Rassegna stampa estera

Gli attentati di Parigi e il terrore seminato in Nigeria da Boko Haram hanno relegato in secondo piano qualsiasi altra notizia. E’ giusto che sia così, come rimanere indifferenti alle rivendicazioni sempre più allarmanti dei vari Imam sparsi per l’Europa che fanno a gara a dire la loro nei vari talk show televisivi? Superato lo shock , dobbiamo però ritornare alla “normalità”. Torniamo quindi anche a cercare di capire “cosa si dica di noi”. Quello che troviamo sulla stampa estera e che riguarda il nostro Paese copre oggi soprattutto le dimissioni, già annunciate e ora diventate realtà,del Presidente Napolitano e le conseguenti grandi incognite sul nostro futuro. In effetti, come scrive Pierre de Gasquet su Les Echos “il semestre che si è appena aperto sarà determinante per la credibilità di Matteo Renzi”. Non è chiaro chi possa essere eletto, anche se si fanno spesso i nomi di Romano Prodi e del Presidente della BCE Mario Draghi, che però ha più volte tenuto a chiarire che il sul “mestiere era un altro”. Quello che si percepisce chiaramente però è quanto alta sia la posta in gioco per il Premier Matteo Renzi.

Scrive Pierre de Gasquet: “Ha il senso del ritmo e del tempo. ‘Colpendo Parigi, si è colpita tutta l’Europa. Siamo tutti feriti’, ha giustamente lanciato Matteo Renzi all’indomani degli attentati di Charlie Hebdo e della Porte de Vincennes. Oggi, a Strasburgo, il Presidente del Consiglio italiano sarà il primo dirigente europeo ad invocare, al Parlamento, la necessità di una risposta europea per far fronte all’angosciosa minaccia del terrorismo islamista”. Il giornalista francese fa anche presente di come il nostro Primo Ministro goda all’estero di una reputazione di “uomo coraggioso”, ma precisa anche che “il suo credito riformista comincia ad usurarsi sul suo territorio. Il campione di ‘storytelling’, che aveva evocato lo ‘spirito di Telemaco’ per congiurare il ‘selfie’ di un’Europa rassegnata all’inizio della Presidenza europea, dovrà ora dimostrare che l’odissea renziana non è un epopea chimerica”.  Ricorda de Gasquet che undici mesi dopo il suo arrivo al potere, la stagnazione dell’economia della terza economia della zona euro rimane preoccupante, “l’Italia è insieme al Giappone uno dei due Paesi del G7 ancora in recessione”. Il  “maratoneta” Renzi dovrà trasformarsi nel breve termine in “saltatore di ostacoli”: riforme, elezione del Presidente della Repubblica e chiarimento del suo ‘patto di non belligeranza’ con Berlusconi peseranno molto sulla sua futura credibilità”.

Hollu Ellyatt titola il suo pezzo per CNBC Italy’s president retires –what now for reforms? La sorte delle riforme preoccupa più del nome del future Presidente della Repubblica. “ora che l’anziano Presidente italiano, Giorgio Napolitano, va finalmente in pensione, i mercati europei e i politici stanno ad osservare con attenzione per vedere se la transizione nella nomina del nuovo Capo di Stato sarà morbida e, soprattutto, le riforme rimarranno in pista (…) La preoccupazione è che le elezioni possano portare maggiore instabilità nel già frammentato establishment politico.” La giornalista riporta poi le parole del Prof.  Carlo Carnevale, docente alla Bocconi di Milano, che afferma che “per poter dare slancio alle necessarie riforme, il Primo Ministro italiano Matteo Renzi ha bisogno di un Presidente che possa unire i politici di entrambe le sponde dello scenario politico”. Inoltre per la Ellyatt “preoccupa il fatto che se non viene trovata la persona giusta, l’Italia possa ripiombare nella situazione di stallo politico che ha caratterizzato finora le riforme strutturali.” Anche qui si affronta il problema Berlusconi e lo scivolone di Renzi sulla 19 bis, episodio che non ha fatto molto bene alla posizione politica di Renzi.

