Somos todos americanos
Con questa frase il Presidente Barack Obama ha concluso il discorso che annunciava le iniziative destinate a ripristinare la relazioni diplomatiche con Cuba. Dopo aver parlato al telefono con Raul Castro per quasi 45 minuti e dopo aver negoziato il rilascio del contractor americano Alan Gross, che da 5 anni era in carcere a Cuba, i due Capi di Stato hanno finalmente annunciato al popolo le loro decisioni.
E il popolo è impazzito; tutti i cubani si sono riversati sulle strade a ballare e cantare, pazzi di gioia. Per loro significa forse la fine di un incubo, forse la possibilità di migliorare le loro condizioni di vita; non sarà immediato e non sarà facile. Ma accadrà. Quindi, gli americani hanno deciso che forse Cuba non è più da considerarsi “uno stato sponsor del terrorismo”, come considerato dal 1982. Obama ha detto che il primo passo sarà quello di inviare una delegazione statunitense, guidata dal Vicesegretario di Stato per gli affari dell’emisfero occidentale, Roberta Jacobson, per una tornata di colloqui tra i due paesi. Queste discussioni sono in programma per gennaio a L’Avana.
L’effetto più rilevante sarà il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra L’Avana e Washington per poi rivedere la possibilità di rilascio di visti turistici agli americani che lo richiedessero. Allo stato attuale un americano per andare a Cuba ha tre possibilità: o chiede un permesso speciale, magari in occasione di congressi scientifici, comunque con motivazioni importanti, oppure come giornalista sempre per motivi specifici, oppure può entrare nel paese attraverso altri paesi, ma non è né scontato né facile. Cosa comporterà questo, si vedrà a breve; il Governo cubano è già pronto o almeno si sta preparando a questa eventualità; un piano turistico è stato predisposto e la legge 118 del 2014 sugli investimenti stranieri, ha dato una grande vitalità al Paese.
Anche se bisogna tenere a mente che l’embargo non è ancora stato sollevato e che sarà il Congresso a doverlo sancire. Quindi cambiamenti sì, ma a poco a poco. Infatti nel suo discorso il Presidente americano ha sottolineato che l’isolamento di 53 anni a poco è servito agli interessi degli Stati Uniti, per cui si è detto favorevole alla rimozione dell’embargo, aggiungendo che ne parlerà con il Congresso.
Certo è che, come ampiamente dichiarato, Papa Francesco è stato la macchina di pace che ha riavvicinato le due nazioni. Grazie a lui Cuba vedrà una nuova alba; se lo merita ampiamente e non solo perché “siamo tutti americani” ma perché alla fine hanno sempre pagato i più deboli per le scelte di pochi, perché il popolo cubano merita molto di più e deve riscuotere un credito con la storia.
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