Blow up, fotografia a Napoli 1980-1990
Coloro che si trovano a Napoli, delusi dalla mancata apertura degli scavi di Pompei, possono visitare Blow up e scoprire la storia della città attraverso una mostra fotografica che durerà sino all’8 febbraio, organizzata presso il Museo di Villa Pignatelli.
Non è un caso che la mostra prenda il nome del celebre film di Antonioni, vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes del 1966. Se da un lato troviamo un regista che ha voluto focalizzare l’attenzione sulla professione del fotografo Thomas alle prese con le evoluzioni sociali degli anni sessanta, dall’altro abbiamo una raccolta di testimonianze fotografiche di un periodo che vedeva nascere una nuovo sodalizio artistico tra storia dell’arte, architettura e urbanistica.
La mostra, realizzata dalla Soprintendenza Speciale per il patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il polo museale della città di Napoli e della Reggia di Caserta col sostegno di Incontri Internazionali d’arte, riguarda l’esposizione di 140 fotografie del periodo storico che va dal 1980 al 1990, un decennio di immagini che ritrae una Napoli in fermento artistico. A finanziare questa mostra è il Servizio architettura e arte contemporanee della Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Si potrà apprezzare il lavoro certosino e consapevole dei collezionisti che hanno voluto raccogliere le opere degli artisti che in quegli anni si sono succeduti e alternati a Napoli e grande merito va a Cesare De Seta che in quegli anni, con il sostegno della Azienda Autonoma di Soggiorno Cura e Turismo di Napoli, aveva organizzato un ciclo di mostre alle quali parteciparono i più attivi fotografi del panorama culturale dell’epoca, che dovevano rappresentare la città rileggendo i luoghi urbani sede della memoria e della storia. Così possiamo apprezzare grandi maestri d’arte quali Gabriele Basilico, Arnaud Claas, Mario Cresci, Franco Fontana, Joan Fontcuberta, Lee Friedlander, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Claude Nori, Charles Traub, che si battono in un duello virtuale con i fotografi napoletani.
La ricchezza del patrimonio storico si deve anche alla genialità dei galleristi d’arte come Lucio Amelio, Giuseppe Morra, Lia Rumma e Pasquale Trisorio, che raccolsero presso di loro le opere fotografiche di grandi artisti internazionali quali Clegg & Guttmann, Andreas Gursky, Robert Mapplethorpe, Helmut Newton, Thomas Ruff, Cindy Sherman e Thomas Struth.
Si potrebbe dire una mostra rappresentativa di quel genio e sregolatezza che ha reso grande la cultura napoletana e che oggi viene illustrata anche grazie ad un ricco materiale documentaristico che ricostruisce le fasi cruciali di un decennio che ha visto svilupparsi un linguaggio artistico del tutto nuovo e considerato ancora marginale in quegli anni. Grazie all’iniziativa dei curatori Denise Maria Pagano e di Giuliano Sergio e all’intervento di Civita è oggi possibile ammirare le opere presenti in mostra anche in un catalogo edito da ARTE’M.