Brasile, Dilma si allontana da Lula?
La Presidente uscente e rieletta ha dovuto fare in pochi giorni il completamento del suo governo, il primo di gennaio c’era il suo insediamento secondo quanto prescrive la costituzione brasiliana. In tutti i paesi del mondo la scelta dei ministri è sempre una operazione difficile e complessa, in Brasile a questi due aggettivi va aggiunto “molto”, dato il grande numero dei problemi da risolvere. La scelta dei nomi per il governo si è svolta in tre tempi, segno chiaro della difficoltà della situazione. Prima i nomi per l’economia, occorreva calmare i mercati e dare fiducia al mondo economico del paese fortemente preoccupato per le crescenti difficoltà dell’economia.
La scelta di Levy per l’economia, di Barbosa per la programmazione, di Monteiro e di Tombini hanno lanciato un chiaro segnale di una politica economica tesa al risanamento del bilancio dello stato e al rispetto delle leggi del mercato, per non dire di una minore presenza dello stato nell’economia. Nomi che hanno attutito l’eco della bomba del deficit del governo Dilma che nel 2014 è il maggiore della storia del Brasile, ben 18 miliardi di reais. Passano pochi giorni ed ecco la risposta del governo, aumenterà il rigore nella concessione di benefici ai lavoratori. una stretta ai sussidi di disoccupazione, di malattia, pensioni ed altro che renderà, secondo i tecnici, circa 18 miliardi di reais. Con due liste di ministri, l’ultima proprio il 31 di dicembre, Dilma ha completato i 39 nomi che formeranno il governo del suo secondo mandato.
Sarebbe lungo ripetere le molte critiche che molti ministri hanno ricevuto e portato addirittura alla prima crisi di governo. Infatti Marco Perira, presidente del PRB, Partito dei Repubblicani del Brasile, ha minacciato l’uscita del suo partito dalla maggioranza se Dilma avesse cambiato idea sulla nomina di Georg Hilton al ministero dello sport a causa della valanga di critiche per questa indicazione. Le parole del presidente del PRB vengono presto dimenticate di fronte alle molte valutazioni che il nuovo governo provoca da parte degli analisti e commentatori politici. La prima è quella che il numero dei ministri dei partiti alleati di Dilma batte il record. Infatti sono ben 10 i partiti presenti nei 39 ministri del suo governo, nel primo mandato erano 7 e divennero 8 alla fine del mandato. È chiaro l’intento di rafforzare la sua maggioranza. Gli esperti ricordano che nel 2011 la maggioranza aveva 394 deputati su 513, ora, con i 10 partiti nel governo sarà di 329. Il minor numero di deputati “dilmisti” dipende dalla frammentazione del parlamento, ben 28 partiti hanno rappresentanza parlamentare, dalla crescita dell’opposizione e dall’indebolimento di alcuni partiti della maggioranza, ad esempio il PT è passato da 86 a 70 deputati.
Ma il fatto che attira maggiormente l’attenzione degli analisti è la scomparsa in ministeri significativi non solo della corrente maggioritaria del PT, ma anche del suo stesso padrino, Lula. Nel primo governo di Dilma vi erano ben 12 ministeri “lulisti”, adesso solo tre, il Ministro della Cultura, l’Avvocato Generale della Unione, il Ministro della Sanità. Dilma ha costituito attorno a sé un nucleo di cinque ministri, il “nucleo duro”, che saranno i ministri di fiducia. Ne fanno parte due amici “Gauchos”, Miguel Rossetto alla Segreteria Generale della Presidenza e Pepe Vargas, alle relazioni istituzionali. A questo nucleo di consiglieri va aggiunto l’ex governatore dello Stato di Bahia, Jaque Wagner, adesso Ministro della Difesa. Altro nome di grande rilievo tra i cinque è Aloysio Mercadante, Ministro della Casa Civil, un tempo vicino a Lula, ora “dilmista” di ferro. Ultimo nome di grande spessore è il riconfermato Ministro della Giustizia Jose Eduardo Cardoso. I cinque, dicono i giornali, formeranno una specie di comitato informale per consigliare la Presidenta, da questo comitato potrebbe uscire il nome per le presidenziali del 2018, in caso Lula desista.
Certamente i rapporti tra Lula e Dilma non sono quelli del passato.