Tunisia, Béji Caid Essebsi primo Presidente della seconda Repubblica
I tunisini hanno eletto, per la prima volta liberamente, il loro Presidente. Due finalisti si sono scontrati con propositi a volte incendiari, in una campagna molto agitata: il Presidente uscente Moncef Marzuki, 69 anni e l’ottantottenne ex Primo Ministro Béji Caid Essebsi.
Nel loro percorso, tutto, o quasi, ha contrapposto i due candidati. Sotto Ben Ali, Moncef Marzuki membro dell’opposizione di sinistra e difensore dei diritti umani, ha esercitato la sua professione di medico in esilio, in Francia. Dopo il colpo di Stato del 1987, Béji Caid Essebsi già ex Ministro degli Interni di Bourghiba, diventa Presidente del Parlamento, per poi optare però per la carriera diplomatica. All’indomani della Rivoluzione, i due uomini tornano nell’arena politica. Béji Caid Essebsi diventa Primo Ministro di transizione per traghettare la Tunisia verso le sue prime elezioni libere. Marzuki è Presidente provvisorio grazie all’alleanza con gli islamisti di Ennahada, vincitori delle elezioni del 2011. E’ a questo punto che Essebsi fonda il suo Partito Nidaa Tounes. Diventa in due anni la prima forza di opposizione erede del “burghibismo” e vince le elezioni politiche dello scorso Ottobre. Il Partito capitalizza sull’anti-islamismo, sul bilancio negativo riguardante la gestione della sicurezza e dell’economia, tutti argomenti molto contestati a Ennahada. Queste due traiettorie spiegano oggi il posizionamento dei due contendenti: Béji Caid Essebsi sulla difensiva contro l’islamismo e Moncef Marzuki come garante delle vittorie acquisite con la rivoluzione contro il ritorno del vecchio regime. Lunedì, dopo ore di incertezza e rivendicazioni di vittoria da entrambe le parti, ad ottenere più voti è stato finalmente Essebsi ad essere decretato vincitore con 1,7 milioni di voti contro l’1,3 ottenuti dal suo rivale. Dire che l’uomo del passato, come viene presentato dai suoi detrattori, è parte ineluttabile del futuro non è poi così esagerato. Béji Caid Essebsi diventa a 88 anni il Primo Presidente della seconda Repubblica tunisina, una vecchia volpe della politica che ha saputo, per un felice concorso di circostanze, ritrovare un posto da protagonista della scena politica.
Soprannominato “Bajboui” o BCE, Béji Caid Essebsi nasce il 29 Novembre del 1926 a Sidi Bou Said, dentro le mura del mausoleo di Sidi Bou Sai del Béji, un segno premonitore diranno i superstiziosi, per quest’uomo la cui carriera politica è stata segnata da un’importante svolta grazie alla Rivoluzione del 14 Gennaio 2011. Avendo già ottenuto grandi risultati all’indomani delle prime elezioni libere del Paese che hanno posto le basi della transizione democratica in Tunisia, Essebsi sarà anche l’uomo del coronamento di questa delicata tappa, per essersi imposto come attore imprescindibile della scena politica in Tunisia. Dalla sua nomina a Primo Ministro nel 2011, in una fase caotica, Béji Caid Essebsi ha scalato tutti i gradini che lo hanno poi portato alla vittoria. Nato nel 2012 per contrastare l’egemonia del Partito Islamista Ennahada, il suo Partito Nidaa Tounes ha saputo rapidamente ristabilire l’equilibrio a tal punto da diventare unica alternativa credibile al Partito islamista. Essebsi è una parte indissolubile del successo di Nidaa Tounes, Partito essenzialmente eteroclita. Per lui il senso dello Stato è un valore incommensurabile ed è riuscito a calibrare sapientemente ingredienti singolari e delicati come Islam e sicurezza, distinguendosi dai suoi avversari per una peculiarità della quale è unico detentore del segreto. Parla l’arabo dialettale, distilla tutti i suoi discorsi con versetti coranici, non manca mai di ricordare l’articolo 1 della Costituzione del Giugno 1956, conservato tale e quale nella Costituzione del 27 Gennaio 2014: “La Tunisia è uno Stato libero, indipendente e sovrano, l’Islam è la sua religione, l’arabo la sua lingua, la Repubblica il suo regime”. Questa formula traduce da sola tutta la visione di Béji Caid Essebsi. Tutta la sua campagna è stata concepita intorno a questa formula. In contrapposizione a Moncef Marzuki o Ennahada, Béji Caid Essebsi ha fatto di questo articolo e della restaurazione del prestigio dello Stato e del primato della legge il suo cavallo di battaglia.Della sua età ha saputo fare un punto di forza giocando sull’esperienza, ponendo le basi per la sua credibilità e reputazione.
Essebsi si è fatto le ossa con Bourghiba. Ponendosi come discepolo ed erede del padre della Nazione, ha ripristinato a suo vantaggio la nozione di padre e di uomo della provvidenza. Ora dovrà darsi un gran da fare in una Tunisia divisa e frazionata dalle giostre politiche. Il nuovo Presidente dovrà guadagnarsi il consenso di quel 45% degli elettori che non ha trovato sufficienti le sue argomentazioni durante la sua campagna elettorale, dei giovani il cui divorzio dalla politica si è accentuato in questa ultima tornata elettorale e gli altri suoi avversari che temono un ritorno progressivo della dittatura o del vecchio regime. Rappresentato spesso come sua reincarnazione – ha presieduto la Camera dei Deputati all’epoca di Ben Ali – Béji Caid Essebsi dovrà tranquillizzare chi crede che il suo obbiettivo sia iniziare una carriera da dittatore all’alba dei suoi 88 anni, come tra l’altro diceva De Gaulle. Una cosa è certa, Nidaa Tounes concentra ormai nelle sue mani tutte le leve del potere. Ricordiamo che il Partito è composto sia da gente di sinistra che da ex membri del RCD (il Partito di Ben Ali), ma sarà la formazione del nuovo Governo ad essere l’indicatore più preciso sulle sue scelte. Ma questa verrà svelata solo a Febbraio. Fino ad allora le trattative si svolgeranno trattative serrate e delicate.
La stampa tunisina ha accolto con favore questo risultato salutando una “giornata storica” e “il voto della speranza”, ma rivela anche che le sfide sono molteplici, soprattutto sul piano economico, perché 4 anni dopo una rivoluzione ampiamente motivata dalla povertà, la disoccupazione e la miseria rimangono endemiche e la crescita anemica. Altra grande sfida è la sicurezza per la nascita di una sfera d’influenza jihadista armata, responsabile della morte di decine di soldati, soprattutto alla frontiera algerina, e di due figure politiche di rilievo anti-islamista, nel 2013. Alcuni militanti dell’ISIS hanno minacciato la Tunisia pochi giorni prima delle elezioni. Scrive Essabah Hebdo: “il verdetto delle urne è: ora al lavoro!. Tutto quello che ci auguriamo, quale che sia il risultato, è che colui che verrà eletto sia all’altezza delle sfide”. In 4 anni il Paese non ha mai mollato, non mollerà sicuramente ora. Non per nulla The Economist la ha nominata “Paese dell’anno”, per la sua moderazione e perché “dà speranza a una regione disgraziata e a un mondo inquieto”.