Il Brasile fa i conti con il regime militare dopo trent’anni
Mercoledì 10 dicembre, a Brasilia, la Commissione Nazionale della Verità ha presentato a Dilma Rousseff i risultati di due anni di lavoro sugli anni (1964-1985) che videro il paese governato dai militari. Si è trattato di illuminare con ricerche, deposizioni, confronti quegli anni in cui, tra lotte armate, torture, omicidi di stato, persero la vita 434 persone, di 210 di queste continuano ad essere sconosciuti i luoghi di morte e di sepoltura, i cosiddetti “desaparecidos”.
In 3000 pagine, la Commissione individua 377 responsabili degli anni del terrore militare. Li divide in tre categorie: nella prima vi sono i responsabili politici ed istituzionali, vi figurano tutti e cinque i militari che furono presidenti della Repubblica in quegli anni, fatto che ha suscitato le ire dei militari che si sono espressi per bocca dei vari circoli di militari in pensione, non potendolo fare quelli in servizio. Nel secondo gruppo compaiono i responsabili della gestione delle strutture e procedimenti, ex comandanti di unità militari ed ex dirigenti della policia. La Commissione colloca in questa categoria di responsabilità anche gli Istituti di medicina legale che permisero abusi nei loro stabilimenti, anche senza averli compiuti personalmente. Nell’ultima categoria vi sono i responsabili diretti di crimini, militari e agenti di polizia, che uccisero, fecero scomparire le persone e torturarono gli oppositori. Di tutti questi ne sono ancora in vita 192.
La Commissione Nazionale di Verità, alla conclusione dei suoi lavori e nella relazione scritta, ha chiesto la revoca dell’amnistia del 1979. Infatti, nel graduale ritorno alla democrazia, nel 1979 i militari emanarono un’amnistia che cancellava tutti i loro reati, incluse tutte le azione dell’opposizione armata. Negli anni successivi vi sono stati alcuni processi contro i responsabili di crimini, ma gli indagati hanno tutti fatto ricorso all’amnistia. Un ricorso al Supremo Tribunale Federale, una specie di Corte Costituzionale, è stato respinto con la conferma dell’amnistia.
Diverso è stato il comportamento degli altri paesi coinvolti nei regimi militari di quegli anni. Infatti, l’Argentina, il Cile e l’Uruguay in un primo momento hanno concesso ampie amnistie ai loro militari anch’essi colpevoli di orribili crimini, poi, con tempi e modalità diverse, hanno cancellate le varie amnistie mandando sotto processo e poi in galera i responsabili di crimini e torture di quegli anni. In Brasile bisogna dire che sono poche le voci che chiedono la revoca dell’amnistia, nemmeno il PT di Lula e della Rousseff lo hanno mai chiesto. Il Brasile, per questa sua posizione, è stato pure criticato dalla Commissione Internazionale dei Diritti Umani.
Nel ricevere la relazione della Commissione, la Rousseff non ha potuto contenere la sua emozione, portandola a piangere, ha ricordato come i segni della tortura sono ormai parte di lei. Anche i due ex presidenti, Cardoso e Lula, sono stati sentiti dalla Commissione sulle loro esperienze durante gli anni del regime militare, esilio e prigione da loro subiti sono stati ricordati dai due ex presidenti. Nella relazione vi è anche una parte che riguarda l’appoggio della Chiesa Cattolica e di alcune chiese Evangeliche al golpe del 1964. Il sostegno dei primi anni però cambiò con il tempo, tanto che poi la Chiesa Cattolica diventò uno degli ambienti più critici verso i militari e favorevoli al ritorno della democrazia in Brasile.
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