Boko Haram senza confini

Mentre il Mondo intero aveva gli occhi rivolti sulla Francia, anche la Nigeria viveva la sua settimana di sangue. Il terrorismo islamista colpiva il Paese africano con un’efferatezza senza pari. Mercoledì sette Gennaio, il gruppo Boko Haram ha agito nel Nord Est del Paese, con un attacco definito come essere “il più sanguinario” di questi cinque anni di insurrezione. E non è finita.

Il bilancio dell’attacco non è definitivo,anche se tragico. Alcuni testimoni parlano di “migliaia di morti”, Amnesty International in un comunicato lo ha qualificato come “il peggiore massacro” perpetrato dal gruppo estremista. Durante il raid di una violenza inaudita, il gruppo terrorista ha raso al suolo 16 villaggi posti sulle rive del lago Ciad. Scrive il Washington Post: “neanche l’Isis, che ha già ucciso migliaia di persone e prende di mira le minoranze più inermi, sembra agire in modo così gratuito nelle sue carneficine. Sembrerebbe che tutti – musulmani, cristiani, camerunesi, nigeriani – siano un bersaglio per Boko Haram.” Il gruppo islamista, che sembra aver proclamato (o voler proclamare) un “califfato” nelle zone poste sotto il suo controllo nel Nord Est della Nigeria, minaccia ora pesantemente le frontiere del Niger, del Ciad e del Camerun. In Camerun dove gli jihadisti hanno attaccato lunedì scorso la base militare di Kolofata, nel Nord del Paese, e si sente sempre più solo nonostante il bilancio dei combattimenti sia stato senza appello per gli assalitori: 143 terroristi uccisi e un importante arsenale confiscato. “Sicuramente la più pesante perdita subita dalla setta criminale Boko Haram da quando ha deciso di dirigere i suoi barbari attacchi al nostro territorio. Da parte camerunese, contiamo un morto e quattro feriti”, ha dichiarato il Ministro delle Comunicazioni Issa Tchiroma Bakary, portavoce del Governo del Camerun. Se il gruppo terrorista ha preso di mira più volte questa parte di territorio del Camerun negli ultimi mesi, è la prima volta che punta a Kolofata da quando il Battaglione d’Intervento Rapido (BIR), l’unità di élite dell’esercito camerunese vi si è installato. Il Camerun ha sferrato lo scorso Dicembre una serie di bombardamenti contro Boko Haram. All’inizio di Gennaio, in un video postato su Youtube, il capo del gruppo islamista Abubakar Shekau ha  minacciato il Presidente camerunese in questi termini: “Paul Biya, se non metti fine al tuo piano malefico, finirai come la Nigeria (…) I tuoi soldati non possono nulla contro di noi”. Come abbiamo detto, il gruppo controlla un territorio molto vasto nel Nord Est della Nigeria, ma è sempre più attivo nelle zone frontaliere con il Camerun, il Ciad e il Niger. E questo preoccupa molto le autorità e le popolazioni vicine. La comunità internazionale dov’è?

Per quanto riguarda la Nigeria, gli islamisti armati di Boko Haram, che da più di cinque anni seminano il terrore nel Nord Est del Paese, moltiplicano i loro attacchi. Non passa ormai giorno senza violenza efferata. Lo scorso 7 gennaio, giorno in cui il Presidente uscente Goodluck Jonathan teneva il suo primo discorso elettorale, il gruppo islamista ha polverizzato 16 località poste sulle rive del lago Ciad. La città strategica di Baga, nello Stato del Borno, già sotto controllo islamista da una settimana, è una di queste. Il gruppo Boko Haram non esita più ad utilizzare le donne come bombe umane e ora anche bambine. Ancora abbiamo negli occhi le immagini dell’attentato al mercato di Maiduguri, capitale dello Stato del Borno. Poco dopo è stato il turno di Potiskum, la capitale economica dello Stato di Yobe. Un poliziotto è rimasto ucciso mentre controllava un veicolo parcheggiato davanti alla stazione di polizia. E’ morto anche il kamikaze guidava l’autobomba. Sempre a Potiskum, due donne kamikaze si sono fatte esplodere Domenica scorsa uccidendo 4 persone. Una donna è stata uccisa mentre metteva al mondo il suo bambino. Di fronte a questa escalation del terrore, anche l’esercito nigeriano ha chiesto aiuto alla comunità internazionale. “L’attacco a Baga da parte di quei cani e i loro misfatti dal 3 Gennaio in poi dovrebbero convincere tutti i ben intenzionati nel Mondo che Boko Haram rappresenta il male che dobbiamo eliminare tutti insieme, piuttosto che criticare le persone che cercano di combatterlo”, ha dichiarato il portavoce del Ministero della Difesa, Chris Olukolade. L’esercito nigeriano, il più grande dell’Africa Occidentale, ben pagato ed equipaggiato, viene regolarmente criticato per la sua incapacità a mettere fine all’insurrezione di Boko Haram. Questo perché, spiegano gli esperti, i soldati non sono addestrati nella lotta al terrorismo e l’intelligence non funziona.  Inoltre c’è anche tanta corruzione tra le loro fila e spesso  i soldati si sono rifiutati di combattere, per paura.

