Corruzione: idee inefficaci di Renzi e gaffe di Marino

Renzi e Marino di fronte all’imponente fenomeno della corruzione sembrano accomunati da una inopportunità, diciamola così, di azione. Il Presidente del Consiglio tuona contro i corrotti ed i corruttori annunciando l’aumento delle pene ed i termini per la prescrizione, ma tali interventi, sempre che divengano effettivi, appaiono del tutto insufficiente ed inefficienti.

Innanzi tutto bisogna rilevare che il metodo (un disegno di legge anziché un decreto) non va, il che dimostra come Renzi non consideri quello della corruzione un tema urgente. Quindi, dopo il solito roboante annuncio, tutto è rimandato alle paludi parlamentari, dove potrà succedere tutto ed il contrario di tutto, insomma, ad oggi, nulla è cambiato se non nelle mere intenzioni.

Ma non è solo il metodo a non convincere, è soprattutto il merito. Pensate veramente che un semplice aumento di pena (e sappiamo bene quanto siano effettive le pene nel nostro Paese) costituisca deterrente valido per il corrotto ed il corruttore? Pensate veramente che un modesto aumento del termine per la prescrizione sia un rimedio efficace per rendere i processi incisivi? Io credo di no, non penso proprio che il pubblico ufficiale che si determini a prendere una mazzetta milionaria non si fermi se la pena è quattro anni, mentre si fermi se la pena è sei anni: se fosse colto sul fatto e la pena fosse effettiva, ben poca differenza farebbe la quantità, comunque il personaggio sarebbe rovinato. Riguardo alla prescrizione, l’aumento del termine di due anni è assolutamente irrilevante, infatti chi conosce le dinamiche processuali ed i tempi biblici e farraginosi del nostro attuale sistema giudiziario, ben sa che bastano, ad esempio, due certificati medici in più magari per qualche testimone per bypassare il problema.

Ben altri sembrerebbero gli interventi necessari per essere veramente incisivi. Se consideriamo che nel processo penale per corruzione, dove spesso vi sono misure cautelari, entra in gioco la Procura della Repubblica, il Gup, il Tribunale del Riesame, il Tribunale in primo grado, la Corte d’Appello in secondo ed la Cassazione, come giudice di legittimità, si comprende come un bravo difensore possa districarsi per arrivare al termine prescrizionale senza colpo ferire.

Se si vuole veramente essere efficaci sul punto basterebbe prevedere l’imprescrittibilità dei reati corruttivi dopo il rinvio a giudizio. Il che manterrebbe ferma una certa tutela dell’indagato durante le indagini e prima di una decisione sulla ipotesi di colpevolezza suffragata da riscontri probatori concreti, ma renderebbe poi più tranquillo e celere il processo vero e proprio, non sussistendo più alcun interesse per l’imputato al rinvio pretestuoso. Peraltro, visto l’allarme sociale che desta la corruzione, non si vede proprio perché non possano essere utilizzati gli stessi strumenti che già esistono, ad esempio, per l’omicidio che è, appunto, imprescrittibile. Riguardo, invece, ad un migliore contrasto ai comportamenti illeciti è evidente che bisogna cercare di spezzare il vincolo di complicità tra corrotto e corruttore, nonché tra concusso e concussore, prevedendo una sorta di impunibilità (o, quanto meno, un fortissimo sconto di pena) nei confronti del “pentito” che, restituito il maltolto, denunci o, comunque, contribuisca ad incastrare il “compagno di merende”.

Poi esiste un tema fondamentale per il nostro Paese che è quello della effettività della pena,  per cui non ritengo necessaria la minaccia di chissà quale tremenda punizione che rimanga sulla carta, essendo molto meglio essere più modesti ma veri. Su questo tema bisognerebbe aprire un ampio dibattito e fare riforme efficaci.

Ma se Renzi non convince sul tema, ancora meno convince Marino, il quale sempre più in difficoltà appare nello tsunami di Mafia Capitale e come primo provvedimento ha rimosso quell’assessore, la Cutini, che nelle intercettazioni era quello che più eccelleva come assolutamente impenetrabile ai contatti della cricca. Ciò quanto meno desta serie perplessità sull’efficacia dell’azione moralizzatrice che il genovese trapiantato a Roma dice di voler portare avanti.

La inadeguatezza del Sindaco, quindi, viene alla luce anche in quest’ultimo passaggio, il che rende ancor più evidente la necessità di correre subito alle urne, nelle quali certo Marino potrà essere rieletto (ma a quel punto ogni romano avrà fatto la sua specifica scelta con assoluta cognizione di causa). Dal mio punto di vista mi rassicura la coraggiosa candidatura a primo cittadino della Capitale alla quale si è reso disponibile un uomo delle istituzioni, il generale Domenico Rossi, deputato dei Popolari per l’Italia e attuale Sottosegretario alla Difesa, che vista la sua esperienza nel settore della sicurezza, vista la sua specchiata moralità confermata in molti anni di servizio e vista la sua distanza dalle correnti dei partiti attualmente presenti in Consiglio appare avere un profilo perfetto per guidare la nostra città fuori dalla palude in cui si trova.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo, avvocato, è membro del “Progetto Mediazione” del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma]

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Un Commento

  • Caro Domenico , bravo! sono convinto che i militari potrebbero continuare a costituire una risorsa importante per il PAESE sopratutto per la serietà, l’etica e la capacità di gestire situazioni complesse e mutevoli anche nel campo amministrativo. Mi fa piacere se pensi di candidarti ed io ti assicuro il mio voto ed il mio sostegno. Fammi sapere e ricambio gli Auguri per le imminenti festività.

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