaro per i prossimi anni di 5 miliardi di euro, arrivando ad una cifra complessiva pari a 38,8 miliardi. Cifra che arriverebbe a 42 miliardi se oltre ai fondi Fesr e Fse si aggiungono il Feasr (agricoltura) e il Feamp (pesca). La partita, insomma, è ancora aperta ma se l’Italia non vorrà che l’Ue non riveda, al ribasso, le sue quotazioni dovrà darsi una mossa. Secondo i dati di Openpolis, riportati da Repubblica.it, l’Italia nel periodo 2007-2013 (tra l’altro prorogato fino al 2015) si è piazzata tra i 28 Stati membri al 22esimo posto per capacità di assorbimento dei fondi strutturali, circa il 10 per cento in meno della media europea. Tradotto, vuol dire che le varie amministrazioni regionali non sono state in grado di sfruttare le risorse a disposizione e non hanno progettato interventi utili in questo senso.

Il risultato di questa cattiva gestione è che lo Stato si trova a dover tirare fuori più soldi rispetto a quelli che riceve da Bruxelles. O meglio, rispetto a quelli che è in grado di utilizzare. La differenza tra dare e avere consegna un saldo negativo per l’Italia del 30 per cento. Giusto per avere un termine di paragone, la Polonia ha un saldo positivo di quasi 60 miliardi. Ma meglio di noi hanno fatto anche Grecia, Portogallo e Spagna, rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto nella classifica dei più virtuosi. Molto dipenderà, in futuro, dalla decisione della Commissione UE sulla faccenda Patto di Stabilità: se all’Italia sarà davvero concesso di tenere fuori la quota legata al cofinanziamento dei fondi, ci sarà ancora una chance per provare a rendere funzionali i finanziamenti UE.

Per completare il quadro, salta all’occhio l’enorme disparità di utilizzo dei fondi nelle singole Regioni. La più virtuosa è il Trentino Alto-Adige che su 664 milioni stanziati ad hoc, non ne ha assorbiti solo il 31,13 per cento. La Sardegna, invece, la stessa percentuale è riuscita ad impiegarla: su circa 4,7 miliardi di euro a disposizione, quasi il 70 per cento è rimasto inutilizzato. Ma c’è anche chi ha fatto peggio, come la Basilicata (il 28, 3 per cento su 2,6 miliardi) e il Molise (il 25,3 per cento su 1,2 miliardi). Da oggi fino alla fine del 2015 il Mezzogiorno deve necessariamente usare ancora 15 miliardi dei fondi 2007-2013. In gioco non c’è la quota dei prossimi sei anni, ma anche la crescita del Paese che non può prescindere da un uso migliore dei soldi europei.

©Futuro Europa®

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