Chi fermerà Boko Haram nella sua follia omicida, i suoi rapimenti, i suoi stupri? Questa è la domanda che tutti noi ci poniamo. La Nigeria si è rivelata essere un gigante dai piedi d’argilla. La conquista di Baga è la dimostrazione di questa impotenza, perché Baga non è una cittadina qualunque, è la base della Forza Multinazionale (MNJTF) che vede raggruppati soldati nigeriani, nigerini e del Ciad nella lotta contro Boko Haram. Ma non c’erano quasi più uomini in quella caserma, soprattutto non c’erano nigerini e non c’erano soldati del Ciad. In questa sconfitta, non possiamo che constatare che non sarà il presidente nigeriano a frenare le velleità di questa setta, Goodluck Jonathan sembra più preoccupato alla rielezione che dall’equazione islamista. L’attacco suona come una sfida ai Paesi vicini e permette alla setta di rafforzare la sua presenza sulle rive del lago Ciad. Inoltre Baga è un polo di attrazione commerciale e agricolo del quale beneficiano la Nigeria, il Ciad, il Niger, il Camerun, il Centrafrica e il Sudan. Le conseguenze commerciali rischiano di essere disastrose per tanti. Sembra che sia anche un’importante via di transito per le armi che vanno in Libia. Boko Haram, da setta limitata al campo religioso (Boko Haram significa “divieto di educazione all’occidentale”, ndr) in campo nazionale, oggi la conquista territoriale è il loro fine ultimo, e quelle perpetrate sono vere e proprie azioni militari. Ma perché tutto questo? La risposta si trova sicuramente nel sistema geopolitico e culturale della Nigeria, Paese dalle mille contraddizioni: una democrazia federale esemplare, nata dopo decenni di dittatura, che poggia però su una corruzione radicata; la manna petrolifera, sfruttata nel disordine totale fonte di danni ecologici senza precedenti; città giganti, popolazione miserabile, ma animata da sempre da una creatività culturale e artistica ammirevole; un esercito temuto e una diplomazia attiva, che non riescono però ad imporsi sullo scenario internazionale. Tanti elementi disparati che fanno si che nulla oggi può essere previsto sulle sorti di Boko Haram.

A Sud, lontano dai luoghi di massacro, 14 candidati si presentano alle elezioni del prossimo 14 Febbraio. Tra loro Goodluck Jonathan, cristiano e originario del Sud, criticato per il bilancio sulla sicurezza del Paese, e l’ex dittatore Muhammadu Buhari, musulmano originario del Nord. Hanno entrambi fatto della sicurezza il tema principale della campagna elettorale, secondo gli osservatori le elezioni saranno serratissime, ma forse l’unico elemento che potrebbe frenare l’avanzata di Boko Haram. Gli attacchi hanno chiara valenza politica. L’obbiettivo è dimostrare che Jonathan non è in grado di gestire la sicurezza del Paese. Se si applica la tradizionale alternanza tra cristiani e musulmani a capo del Paese, la situazione potrebbe calmarsi. Una debole speranza per una regione messa a fuoco e sangue, dove lo scrutinio non potrà sicuramente aver luogo.

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