Patto o meno, per il Quirinale servono i numeri

La partita del Quirinale dà una scossa, l’ennesima, al patto del Nazareno. “Possono smentire quello che vogliono: il patto del Nazareno prevede come conseguenza logica un’intesa anche sul Quirinale”. Silvio Berlusconi ha ribadito il concetto all’ultima cena di Forza Italia, rispondendo a Lorenza Guerini e Debora Serracchiani che avevano smentito un’intesa, seppur tacita, tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.

L’elezione del nuovo Capo dello Stato, di fatto, sarà un banco di prova, una verifica del patto tra Matteo e l’ex Cav. I dissidenti Pd e i frondisti forzisti non aspettano altro che mettere i bastoni fra le ruote ai loro capi. Il pasticcio dei 101 nell’ultima tornata quirinalizia del 2013 non è stato dimenticato da nessuno, e l’anonimato della votazione potrebbe dare adito a colpi di scena impensabili. Insomma la sfida è tutt’altro che scontata e il colloquio tra il premier Renzi e Romano Prodi dei giorni scorsi, di certo, non ha contribuito a rasserenare, anzi a rinsaldare, il Patto.

Silvio Berlusconi ha mandato in avanscoperta Gianni Letta per capire quali siano le intenzioni di Renzi: il leader azzurro adesso non si fida più. In risposta alle voci che vorrebbero Denis Verdini in ritirata, l’ex Cav lo ha incaricato di aprire un canale di comunicazione con Luca Lotti, il giovane braccio destro del premier. Il Patto traballa anche perché il presidente del Consiglio sta facendo di tutto per tenere separato il piano del Quirinale con quello riformista. E’ chiaro che se Renzi riuscisse a chiudere la faccenda riforme, non avrebbe più bisogno dei numeri di Forza Italia per il nuovo inquilino del Colle. A proposito di cifre, non sono mai state così confuse. I grandi elettori di Berlusconi sono 130, ma Raffaele Fitto, il primo dei frondisti, ne controlla almeno una quarantina. Difficile ipotizzare cosa faranno nel caso in cui verrà scelto un candidato poco gradito. Neanche Renzi, ad ogni modo, è al sicuro perché seppure numericamente inferiori, i dissidenti dem potrebbero aumentare protetti dal segreto dell’urna.

Occorre che ognuno faccia bene i propri conti. Anche perché pare ormai certo che la nuova legge elettorale non entrerà in vigore prima di settembre 2016. Questo significa che la prima finestra utile per il voto si sposta al 2017. Una boccata d’ossigeno per chi di andare alle urne a breve proprio non ne vuole sapere. In primis i parlamentari dissidenti Pd e frondisti forzisti che non hanno alcuna certezza sulla loro riconferma. Allora meglio aspettare, prima si vota per il Quirinale.

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