Scuola, dal prossimo anno si cambia
La riforma della Scuola predisposta dal Governo Renzi ha ricevuto il via libera con l’approvazione della Legge di Stabilità lo scorso 22 dicembre quando la Camera ha approvato, in via definitiva, il disegno di legge recante “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato” in cui è contenuta. Riforma che è il risultato di un lungo e laborioso processo decisionale e di progressive correzioni e integrazioni al disegno originario, che ha avuto inizio il 15 settembre con l’avvio della Consultazione Pubblica La Buona Scuola, in cui erano state tracciate le priorità del Governo nel campo dell’istruzione.
Nel testo di Legge è scritto che “al fine di dotare il Paese di un sistema d’istruzione scolastica che si caratterizzi per un rafforzamento dell’offerta formativa e della continuità didattica, per la valorizzazione dei docenti e per una sostanziale attuazione dell’autonomia scolastica, anche attraverso la valutazione, nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca è istituito un fondo denominato Fondo La buona scuola, con la dotazione di 1.000 milioni di euro per l’anno 2015 e di 3.000 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2016, con prioritario riferimento alla realizzazione di un piano straordinario di assunzioni, al potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro e alla formazione dei docenti e dei dirigenti”. Con queste affermazioni dovrebbe aver inizio, nell’intendimento del Governo, un cambiamento epocale nel sistema dell’istruzione in Italia (le misure previste entreranno in vigore a partire dal 1 gennaio 2015).
La Buona Scuola, a detta del Presidente Renzi, può essere definita come una “grande campagna d’ascolto” per “disegnare la scuola che verrà”. Campagna di ascolto che ha registrato: 1.800.000 partecipanti on-line e off-line, 1.300.000 accessi al sito, 200.000 partecipanti ai dibattiti sul territorio, 67% media del coinvolgimento degli USR, 5.000 email ricevute, 45.000 commenti rapidi; al Questionario: 130.000 partecipanti, 6.470.000 risposte; al dibattito online: 5.000 proposte, 18.164 risposte, 138.193 mi piace. Un Tour, che ha toccato 40 tappe sul territorio, indubbiamente ha contraddistinto una Consultazione pubblica, durata due mesi, dal 15 settembre al 15 novembre, che ha trovato riscontro nei cittadini. I risultati sono stati presentati il 15 dicembre dal ministro Giannini. “Consultazione Pubblica” che nei propositi del Governo diventa “metodo di lavoro” del Governo e dell’Amministrazione dello Stato essendo attuata in tutte le principali Riforme in divenire.
Nel Piano di Riforme previsto dal Governo si vuole innanzitutto dare il via all’adozione di un Piano straordinario di assunzioni che permetta di ampliare l’offerta formativa, abolire le supplenze annuali, chiudere la questione del precariato storico della scuola, ripristinando il sano principio costituzionale dell’accesso all’insegnamento esclusivamente attraverso concorso pubblico.
E’ previsto, poi, un “Piano straordinario” per assumere a settembre 2015 quasi 150 mila docenti: i precari storici, i vincitori e gli idonei dell’ultimo concorso; sarà bandito un nuovo concorso per permettere ad altri 40 mila abilitati all’insegnamento di entrare in ruolo, sostituendo via via – tra il 2016 e il 2019 – i colleghi che andranno in pensione. Dopo il 2015-2016, quando sarà ristabilita la regola dell’assunzione solo per concorso, l’abilitazione all’insegnamento diventerà centrale, perché in futuro i concorsi saranno riservati ai soli abilitati e solo gli abilitati potranno iscriversi nelle nuove graduatorie di istituto ed essere chiamati a svolgere le poche supplenze in classe che non si dovesse riuscire ad eliminare del tutto attraverso la nuova gestione interna alle scuole e agli organici funzionali. Infine (ma non ultime per importanza tra le priorità contenute nella Riforma e presentate) lo status giuridico ed economico dei docenti e la trasparenza unita al pieno accesso ai dati della scuola.
La Buona Scuola punta al rafforzamento del profilo professionale dei docenti, attraverso una formazione costante, rivolta anche ai nuovi contenuti digitali, da rendere obbligatoria. Dovrà cambiare la carriera dei docenti, nel rispetto del merito e dell’impegno: l’obiettivo è giungere ad un nuovo status giuridico dei docenti, che consenta incentivi economici basati sulla qualità della didattica, la formazione in servizio, il lavoro svolto per sviluppare e migliorare il progetto formativo della propria scuola. Dal 1° settembre 2015 partirà un periodo di transizione verso il nuovo sistema di progressione di carriera, e quindi di retribuzione dei docenti, che non si fonderà più soltanto sull’anzianità, ma soprattutto sull’impegno e sul contributo dei docenti al miglioramento della scuola in cui lavorano.