Reagire di conseguenza

I tragici eventi francesi di questi giorni e non solo, meritano anche da parte nostra una qualche riflessione.

Prima considerazione. La globalizzazione comporta inevitabilmente una visione delle società multirazziali come un dato di fatto incontrovertibile. Questo significa la necessità di doversi organizzare conseguentemente per arginare, quantomeno, vicende come quelle alle quali assistiamo oggi e corriamo il rischio di assistere domani con maggiore virulenza. In tal senso l’Europa non può non adeguarsi in modo diverso da quello attuale. Siamo in presenza di un’atroce guerra civile e religiosa all’interno delle comunità musulmane tra credenti moderati e fanatici terroristi che nel nome di un falso Allah vogliono instaurare, con il cosiddetto Califfato, un potere assoluto dal quale ricavare interessi inconfessabili.

Di qui anche una guerra mondiale con uno scontro di civiltà voluto dalle frange jihadiste votate a un espansionismo che va oltre i confini dei territori nei quali sono nate, esistono e proliferano. Le primavere arabe salutate dall’occidente come un processo di democratizzazione dei popoli che le hanno prodotte e vissute sono fallite e hanno acuito i contrasti interni tra le varie fazioni protagoniste di quell’evento. Diciamo la verità: sono state un fenomeno quale quello avvenuto nei Balcani con la scomparsa di Tito. Stesse ragioni di potere, stesse atrocità tra le opposte popolazioni.

Come reagire e difendersi prima che per noi i risultati siano come quelli del Vietnam per gli americani? Adottando regole e strategie adeguate. Innanzitutto noi Europei dobbiamo assolutamente riprendere il controllo delle nostre frontiere con una razionale modifica del Trattato di Schengen che consente la libera circolazione. Poi, definendo i flussi immigratori con politiche di accoglimento adeguate, ma, allo stesso tempo con irrinunciabili respingimenti di quanti non sono compatibili con gli spazi di lavoro nei singoli Paesi dell’UE.

Contemporaneamente vanno unificati o quantomeno armonizzati in un contesto completamente europeo i compiti delle Agenzia di Sicurezza attualmente nazionali. Continuare a immaginare l’unità del Vecchio Continente solo come conseguenza dell’unità monetaria è un macroscopico errore strategico quale quello che oggi caratterizza le ragioni profonde della crisi economica e sociale dei cittadini europei nel loro complesso.

È ora che tutti coloro che vengono “monitorati” in quanto sospettati di terrorismo, vengano resi veramente inoffensivi nelle patrie galere in presenza di reati certi o rispediti preventivamente nei Paesi di provenienza. Il semplice “monitoraggio”, come i fatti dimostrano, è assolutamente insufficiente. Del resto la pena di morte evocata dalla Le Pen (mi piacerebbe conoscere il pensiero di Salvini sull’argomento) non è accettabile moralmente dalla nostra cultura, religiosa o laica che sia, ed è assolutamente inefficace come deterrente per chi, nel nome di Allah, privilegia la morte alla vita ritenendola una sublimazione del proprio essere. Così come i messaggi di cordoglio alle famiglie delle vittime, le fiaccolate, le relazioni del nostro Ministro degli Interni Alfano in un’aula parlamentare vergognosamente deserta, non producono nulla di concreto.

L’ultima considerazione. Si lascino da parte gli interessi economici del mondo occidentale che spesso sottendono forme di lassismo politico e strategico. Penso, per portare un nostro esempio, a quegli interessi che impediscono al nostro Governo di reagire adeguatamente all’arroganza indiana sulla vicenda dei due Marò Italiani; ai cinici venditori di armi che utilizzano la vera o falsa cecità delle autorità nazionali per espandere il loro mercato, alle aziende che operano nel settore Medio-Orientale, fucina dell’attuale terrorismo islamista, eccetera.

La crisi morale, ideale, economica dell’Occidente, conoscerebbe un’accelerazione pericolosissima se le classi dirigenti dei singoli Paesi non riuscissero a trovare una loro coesione non solo militare. Già paghiamo errori di singole politiche internazionali non avvedute. Evitiamo di aggiungerne altri, più o meno inconsciamente. Winston Churchill: “E’ un peccato il non fare niente col pretesto che non si può fare tutto”. Lui ha vinto la guerra…!

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo è Vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e Membro del Bureau PPE a Bruxelles]

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