James Politi dalle pagine del Financial Times  parla del “rispetto” che ha saputo guadagnarsi Giorgio Napolitano, per la sua capacità di “arbitro capace e fidato del notoriamente instabile sistema politico italiano, nel mezzo di una grave crisi finanziaria e della conseguente recessione, ormai pluriennale”. Anche Politi non si sbilancia sui nomi del successore anche perché “finora non vi è alcun capofila sicuro per la carica di Presidente della Repubblica, dal momento che i leader politici, tra cui Renzi, sono reticenti a rivelare la loro prima scelta. Ma alla fine il vincitore potrebbe emergere da un compromesso tra il Partito Democratico di centrosinistra di Renzi e i parlamentari di centrodestra guidati dall’ex Premier Silvio Berlusconi”. Politi scrive anche che i presidenti italiani non sono mere polene, anche se è il Primo Ministro che guida il Governo e decide le linee politiche. “Essi possono sciogliere il Parlamento, indire nuove elezioni e orientare la formazione dei nuovi Governi. Al culmine della crisi del debito sovrano della zona euro, Napolitano ha svolto un ruolo fondamentale nelle dimissioni di Silvio Berlusconi, aprendo la strada al Governo tecnico di Mario Monti.” Il giornalista afferma come sia nella convinzione di moltissimi osservatori politici che se le elezioni si svolgeranno in fretta, Renzi dimostrerà la sua forza politica nonostante sia in carica da meno di un anno, ma se ciò non avviene, ammonisce Politi, si verificherebbe una pesante battuta d’arresto nella corsa dell’ex Sindaco di Firenze, che ha “già visto un calo di popolarità per il fallimento della ripartenza dell’economia” e questo preoccuperebbe molto l’UE, e non solo. La grande preoccupazione di Renzi, conclude il giornalista, è trovare un inquilino del Quirinale con le sue stesse vedute., in primis la possibilità di elezioni anticipate.

Il maggiore alleato di Renzi se ne va. E’ questo il concetto espresso da Chiara Vasarri e Lorenzo Totaro su Bloomberg. Anche qui si fa presente che “la sfida di Renzi è quella di trovare un candidato disposto a sostenere il suo programma di riforme e di aiutarlo a mediare compromessi politici in un Parlamento profondamente frammentato, come ha fatto Napolitano negli ultimi mesi. Il Primo Ministro ha anche bisogno di un candidato disposto, se necessario, a sciogliere il Parlamento su sua richiesta. Chiamare elezioni anticipate potrebbe essere un’arma estrema per il Premier, che sta cercando di far passare modifiche al sistema elettorale del Paese e adottare misure per stimolare la crescita, che si sta misurando all’opposizione anche di membri del suo stesso Partito.”

Certo è che la posizione di Matteo Renzi oggi è tutt’altro che invidiabile, se poi pensiamo a quello che ha detto Stephen Lewis di ADM Investor Service in una nota indirizzata lo scorso 8 Gennaio ai suoi clienti e citata nell’articolo di Vasarri e Totaro: “Non ci sono molte figure pubbliche italiane che siano ampiamente rispettate in Italia e all’estero e che possano prendere il posto di Napolitano”. Conciso ma chiaro.

Pierre de Gasquet, En Italie, le semestre de tous les dangers pour Matteo Renzi, Les Echos, 13 Gennaio 2015; Holly Ellyatt, Italy’s President retires-what now for reforms?, CNBC, 14 Gennaio 2015; James Politi, Italy’s President Napolitano prepares to step down, Financial Times, 13 Gennaio 2015; Chiara Vasarri, Lorenzo Totaro, Italy’s President Leaves Renzi Down One Ally by Resigning, Bloomberg, 13 Gennaio 2015.

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