Relazioni USA-Cuba, quale beneficio per il Brasile?
I rapporti tra Brasile e Cuba sono sempre stati particolari, anche nei momenti in cui il Brasile si è trovato, diciamo, a “destra”, come durante il regime dei militari. Il Brasile non ha mai mancato alla tradizionale solidarietà dei paesi latino americani verso Cuba, con relativa richiesta agli – alcune volte alleati – USA di por fine all’embargo verso l’isola caribegna. Le cose diventano diverse con la presidenza Lula e l’andata al governo del PT, partito chiaramente dell’estrema sinistra sudamericana. Quando fu rapito l’ambasciatore americano Elbrick nel 1969, durante il regime dei militari, in cambio della sua libertà furono rilasciate molte figure dell’opposizione che andarono a Cuba. Tra di essi Jose Dirceu, che si fece fare una plastica al viso, tornò nel suo paese per lottare contro i militari. Con l’amnistia, tornò a Cuba, si rifece dare il vecchio viso e tornò in Brasile dove divenne un leader importante del PT. Lula, durante le sue molte campagne elettorali, prima di vincere quella del 2002, faceva delle piccole lotterie per finanziarsi, il primo premio era un viaggio a Cuba con Lula e con l’incontro con Fidel Castro.
È naturale che in questi anni la solidarietà del Brasile verso Cuba si è rafforzata traducendosi anche in aiuti economici e di varia natura. Non sono mancate però le critiche dell’opposizione, in modo particolare su due progetti recenti molto importanti. Nello scorso anno molte polemiche, ma anche molto consenso popolare, ha suscitato il progetto “mais medicos” (più medici), ovvero più di duemila medici cubani per colmare la mancanza di medici in aree periferiche delle grandi metropoli brasiliane e nelle aree più remote dell’immenso paese. Ma il fatto più importante è l’investimento per l’ampliamento del porto di Mariel.
Prima di entrare nella vicenda odierna, va ricordata la tragica vicenda che accadde nel 1980 in questo porto a 45 km da Cuba. Una crisi dell’economia cubana spinse 10.000 cubani a tentare di ottenere asilo nell’ambasciata peruviana. In seguito, un accordo tra autorità cubane e USA consentì un esodo di 125.000 cubani verso gli Stati Uniti. La cosa ebbe aspetti paradossali, quando gli USA scoprirono che tra i 125.000 esuli le autorità cubane avevano inserito delinquenti comuni e soggetti con problemi psichiatrici. I profughi passarono alla storia come “marielitos”. La vicenda non fu di impedimento al Ministro dello sviluppo brasiliano Miguel Jorge per trattare dell’impegno del suo paese nel porto di Mariel con Raul Castro, era il 2009 e l’incontro avvenne nella casa dell’allora ambasciatore brasiliano a La Havana. Nel gennaio del 2014, Dilma Rousseff, di ritorno da Davos, inaugura con Fidel Castro il porto di Mariel, un investimento di circa un miliardo di dollari, costruito dall’impresa brasiliana di costruzioni Odebrecht. La Odebrecht ha costruito, in società con la compagnia governativa Qualitt, un terminale internazionale capace di movimentare 800.000 container. Secondo l’ex ministro Jorge, il porto dovrebbe attrarre imprese brasiliane che potranno esportare verso l’America Centrale. La struttura prevede inoltre di ricevere imprese petrolchimiche, di biotecnologie, informatiche ed agricole. La zona è denominata Zona Speciale di Sviluppo Economico. L’Odebrecht sta già modernizzando l’aeroporto di L’Avana e gestendo uno zuccherificio.
Cosa accadrà quando verrà tolto l’embargo USA? L’ex ministro Jorge è sicuro che Mariel avrà un grande futuro, perché è vicino agli USA e permetterà al Brasile di essere un grande protagonista nella nuova crescita economica di Cuba. Non mancano gli scettici, Jose Augusto Castro, presidente dell’Associazione del Commercio Estero del Brasile, valuta che “è ancora necessario avere una certa cautela per dire che questo cambiamento tra Stati Uniti e Cuba è buono per il Brasile. Dobbiamo salutarlo dal punto di vista politico, senza dubbio, ma, dal punto di vista economico dobbiamo aspettare”. Si aspetta anche di sapere cosa ne pensa il vecchio dittatore Fidel Castro che ad oggi è stato muto ed assente.
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