Zannone, lasciatela così nuda e cruda
Il sindaco di Ponza, Piero Vigorelli, ha dichiarato che l’Isola di Zannone, che fa parte dell’arcipelago Pontino, non è conosciuta né le sue risorse sfruttate a causa della sua appartenenza territoriale al Parco Nazionale del Circeo.
Eppure, la sera del 30 agosto 1970, dai cassetti del Marchese Camillo Casati Stampa, che aveva appena ucciso la moglie e il suo amante e si era poi rivolto il fucile su di sé, emersero 1.500 foto che documentavano gli audaci costumi sessuali e un diario, rilegato in pelle verde, in cui il marchese annotava nomi, circostanze, luoghi, prestazioni, sensazioni, prezzo pagato a soldati, marinai, studenti, camerieri per farli giacere con Anna. Uno dei luoghi degli incontri era la villa di Zannone, l’isola nell’arcipelago Pontino, 18 miglia marine a Sud del porto di San Felice, che dal 1979 è inserita nel Parco Nazionale del Circeo e che dagli anni Venti era stata data in concessione alla famiglia Casati come riserva di caccia.
Ma erano altri tempi e altre stragi; tutto di lusso, anche l’omicidio, niente donne sciatte che gridano, niente abitanti di paesi lontani straziati. Era una strage di classe che segnò forse la vera prima svolta sessuale degli italiani. Nulla fu più “normale”, le deviazioni e i gusti particolari divennero quasi familiari. Ed ora, il Sindaco di Ponza Piero Vigorelli detto “lo sceriffo” (ex giornalista di lunga esperienza, già Rai – di lui si ricorda solo quando nei corridoi di Via Teulada sventolò la bandiera di Forza Italia in occasione di un’affermazione elettorale dell’ex Cavaliere – e poi, forse grazie a ciò, vice direttore del TG5 e conduttore di “Miracoli” su Rete4, in cui si raccontavano guarigioni, apparizioni e prodigi riconosciuti dalla Chiesa) vorrebbe che l’Isola di Zannone fosse riportata alla ribalta.
Ma perché, mi chiedo io. Un posto così bello e incantato, con una macchia mediterranea profumata e integra e antichi lecci; un’isola dove non ci sono serpenti ma in compenso si trovano tante lucertole, quelle nere di una specie che secondo quanto riferiscono i cartelli affissi dal Parco vivono solo qui. Chiedendo permessi al Parco si possono fare escursioni a piedi, ma la passeggiata deve essere fatta nel massimo silenzio altrimenti i mufloni scappano. Questa rara specie di capre arrivò sull’isola nel dopoguerra e da allora prospera indisturbata.
E mi richiedo, è mai possibile che la razza umana debba andare ovunque? Non è sufficiente vedere come sono ridotte le altre isole, strapiene di gente che negli anni non ha usato nessuna attenzione verso la natura e ha costruito il costruibile? Non può un gioiello così rimanere solo e indisturbato, al limite meta di turisti sporadici e rispettosi?
C’è un’unica via per accedere all’isola, altera e inospitale di carattere. Io metterei lì davanti un bel cartello: vietato l’ingresso agli umani, rivolgete le vostre barche verso altri porti.