Sul viale del tramonto?

Sono passati 20 anni da quando, mettendo mano alla sua fortuna personale, Silvio Berlusconi ha creato dal nulla un partito politico che lo ha portato ad essere tre volte primo ministro, dominando per un ventennio la politica italiana. Ora però Forza Italia sembra un partito sul viale del tramonto.

A 78 anni compiuti, dopo essere stato dichiarato colpevole di frode fiscale, e dopo essere stato costretto a lasciare il suo seggio in Parlamento, l’ex Cavaliere (il titolo onorifico gli è stato ritirato in seguito alla condanna definitiva) assiste alla scena finale del suo declino: il crollo della sua creatura politica. Cade il mito del super imprenditore e del leader politico che in mezzo secolo di “onorata carriera” non aveva mai messo alla porta un solo dipendente.  Forza Italia, infatti, ha chiuso i conti del 2014 in rosso. E’ quanto emerge dagli ultimi tagli di personale al partito che ha portato in campo Berlusconi nel 1994.

“Nella mia storia di imprenditore non ho mai licenziato nessuno”, amava ripetere Silvio Berlusconi ai suoi e agli elettori. Ma i tempi cambiano e oggi l’ex Cavaliere, con il suo partito in crisi di consensi e ancor più di denari, si libera di tutti i dipendenti, facendo anche ricorso alla cassa integrazione. E’ datata 1° dicembre la lettera con cui Forza Italia comunica l’intenzione di porre fine al rapporto lavorativo con 55 dei suoi 86 dipendenti. Nel lettera, di cui RaiNews è entrata in possesso, sono indicati ruoli e posizioni di quanti si troveranno senza più lavoro e, tra questi, figurano anche “segreteria, consigliere e portavoce” del presidente, cioè i diretti collaboratori di Silvio Berlusconi. Un “licenziamento collettivo”, come viene definita la procedura datata primo dicembre e pubblicata dal quotidiano “La Repubblica”, con la quale il partito del Cavaliere fa sapere al ministero del Lavoro, alla Regione Lazio, alla Regione Lombardia del grosso “taglio”. A firmare il documento è stata la tesoriera del partito e Senatrice Mariarosaria Rossi, un tempo organizzatrice di serate nella discoteca romana “Alien”.

La senatrice Rossi ha scritto dell’impossibilità “di sostenere finanziariamente l’attuale struttura del personale” a causa della “totale abolizione del diretto finanziamento pubblico ai partiti”, della “forte limitazione della possibilità di raccolta dei contributi volontari ugualmente determinata dalla stessa legge che penalizza in modo rilevante l’attività di fund raising” nonché della “mancanza di riscontri positivi all’introduzione della destinazione del 2 per mille dell’Irpef”. Il licenziamento collettivo potrebbe però non essere privo di conseguenze per il partito di Berlusconi. Come infatti fanno notare i sindacati, nonostante il profondo rosso (oltre 25 milioni di euro) lo scorso anno il partito ha assunto 53 dipendenti ex Pdl e oggi ne licenzia 55, e tra questi figurano lavoratori con anzianità ventennale in Forza Italia. Tutti, fanno notare, con stipendi da 1400 euro.

Il primo problema di Berlusconi è l’età anagrafica. Il leader di Forza Italia passa da vecchio anche di fronte a Matteo Salvini, di 41 anni, successore di Umberto Bossi a capo della Lega. El Mundo, prestigioso quotidiano spagnolo, sottolinea: “Il problema di Forza Italia è lo stesso Berlusconi. Nonostante continui a tingersi i capelli e a rifarsi il trucco, l’ex Cavaliere non ha ormai più niente a che fare con l’energia e la giovinezza su cui può contare il neoquarantenne Matteo Renzi, conosciuto come il “rottamatore” per il suo impegno nel mettere fine alle vecchie strutture di potere che da decenni dominano l’Italia e delle quali Berlusconi rappresenta un esempio lampante.

Alle politiche del 2013, nella tornata elettorale che ha visto esplodere l’antipolitica e l’astensionismo, il Cavaliere aveva incassato appena 7 milioni e 300 mila voti. Il confronto con il 2008 è impietoso: il bottino di Silvio risulta quasi dimezzato. I numeri non sono mai stati così bassi per il partito di Silvio Berlusconi, che non ha brillato nemmeno  nelle ultime elezioni europee, ottenendo un risultato perfino più negativo delle peggiori previsioni. “E’ evidente che è un risultato che non possiamo considerare soddisfacente”, ha dichiarato il coordinatore di Forza Italia, Giovanni Toti.

Mentre Berlusconi vive il suo inesorabile declino, Forza Italia è lacerata dalla rivolta. Quella dei gruppi parlamentari rasenta ormai l’ammutinamento. Nel partito tutto è cambiato, “in particolare, dopo la valanga giudiziaria fino alla Cassazione dell’agosto 2013 e all’espulsione di Berlusconi dal Parlamento a novembre”. Nota Carmelo Lopapa, giornalista di Repubblica, “adesso, al posto suo fa parlare e trattare altri, la Rossi del partito, Toti delle alleanze, Verdini delle riforme con Renzi, perfino la Pascale di diritti civili” elenca con amarezza chi è ammesso ormai di rado a Villa San Martino.

Vi è poi il tema caldo del rapporto con Ncd e Lega (quest’ultima in grande ascesa), per ora rimesso agli sherpa, a cominciare dal gruppetto dei fedeli lealisti Toti, Gelmini, gli stessi capigruppo. Le interviste politiche che rilasciano sempre più di frequente le “fedeli servitrici del Re”, ultima targhetta affibbiata al duo Francesca Pascale-Maria Rosaria Rossi, alimentano la fibrillazione. Dopo l’ultima a Repubblica della tesoriera Rossi, si è scatenato Raffaele Fitto. Con lui, ormai riferimento dei numerosi frondisti, c’è tutto un blocco di dirigenti, ex ministri o governatori, dalla Carfagna a Francesco Saverio Romano, dalla Polverini a Capezzone.

Altra domanda chiave è: chi metterà mano alle liste? Su questo vi è già un clima di rassegnazione nel partito. Insomma, “le guardie tengono in pugno il re”, dicono alcuni esponenti del partito. La partita è in mano a un “clan ristretto”. Nel partito il clima è tesissimo e si attende una sonora sconfitta alle prossime urne. Se Berlusconi, infatti, si è lasciato sfuggire che il “partito fa schifo” è stato anche in virtù di recenti sondaggi, che riportano consensi tutt’altro che lusinghieri. Le previsioni sono da incubo. Qui si entra nel terreno minato di chi scruta il futuro per mestiere, i sondaggisti.

Alcuni sostengono che Forza Italia oggi può contare su poco più di cinque milioni di voti, ma dentro il partito di Berlusconi le ipotesi sono anche più lugubri. Il forzismo del 2014 non è stato in grado di superare il quindici per cento. Con il tragico risultato di diventare il terzo partito italiano, molto lontano dal Pd di Renzi e anche dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.

©Futuro Europa®

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