Giacomel (PolicyBrain): startup, serve innovazione ma certezza di mercato
Laureato in Economia alla Bocconi di Milano, è amministratore delegato di PolicyBrain, promettente startup innovativa che segue la creazione e l’approvazione delle leggi italiane in Parlamento. Parliamo di Luca Giacomel, un giovane ventitreenne che sfida con successo la crisi economica italiana. Lo abbiamo incontrato per rivolgergli alcune domande.
Com’è nata l’attività e a chi si rivolge?
E’ nata da un incontro, nel settembre 2013, con i due soci fondatori di Cattaneo Zanetto Spa, ovvero la maggiore società per fatturato di lobbying e Public affairs in Italia. La nostra attività, PolicyBrain, è nata assieme a loro, come investitori principali di questa startup. Abbiamo puntato sull’innovazione, ponendoci come obiettivo l’analisi dei dati del panorama legislativo italiano. Attualmente la startup si rivolge a tutte le imprese che hanno interesse a seguire l’approvazione delle leggi italiane.
Potresti farci un esempio di come funziona PolicyBrain?
Se viene proposto un atto legislativo o una regolamentazione che interessa un’azienda, noi avvisiamo in tempo reale l’impresa interessata. Questa è la prima fase del nostro lavoro e si chiama Monitoraggio. Per questa fase, abbiamo una squadra di ingegneri che si occupano dell’integrazione dei dati di Camera, Senato, Governo e di tutti i Ministeri. In più, analizziamo tutti i giornali di settore e twitter per rimanere pienamente aggiornati. Il passo successivo è la valutazione della probabilità che la legge in questione passi, tramite reti neurali che simulano delle votazioni. In base a una serie di fattori, queste ultime riescono a cogliere la percentuale di “rischio” che la legge venga approvata. Infine vi è la terza fase: una volta individuata una legge che possa andare contro gli interessi di un’azienda, proponiamo automaticamente una serie di analisi per capire chi è la persona che propone il disegno di legge, con chi interagisce e cosa emerge dalle sue interazioni sui social media. Usiamo solo dati pubblici, a scanso di equivoci.
Hai trovato delle difficoltà nell’intraprendere questo percorso?
Ho fatto molta fatica a trovare ingegneri a Milano. Ci sono molte persone che, sulla carta, dichiarano di avere grandi qualifiche e competenze ma, una volta messe sotto prova, mostrano performance al di sotto delle aspettative. Ho la sensazione che le università italiane spesso non riescano a sfornare profili che possano essere in qualche modo appetibili per un’azienda. Molti laureati italiani in discipline tecnico-scientifiche hanno, a mio avviso, una preparazione troppo generica. Forse il tutto è dovuto anche al metodo d’insegnamento delle nostre Università.
Il vostro potenziale appare notevole. Avete in programma di espandervi all’estero?
La nostra intenzione è di espanderci verso un mercato maggiore e globale come quello europeo, in cui l’attività di lobbying è vista con meno sospetto e in cui le aziende di riferimento sono le multinazionali. Le leggi europee influenzano una platea assai maggiore di imprese e di persone. Il nostro obiettivo è quello di riuscire, a breve, ad avere un prodotto che abbia un certo “respiro” europeo.
Cosa consiglieresti ai molti giovani italiani che desiderano avviare una startup, tra mille remore e timori?
L’Italia ha troppe regole, una burocrazia asfissiante e pochi capitali. Se si è interessati ad avviare un’attività imprenditoriale in Italia, bisogna in qualche modo capire se il gioco vale la candela. E’ fondamentale conoscere molto bene le regole del mercato italiano e capire cosa può avere un feedback e cosa no. Ci sono modi molto semplici di partire con un’attività all’estero, pur rimanendo fisicamente in Italia. Per aprire una società in Inghilterra, ad esempio, bastano una carta di credito e pochi click. In Italia, a mio avviso, l’accesso al credito è poco serio: basta notare il fatto che ci sono quasi più incubatori che startup. Infine, è fondamentale porsi questa domanda: ho davvero l’esigenza che il mio marchio sia “Made in Italy”? Per il resto, se si ha un obiettivo preciso e si intende realizzarlo, bisogna crederci fino alla fine e lavorarci notte e giorno.