La mafia uccide solo d’estate (Film, 2013)
Pierfrancesco Diliberto (Pif) – già aiuto regista di Franco Zeffirelli e Marco Tullio Giordana – firma un brillante esordio alla regia portando sul grande schermo una sceneggiatura di Marco Martani, girata con identico stile della trasmissione Il testimone, che lui steso conduce su Mtv. Il risultato è straordinario, uno dei migliori film sulla mafia che si siano mai visti nella produzione cinematografica italiana. Un insolito ibrido di commedia, ironia, dramma, fiction e realtà, difficili da apprezzare in un solo contesto filmico. Alcuni critici hanno definito La mafia uccide solo d’estate come una commedia drammatica, di per sé una contraddizione in termini. A nostro avviso la pellicola resta una commedia sentimentale che contamina vari generi, prima di tutto la docufiction, per il continuo alternarsi di documenti d’epoca e storia narrata, ma anche mafia movie anni Settanta e Ottanta.
Pif racconta il grande amore del protagonista (interpretato da lui stesso, in età adulta) per la compagna di scuola Flora, il suo sogno di fare il giornalista e – al tempo stesso – la stagione degli eccidi di Cosa Nostra nella Palermo degli anni Ottanta-Novanta. Scorrono sullo schermo le immagini del delitto Dalla Chiesa, come le esecuzioni mafiose di Boris Giuliano, Rocco Chinnici, Salvo Lima, Falcone e Borsellino. Andreotti è onnipresente – insieme a tutta la Democrazia Cristiana – come dominus del fenomeno mafioso e brilla per la sua assenza ai funerali di Dalla Chiesa (“Preferisco andare ai battesimi”, sarà la battuta agghiacciante).
Il piccolo Arturo scrive e sogna, intervista persino Dalla Chiesa, comprende la solitudine del generale, abbandonato da uno Stato assente in una Sicilia ostile e in mano alla mafia, mentre sogna un amore impossibile per la bella Flora. Da grande viene assunto come uomo tutto fare da una televisione locale guidata da un individuo ambiguo, ritrova Flora – figlia di un mafioso – alle dipendenze di Salvo Lima e viene chiamato a seguire la sua campagna elettorale. Arturo fa capire a Flora che il suo datore di lavoro è un uomo in mano alla mafia, che tra l’altro lo fa uccidere per dare un segnale forte al potere politico. Finale romantico con Arturo e Flora che coronano il sogno d’amore, nasce un figlio che i genitori educano nel rispetto dei valori civici e nel ricordo dei caduti nella guerra contro la mafia che ha visto lo Stato vestire i panni del grande assente.
“Ma la mafia ucciderà anche noi?”, chiede il piccolo Arturo al padre prima di andare a dormire. “Tranquillo. Ora siamo d’inverno. La mafia uccide solo d’estate”, risponde il padre. Frase simbolo del film che rispecchia il tono ironico-drammatico di una sconvolgente opera prima. Fotografia di Roberto Forza dai toni giallo antico, che fonde con mirabile precisione fiction e documenti d’epoca, complice anche un montaggio privo di sbavature, eseguito da Cristiano Travaglioli. Suggestiva colonna sonora ricca di brani d’epoca e pezzi nuovi, firmata da Santi Pulvirenti. Gli attori sono tutti bravi, anche i bambini, persino i personaggi di contorno sono resi con un convincente mix di grottesco e realismo. Un vero peccato che certi film non abbiano lo spazio che meritano in sala, spodestati da infimi prodotti commerciali che non meriterebbero alcuna considerazione. E poi ci lamentiamo se il pubblico diserta le sale e preferisce Sky.
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Regia: Pif (Pierfrancesco Diliberto). Soggetto e Sceneggiatura: Pif, Michele Astori, Marco Martani. Fotografia: Roberto Forza. Montaggio: Cristiano Travaglioli. Musiche: Santi Pulvirenti. Scenografia: Marcello Di Carlo. Costumi: Cristiana Riccieri. Produttori: Mario Gianani, Lorenzo Mieli. Produttore Esecutivo: Olivia Sleiter. Case di Produzione: Wildside, Rai Cinema. Distribuzione: 01 Distribution. Durata: 90’. Genere: Commedia, Storico, Mafia movie. Interpreti: Pif (Arturo da grande), Cristiana Capotondi (Flora da grande), Claudio Gioè (Francesco), Ninni Bruschetta (Fra Giacinto), Alex Bisconti (Arturo da piccolo), Ginevra Antona (Flora da piccola), Maurizio Marchetti (Jean Pierre), Rosario Lisma (padre di Arturo), Barbara Tabita (madre di Arturo), Antonio Alveario (Totò Riina). Premio del pubblico al Torino Film Festival (2013).
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]
Un Commento
Ho rivisto qualche giorno fa questo stupendo film di Pierfrancesco Diliberto (in arte “Pif” : Persona Informata dei Fatti) che affronta, per la prima volta nella storia del cinema, l’argomento “mafia” in modo ironico (a tratti comico), incrociando la storia d’amore del protagonista Arturo con la sua amata Flora con gli avvenimenti violenti delle stragi di mafia degli anni 70 – 80 – 90 del secolo scorso. Essendo anch’io palermitano come Pif e avendo vissuto le sue stesse situazioni e lo stesso sconvolgimento psicologico per quei tristi avvenimenti, trovo il film veramente bellissimo e degno di essere visto…