Mario Dondero, la storia oltre l’obiettivo
“La fotografia è un magnifico strumento per raccontare, coglie situazioni che le parole non possono comunicare. (…) Per me è sufficiente raggiungere una capacità tecnica soddisfacente per raccontare delle storie”. Questo è un estratto di un intervista che esprime l’anima del lavoro del fotogiornalista Mario Dondero, indiscusso protagonista di quasi settant’anni di storia italiana e non, sempre presente con il suo obiettivo là dove bisognava documentare la genesi del cambiamento, quell’attimo che avrebbe innescato l’evoluzione culturale. Oggi il lavoro di Mario Dondero è stato riunito in una mostra e in un libro che racchiude l’intera monografia del giornalista pubblicata per l’occasione da Electa nella neonata sezione Electaphoto.
Inaugurata a Roma lo scorso 19 Dicembre 2014 presso le Grandi Aule delle Terme di Diocleziano, la mostra raccoglie 250 scatti dagli esordi della vocazione fino ai reportage sull’Afghanistan. L’iniziativa, che si concluderà il 22 Marzo, è stata affidata alla cura di Nunzio Giustozzi e Laura Strappa e promossa dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. Un occasione davvero unica per vedere riunite tutte le immagini che hanno fatto la storia del giornalismo; chi sa quanti contemporanei hanno trovato in lui ispirazione, così come lui fu ispirato da Robert Capa, che omaggia con l’esposizione della foto della collina del famoso miliziano morente.
Un fotografo che ha lasciato il segno e toccato la sensibilità di molti, le sue foto racchiudono in un piccolo spazio un intero mondo, come ad esempio lo scatto del 1963 fatto a Parigi, Clochard nel metrò, dove un uomo è chino su se stesso con le spalle appoggiate alla panchina della metro dove troneggia un cartellone pubblicitario con la faccia sorridente di una donna. Ciò sembra voler comunicare l’indifferenza del progresso, rappresentata dal cartellone pubblicitario, di fronte ai problemi reali della società, rappresentati dalla solitudine del clochard. Come egli stesso dichiarò in un‘altra intervista, era colpito dalla solitudine che le persone senza dimora potessero provare a Natale, questa immagine per lui rappresentava l’atra faccia del Natale, quella più cupa.
La fotografia ha accompagnato come testimone fedele i resoconti giornalistici di Dondero senza sbagliare mai un colpo, prima presso Milano Sera e Le Ore, poi in Francia presso le maggiori testate giornalistiche. La mostra è stata raggruppata seguendo un ordine cronologico ed accompagna i visitatori dagli esordi del fotografo con La nascita di una vocazione, sezione che include gli scatti visibilmente influenzati dallo stile proprio di Capa fino agli anni trascorsi a Parigi in cui immortalò, con il suo Nouveau Roman, tutti gli intellettuali inconsapevoli di essere i protagonisti di una nuova forma di scrittura.
Proseguendo il percorso si giunge nella sezione dedicata alla Passione per la politica e la storia, qui troviamo le opere più mature di Dondero, dai reportage di guerra come quella algero-marocchina o il processo Panagoulis. Non mancano però le foto di illustri artisti come Francis Bacon, che ritrasse negli Sessanta a Londra, o Pier Paolo Pasolini ritratto su i set cinematografici; per nulla trascurabili i reportage dei moti studenteschi del 1968 di Francia e Italia.
Si giunge dunque nella sezione Verso il mondo in cui compaiono gli scatti dedicati all’Africa, ai fermenti rivoluzionari di Cuba, Brasile, Cambogia, o dei paesi arabi. Scatti che non tralasciano però la bellezza di culture e paesaggi sconosciuti ai più.
L’ultima sezione, La grande svolta, riassume un po’ tutto il carattere artistico di Dondero, quali che siano i protagonisti, dalla Russia di Putin alla implacabile guerra in Afghanistan, il suo è uno sguardo sincero e privo di fronzoli, dedicato esclusivamente alla storia dei soggetti immortalati.