Furia omicida
Lo abbiamo scritto molte volte e non era difficile prevederlo. Mentre la furia omicida della jihad si scatena in Medio Oriente e in Africa, il nostro mondo civile e pacifico è sotto attacco diretto da parte di gente che vive tra di noi, che da noi è stata accolta e che della nostra civiltà ha avuto non pochi vantaggi. I sanguinosi fatti di Francia lo confermano.
Diciamolo subito, la vignetta di Charlie-Hebdo che ridicolizzava il Profeta Maometto era non solo stupidamente offensiva ma criminale perché volutamente provocatoria. La libertà di opinione e di espressione va difesa a tutti i costi, non quella di insultare i sentimenti profondi di chicchessia, specie quelli religiosi, siano essi musulmani, cristiani, ebrei, buddisti. Ci dovrebbero essere in Occidente leggi che lo vietano. Ma niente, niente giustifica la furia sanguinaria dei sicari di Parigi, Dammartin e Monpellier, e chi da noi accenna anche a una pallida scusa, a un tentativo di comprensione, compie un atto suicida. Che dietro ci siano Al-Qaeda o l’IS, o fanatici isolati, istigati però dalle prediche di tanti falsi profeti, poco importa. Il terrorismo è terrorismo, senza scuse e senza perdono possibile.
E sarebbe stupido chi pensasse che sotto assalto è solo la Francia. La Francia – pur modello di laica tolleranza e di accoglienza – è la più esposta, perché è quella che più musulmani delle ex-colonie ha accolto nel suo seno. Ma atti del genere sono già avvenuti, e possono avvenire, altrove e possono ripetersi anche da noi. Bene ha dunque fatto il Governo italiano, come quelli di altri grandi Paesi occidentali, a esprimere subito piena solidarietà alla Francia e male fanno tutti quelli che, per convenienza o paura, tacciono e guardano timorosamente altrove. Perché non bisogna illudersi: sotto attacco è tutto l’Occidente, sono i suoi valori di libertà e di tolleranza. L’ho scritto e lo ripeto: non è guerra di religione, la furia sanguinaria degli estremisti islamici non merita questo nobile nome. È guerra tra la civiltà e la barbarie, tra la convivenza pacifica e l’intolleranza fanatica e omicida.
Come reagire? Le Autorità francesi si sono mosse con rapidità ed efficacia nel solo modo possibile, identificando e perseguendo i criminali. È bene che lo abbiano fatto, non solo per la immediata punizione dei colpevoli, ma per evitare il peggio: e cioè che la gente esasperata sia tentata di vendicarsi con le proprie mani e ne patiscano diecine, centinaia di migliaia di musulmani che vivono tra di noi in pace e rispettano le nostre leggi e non meritano di pagare per qualche centinaio di folli omicidi, e che cosí si arrivi a una escalation di rappresaglie che insanguinerebbe le nostre città. Non è questo il mondo che vogliamo, ma attenti, ci sono fin troppi estremisti di destra pronti a profittare della situazione e della pretesa debolezza ufficiale per imporre la loro legge, una legge che, senza proteggerci veramente, esaspererebbe ancora di più le cose e ci riporterbbe indietro a epoche oscure. Perciò è imperativo che Governi, Giustizia e Forze dell’Ordine intensifichino la loro azione preventiva e repressiva, senza tentennamenti, senza falsi pietismi, senza soste. I terroristi devono essere identificati e messi in condizione di non nuocere, come avviene per i delinquenti della criminalità organizzata e in questa azione non ci devono essere linee divisive tra destra, centro e sinistra, e chi nella sinistra estrema delle reti sociali simpatizzasse coi criminali, meriterebbe di essere trattato alla loro stregua.
Va da sé che questa non può essere opera di un solo Paese, per quanto poderoso, o di più Paesi separatamente: è un’opera collettiva, che impegna tutti i Paesi civili dell’Occidente, ma anche la Russia, l’India, la Cina, il Giappone, i Paesi arabi non fanatici, i Paesi di America Latina, e per quanto ci riguarda in Europa deve trovare nella NATO uno dei punti focali di collaborazione. Egoismi o calcoli meschini non possono essere permessi in questa lotta per la sopravvivenza di un mondo e neppure le ragioni che ci separano in questo momento da Mosca devono far dimenticare l’imperiosa necessità di una lotta che deve essere comune. In parallelo, tutte le iniziative volte a rafforzare il dialogo con le componenti moderate dell’Islam vanno perseguite con tenacia e spirito aperto. Ma i musulmani moderati, attraverso le loro espressioni comunitarie autorizzate, devono chiaramente, senza remore o ambiguità, dissociarsi dalla furia omicida, condannarla in nome della propria stessa fede, isolare i responsabili e se del caso denunciarli alle Autorità. Altrimenti si renderanno, agli occhi di un’opinione pubblica che non va tanto per il sottile, corresponabili dei loro crimini.