Cronache britanniche
Londra – Dopo una settimana dominata politicamente e mediaticamente dagli eventi di Parigi, il focus è ritornato sulle questioni interne, e in particolare sull’economia. Il Ministro delle Finanze George Osborne, all’apice del suo ottimismo, ha affermato che il Regno Unito potrebbe diventare la prima potenza economica mondiale entro i prossimi quindici anni (il Tesoro si è affrettato a chiarire in termini di PIL pro capite). Un’uscita, che viste le elezioni alle porte, sa tanto di slogan elettorale.
Nel suo discorso alla Royal Economic Society, infatti, Osborne ha voluto sottolineare ancora con più forza rispetto al passato che la disciplina di bilancio è la chiave per la prosperità dei britannici, sostenendo che in tempi di crescita lo Stato deve risparmiare e in periodi di recessione può invece permettersi di ricorrere al deficit (un discorso che in teoria non fa una piega). Ma se fosse stato cosi facile, ci sarebbe da domandarsi come mai in un anno di crescita come quello appena concluso il deficit dello Stato sia schizzato verso l’alto con un indebitamento del 10% in più rispetto all’anno precedente. Ad ogni modo i conservatori hanno promesso che in caso di vittoria elettorale, riporteranno la spesa pubblica ai livelli degli anni ’30.
I più critici verso il Cancelliere, sostengono che Osborne voglia completare l’opera rimasta inconclusa dei precedenti governi Thatcher, ovvero smantellare l’apparato economico-sociale del Paese a favore di un liberalismo più accentuato. Nelle sue parole “combattere il potere dei gruppi d’interesse e proseguire con le politiche di disciplina economica” e usare “gli ingredienti” che generano prosperità come “il più vantaggioso sistema di tasse del mondo industrializzato”, effettivamente un briciolo di reinnascence thatcheriana lo si avverte. Ma secondo l’economista Michael Burke, ex Citigroup, un ulteriore piano di austerità anche nei prossimi cinque anni rappresenterebbe solamente una scelta “irrazionale” che contribuirebbe a peggiore lo stato dell’economia.
Economia britannica, che secondo gli ultimi dati emessi dall’ONS (Office for National Statistics), ha visto l’inflazione crollare allo 0.5%, livelli ai quali non si assisteva da quindici anni, al punto da costringere il governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, ha dover inviare una lettera a Osborne per spiegare perché il CPI (Consumer Prices Index) è al di sotto di più dell’1% rispetto all’obiettivo della banca centrale (2%). Osborne pare, però, aver appreso la notizia con “filosofia”, evidenziando il lato positivo di un’inflazione molto bassa e sostenendo che è per giusti motivi, aggiungendo come il tutto non nuoce ai portafogli dei cittadini che si possono godere l’impatto della ripresa economica in atto.