Cronache britanniche

Londra – La settimana che sta per terminare segnerà un avvenimento storico per l’Irlanda del Nord. Il rinnovo del processo di pace per sostenere il funzionamento e la stabilità delle istituzioni democratiche entra, infatti, nella sua fase decisiva con l’arrivo a Belfast di David Cameron e del primo ministro irlandese Enda Kenny.  I colloqui che si erano interrotti nel dicembre 2013 e che sono ripresi a ottobre vertono su temi quali la spesa sociale, bandiere ed emblemi e manifestazioni e per rilanciare e dare piena attuazione al processo di pace cosiddetto “Accordo del Venerdì Santo” del 1998 che riguarda il sistema di governo dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito e le sue relazioni con l’Irlanda.

Theresa Villiers, segretario di stato britannico per l’Irlanda del Nord, ha però voluto mettere in chiaro che non ci sarà nessun “assegno in bianco” questa volta, sostenendo che i problemi non si risolveranno solamente con un impegno economico di Londra, ma che tutti i partiti dovranno impegnarsi ad attuare il programma che verrà negoziato, in quel che appare poter essere un compromesso storico (giustificata dunque la presenza diretta del premier Cameron).

I negoziati non saranno comunque semplici e dovranno superare gli ostacoli posti da Sinn Fein, il quale ha già presentato una serie di richieste che vanno da un aumento dei fondi per lo Stormont (parlamento nordirlandese) fino all’approvazione di un Irish Language Act, passando per incremento del budget per il welfare. Conor Murphy, uno dei negoziatori del partito indipendentista, ha già avvisato che lo Sinn Fein non cederà neanche su un penny visto che il tesoro britannico ha già tagliato un miliardo di sterline negli ultimi quattro anni. Insomma “non si faranno sconti o regali di Natale”, e in un momento nel quale il deficit di Londra è balzato alle stelle, i soldi sembrano difficili da trovare. A tal proposito, a far la voce grossa ci ha pensato lo stesso ministro delle finanze George Osborne, che proprio qualche giorno fa si è impegnato ad attuare il più grande taglio della spesa pubblica britannica dagli anni ‘30.

A chiedere a gran voce una risoluzione del processo di pace è intervenuta anche Bruxelles. Il Parlamento europeo ha, infatti, ribadito la necessità di migliorare le relazioni tra le comunità e di promuovere lo sviluppo economico e sociale nell’Irlanda del Nord. Attraverso l’EU PEACE, che fornisce €150 milioni per far fronte alle questioni prioritarie del paese, l’Europa s’impegna dunque a supportare una risoluzione definitiva, certo i soldi sarebbero potuti essere di più, se non fosse che i tre partiti nordirlandesi presenti a Strasburgo avessero tutti votato contro la nomina a presidente di Juncker. Chissà che il neo presidente della commissione europea che sembra aver impartito una linea piuttosto soft verso i suoi oppositori (lo stesso Cameron su tutti), non decida di mettere mano al portafogli per sostenere ulteriormente il processo di pace nel paese.

©Futuro Europa®

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