Grazie, prego, scusi
C’è una nuova pubblicità in tivù. Si vede all’inizio una scenetta di un film di Totò in bianco e nero. Il principe starnuta violentemente in faccia a un tipo. E fin qui tutto bene. Poi si ritorna ai nostri tempi e un attore, Ricky Tognazzi, con aria serena e voce rassicurante ci dice che Totò è Totò, ma che quando si starnutisce bisogna coprirsi il naso con la mano.
Mentre queste immagini scorrevano, vedevo in parallelo scorrere le immagini della fine della nostra società. Fine ingloriosa dovuta a lunga malattia. Siamo dunque arrivati a questo; la tivù si sostituisce alla famiglia e alla scuola. Io e i miei coetanei abbiamo saputo da subito che bisognava coprirsi il naso quando si starnutiva, aiutandosi con un fazzoletto, perché le nostre mamme ce l’hanno fatto presente, a volte con maniere gentili e a volte meno. D’altra parte il raffreddore è un’affezione infettiva, generalmente non grave, delle prime vie respiratorie e in particolare del naso e della gola e quindi starnutire significa spruzzare nell’aria il famoso Rhinovirus. Così come sappiamo che ci si deve rivolgere agli estranei dando del lei, perché solo i cafoni danno del tu a tutti. Io credo che abbiamo toccato il fondo.
I nostri giovani sono tutti laureati e maleducati. Hanno studiato le conseguenze sull’ambiente giamaicano del verme sapiens ma sull’autobus non si alzano per cedere il posto ad un anziano; conoscono la velocità delle trasmissioni nell’etere ma ignorano la capitale del Perù.
Il concetto di educazione coinvolge tutti gli stimoli che ci provengono dal mondo esterno, dalle cure familiari ai contatti con il mondo della scuola, dall’incontro occasionale all’apporto dei mezzi di comunicazione. Ogni essere umano ha potenzialmente l’intelligenza e le energie affettive da esprimere ed ha anche delle naturali attitudini. Dipenderà in gran parte dall’educazione, dagli stimoli ambientali che quelle energie potenziali trovino il modo più compiuto e più equilibrato di realizzarsi. Ecco, di questi tempi ci sono solo stimoli ambientali negativi, non solo eclatanti, ma nella quotidianità. Ho visto mille volte padri e madri in scooter con bambini allacciati dietro passare con il rosso, oppure imprecare verso automobilisti lenti e via così. Quei genitori così moderni producono generazioni di prepotenti, di insensibili al concetto di rispetto verso gli altri.
E le trasmissioni televisive non sono meglio. Adesso si fa tanta attenzione al bullismo, fenomeno in espansione. Ma il bullismo c’è sempre stato, il compagno di classe più strafottente e la pletora di cretini che vivono alla sua ombra, fa parte dei ricordi di ognuno di noi o quasi. Il problema è che ora non c’è più la famiglia dietro a supportare: i ragazzi sono soli. C’è rimedio? Credo di no. Pubblicità Progresso è attiva dal 1971 e vorrei sapere se hanno portato risultati le sue innumerevoli campagne. Me lo auguro, ma guardandomi intorno mi sembra difficile. In questi tempi se qualcuno ti apre la porta di un qualunque posto, perché tu hai le mani piene di pacchi, si guarda con sospetto l’autore del gesto oppure ci si meraviglia. Perché siamo arrivati a stupirci di ciò che dovrebbe essere la norma. Perché abbiamo fallito, siamo una società decadente che vive sui ricordi, che non ha investito nella scuola e negli insegnanti.
Credo ormai sia tardi. Aspettiamoci pubblicità per ripristinare il sorriso. E una campagna per il grazie.