Jobs Act. E il pubblico impiego?

“Leggo di 83 vigili su 100 a Roma che non lavorano per malattia il 31 dicembre, ecco perché cambieremo nel 2015 le regole del pubblico impiego”. Parola di Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio, infatti, ha usato twitter per chiarire il suo punto di vista approfittando dell’episodio degli agenti di Polizia locale nella Capitale. Se le norme contenute nel Jobs Act non riguarderanno i dipendenti pubblici, la vicenda di Roma (pur con i suoi “distinguo”) butta altra benzina sul fuoco, alimentando la polemica sul provvedimento e sul pubblico impiego.

Il governo rassicura che “entro la primavera del 2015 con il ddl Madia cambieranno anche le norme sui licenziamenti degli statali”. La legge delega che riforma la Pubblica amministrazione dovrebbe punire i fannulloni, chi ruba, invece, può essere licenziato già oggi. Certo, la faccenda si poteva affrontare meglio con l’approvazione del Jobs Act. “Le norme del Jobs Act sono pensate solo per le aziende e non riguarderanno dunque i dipendenti pubblici”, ha detto in sostanza il Premier. Ma la posizione del governo non piace a Pietro Ichino, senatore eletto con Scelta Civica che ha contribuito a scrivere il testo della legge. Per Ichino e per il collega di partito Enrico Zanetti, Sottosegretario all’Economia, le nuove regole sui licenziamenti riguardano anche gli statali, poiché nel primo decreto attuativo della riforma del lavoro non si fa distinzione tra dipendenti pubblici e privati.

La divergenza di vedute è sostanziale, oltre che formale. Se le norme della riforma del lavoro non interesseranno gli statali, si amplia la differenza tra chi riterrà sempre più tutelato un lavoro pubblico e chi, invece, non avrà più le antiche garanzie dell’articolo 18 e dovrà affidarsi alle tutele crescenti. Ma come è possibile che il Governo, stilando un testo di legge così importante, non abbia chiarito senza possibilità di alcun equivoco se i cambiamenti riguarderanno tutti i dipendenti o solo quelli del settore privato? Mistero. Che rischia di diventare ancora più fitto se si considera che l’obiettivo del Jobs Act è semplificare il mondo del lavoro.

In conclusione, per gli statali bisognerà aspettare la prossima primavera quando il Parlamento discuterà il ddl del ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia. A chi si è lamentato per la decisione dell’esecutivo di depennare il settore pubblico dal Jobs Act, Renzi ha risposto che “la questione sarà affrontata in un disegno di legge che è all’attenzione del Parlamento”, in nome di una scelta che “si chiama democrazia”. Come dire, per i privati può decidere il Governo, ma per gli impiegati pubblici servono entrambe – almeno per ora – le Camere.

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