Brasile, scontro nella maggioranza per le presidenze al Congresso

Decisamente il secondo mandato della “Presidenta” Dilma Rousseff sarà, a parere di tutti i commentatori politici, molto complicato. Le ragioni di questa valutazione sono sotto gli occhi di tutti su tutti i mezzi di informazione. Sono molti, e tutti complicati, i nodi del secondo mandato.

In primo luogo si sono ridotti i numeri della maggioranza di Dilma. La “Presidenta” ha tentato di superare questa debolezza stringendo le file mettendo tutti i partiti che la appoggiano nel governo, infatti, su 39 ministeri, sono presenti tutti i dieci partiti della sua maggioranza. Ma la composizione del governo ha aperto dieci polemiche, tutti si sentono sotto rappresentati e chiedono compensazioni, riequilibrio da cercare nel ricco mondo delle varie società e direzioni di organismi federali, quello che in Italia, con una brutta ma efficace parola, chiamiamo il “sottogoverno”.

È noto che nei governi federali vi sono anche migliaia di nomine federali e presidenziali. Ad accrescere i problemi sono le liti all’interno dei partiti che spesso non si riconoscono nei nomi scelti al loro interno da Dilma. La loro debolezza organizzativa e politica e la loro frammentazione è sicuramente la causa prima della maggior parte dei problemi nella vita politica del paese. Si pensi che i partiti riconosciuti che possono presentarsi alle elezioni sono ben 32 e 22 di essi hanno ottenuto rappresentanza in parlamento. È in questo quadro che la maggioranza di Dilma si spacca sulla nomina dei Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato. Fino ad oggi, un accordo tra i due maggiori partiti della maggioranza, il centrista PMDB del vice presidente Temer, e il PT, il partito di Lula e di Dilma, con un accordo di rotazione delle cariche aveva mantenuto la situazione sotto controllo, ora non vi è nessun accordo e ognuno dei due partiti vuole le presidenze per suoi uomini.

La cosa è partita dalla Camera dei Deputati, dove un deputato non amato da Dilma, Eduardo Cunha (PMDB), ha acquistato rapidamente spazio. Il partito della Presidenta ha subito risposto lanciando il suo candidato, Arlindo Chinaglia. Si è così aperta una vera e propria campagna elettorale dove i due candidati percorrono il paese incontrando deputati federali, governatori e deputati statali, esponendo il proprio programma di gestione della Camera. Anche al Senato, anche se in forma ridotta, esiste uno scontro per la presidenza.

Il 10 di febbraio ci sarà il momento della verità. Quale sarà il rapporto tra i due principali partiti della maggioranza dopo lo scontro? Nessun opinionista, nemmeno il più spericolato, avanza ipotesi. Il tutto si muove in attesa che scoppi la “bomba Petrobras” sulla classe politica brasiliana. I giudici dicono: “adesso sappiamo chi ha dato, a febbraio vi diremo quali politici hanno preso”. I numeri variano da una trentina tra deputati, senatori, governatori e ministri, le indagini sono al termine e verranno inviate al STF, una specie di Corte Costituzionale e organo massimo di giustizia, organo competente per giudicare queste figure. Vi sono anche ipotesi che questo scandalo Petrobras, ad oggi il più grande della storia del paese, possa toccare fino a cento uomini politici.

In questo quadro i ministri economici stanno “risanando “ lo “scassato bilancio del Governo” con tagli pesanti allo stato del benessere e aumentando le tasse, inutile dirlo, in primo luogo quelle sulla benzina.

©Futuro Europa®

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